Il sistema virtuale è imploso rivelando dati riservati sui cittadini. Adesso tutto dovrebbe tornare alla normalità grazie ad aziende certificate. Tutti quei dati, però, qualche dubbio lo suscitano…
“…Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi, e anche stamattina, violenti attacchi hacker…”, ha dichiarato il presidente dell’Inps Tridico. La giustificazione al malfunzionamento del sistema operativo dell’ente previdenziale, però, sembra la solita favola della volpe e l’uva. Dopo l’importante mole di richieste per accedere al bonus di 600 euro previsto dal decreto Cura Italia, il sito dell’ente previdenziale ha iniziato ad avere dei rallentamenti, per poi bloccarsi progressivamente. Ma non solo. Le problematiche tecniche più gravi emerse dalle falle del sistema riguardano soprattutto la privacy. Accedendo in maniera simultanea, molti utenti sono stati catapultati su profili altrui, ottenendo informazioni che di norma dovrebbero essere protette. Certamente l’aver prediletto il metodo cronologico a quello meritocratico per l’assegnazione dei bonus ha provocato una diffusa preoccupazione, creando una calca mediatica che doveva essere prevista. In questo caso, però, l’ingenuità non può essere considerata un alibi ma una colpa grave.
In una situazione come quella attuale farebbe più onore assumersi le proprie responsabilità e non rigettare le colpe su fantomatiche aggressioni telematiche. L’emergenza sanitaria non avrebbe dovuto sviluppare un nuovo modo di concepire le relazioni tra istituzioni e cittadini?
Certamente i sistemi operativi non sono infallibili, si sa. L’errore è consentito, la presa in giro, invece, molto meno. Soprattutto in tempi bui come questi.
Non è certo un segreto il fatto che quando fu dichiarata aperta la gara per la gestione del sistema operativo dell’ente previdenziale, l’Italia si trovava in piena crisi e l’obiettivo era quello di tagliare fondi per quanto più possibile nel settore pubblico. Il bando per la gestione della piattaforma informatica, suddiviso in 7 lotti, veniva assegnato a una decina di aziende che si suddivisero i compiti. Dalla gestione di “Entrate e Contributi”, fino al “Supporto al Service, Demand e Process Management” la mole di lavoro era cospicua e necessitava di una differenziazione in base al profilo delle società. Il contesto economico di quei giorni fece sì che le aziende poterono usufruire di prezzi relativamente contenuti per il settore, spartendosi comunque una bella fetta di torta da circa 200 milioni.
Tra i principali fruitori ritroviamo la RTI Engineering S.p.A.
Ultimamente l’azienda ha cambiato assetto azionario: l’uscita della Apax ha lasciato il posto alla Brain Capitale affiancata dalla NB Renaissance Partners. Paolo Pandozy, invece, è rimasto saldamente ancorato al timone del gruppo, forte, tra le altre cose, di una cospicua quota del capitale.
Anche Finmeccanica affondò i suoi artigli sull’appetitoso tesoretto. Nel drappello d’imprese, infatti, spiccava la ex Selex Elsag S.p.A. – oggi Selex ES. La partecipazione della Selex ES nella gestione della piattaforma informatica dell’ente previdenziale, però, qualche sospetto potrebbe suscitarlo. L’azienda, facente parte del gruppo Leonardo S.p.A., è specializzata nel settore dell’elettronica, divisione difesa e sicurezza. La vecchia Selex Elsag S.p.A., al tempo, giunse alla ribalta delle cronache per il concepimento del Progetto Nazionale Interpolizie. Questo progetto, basato sulla tecnologia TETRA (Terrestrial Trunked Radio), era stato ideato principalmente per facilitare la comunicazione delle forze di pubblica sicurezza e dei militari.
Hacker o no, speriamo che almeno sotto le direttive militari la gestione sia più accurata. Ma possiamo escludere che questi dati non siano stati forniti per altri progetti? Per esempio dalle campagne elettorali o per fini pubblicitari a vantaggio delle società di marketing privato?
Le sorprese sembrano non terminare mai. Se ci soffermiamo sulla composizione delle aziende vincitrici del primo lotto, la società Innovare S.p.A. merita il cosiddetto occhio di riguardo.
La realtà informatica altro non è che la depositaria della struttura informatica del Sole 24 ore, dunque, indirettamente “custode” del sistema Confindustria.
Alla luce di questi accadimenti chiedersi se esistano legami tra queste realtà nel perseguire comuni politiche e nel diffondere messaggi pressoché simili diventa quasi d’obbligo. A conti fatti l’ente previdenziale muove diversi miliardi d’euro ed è una delle figure più importanti nel complesso sistema burocratico italiano. A pensar male ci potrebbero essere anche ben altre motivazioni.
Ciliegina sulla torta è la partecipazione dell’ATOS Italia S.p.A. Collocata tra i vincitori del quinto lotto, la società si trova in buona compagnia con RTI Telecom Italia S.p.A. e la NTT DATA Italia S.p.A.
Se a molti il nome dell’azienda può dire poco e niente, probabilmente maggior risonanza mediatica potrà suscitare il nome dell’ex persona di spicco e CEO: Thierry Breton. L’ingegnere e politico parigino è stato ministro dell’Economia nel governo de Villepin e attualmente ricopre la carica di commissario europeo per il mercato interno e i servizi della commissione von Der Leyen. Coincidenze? Casualità? Probabilmente sì ma qualche perplessità ha ragion d’essere.
Proprio uno degli uomini più fedeli di Ursula Gertrud von Der Leyen, rappresentante di quell’Europa tanto ostinata a introdurre misure di austerity, a diffondere il Mes per legittimare la sudditanza dell’Europa meridionale allo strapotere finanziario tedesco, pronta a lavarsi le mani dello spread italiano, è stato uno degli amministratori e gestori della piattaforma informatica di uno degli enti italiani fra i più importanti.
Insomma coincidenze e sorprese come se piovesse. Ma non basta. Viene da storcere il naso a pensare che un sistema informatico gestito da così numerosi e “certificati” specialisti vada in malora al primo sovraccarico di fruitori. Le supposizioni sono tante – quasi troppe – specie in merito alla gestione dei dati sensibili. Una fra tutte ci preoccupa non poco: i lavoratori aventi diritto riusciranno ad ottenere quanto dovuto o dietro la solita retorica politica si nasconde l’ennesimo inganno sociale? Terremo accesi i riflettori sulle diverse dietrologie di un sistema politico che non perdona. Quando si parla di profitti. Altro che virus.