I cognomi sono in estinzione: è l’effetto del deserto demografico che morde la storia

Secondo le stime di “Cognomix.it”, in Italia sono più di 350 mila, diffusi in certe aree geografiche per raccontare un patrimonio culturale.

Roma – Il calo delle nascite rischia di estinguere un “pezzo” di storia degli italiani. Il cosiddetto “deserto demografico”, ovvero il calo delle nascite associato all’invecchiamento della popolazione è un fenomeno tipico della società attuale. Oltre allo spopolamento di intere zone, sta provocando la scomparsa di molti cognomi e con essa la storia familiare del Paese.

Secondo gli studiosi di antroponimia, una branca dell’onomastica che studia i cognomi delle persone, tra qualche generazione molti di essi tipicamente autoctoni saranno spazzati via. Forse è il risultato finale di un processo evolutivo, una sorta di selezione naturale, che ha prodotto, in passato, ad esempio, la scomparsa dei mammut e di altri animali. Ora toccherebbe ai cognomi, chissà! Ma se nascono pochi bambini, è chiaro che una delle possibili conseguenze sia proprio questa. Sebbene, di primo acchito, possa sembrare un fenomeno di poco conto, in realtà è come se una mano invisibile cancellasse una parte di territorio, ciò che era stato non sarà più trasmesso.

Secondo alcune stime diffuse da Cognomix.it”, i cognomi nel nostro paese sono più di 350 mila. Alcuni di essi sono diffusi in determinate aree geografiche, come Rossi al Nord del Paese, mentre Russo, il suo contraltare meridionale, al Sud. E’ comunque complicato avere un quadro complessivo del fenomeno, in quanto i dati sono limitati e l’antroponimia non ha avuto lo stesso sviluppo dell’onomastica, la disciplina che studia i nomi.

Com’è noto, in Italia si eredita il cognome del padre e questa usanza ha iniziato a diffondersi intorno al 1400. In uno studio a cura della Banca d’Italia del 2016, è stata messa a fuoco “la mobilità tra le generazioni” tra il 1427 e il 2011. Nello specifico, è stato analizzato come il patrimonio familiare potesse produrre effetti sulle generazioni successive. Ebbene, al contrario di quello che si pensava, l’influenza dello status socioeconomico, nel lungo periodo, è stato rilevante. Secondo gli autori, la sopravvivenza delle famiglie dipende da una serie di fattori, tra cui: la migrazione, fertilità, riproduzione e mortalità. Questi quattro… moschettieri possono differenziarsi con un diverso retroterra socioeconomico.

Un cognome, quindi, può sparire se un progenitore cambia città, per l’influenza del tasso di fertilità/mortalità, a sua volta, soggetto alla fluttuazione della variabile economica. Scarse condizioni economiche rappresentano un ostacolo alla riproduzione, una posizione più florida fa crescere l’età media del primo parto. Il fatto che con scarsità di risorse si potessero fare meno figli, sembra smentito dai fatti storici. Nel senso che, fino alla rivoluzione industriale e, per quanto riguarda l’Italia, fino agli anni ’50-60 del secolo scorso, le famiglie contadine e di ceto sociale basso mettevano al mondo molti figli perché, forse, servivano “braccia giovani” per zappare la terra!

Dal punto di vista legislativo, c’è da registrare che il 1° giugno 2022 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima l’assegnazione esclusiva del cognome paterno ai nuovi nati. Quindi, da allora i neonati assumono automaticamente il doppio cognome, fermo restando l’accordo dei genitori di attribuirne uno solo. A quasi due anni dall’approvazione della legge, è stata stimata una percentuale dal 5 al 18% di nuovi nati col doppio cognome. Pare che un cognome materno su cinque si salvi dalla sua scomparsa. Al di là di questo non secondario aspetto, è da sottolineare che la scomparsa di un cognome è un pezzo di storia che sparisce. E dietro ad ognuno di essi vengono annientati, sogni, speranze, emozioni, cultura, non più tramandati!

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