Dopo 29 anni si riaccendono le speranze per ritrovare, ancora viva, Angela Celentano, la bimba di tre anni sparita in una radura di Monte Faito, a Castellammare di Stabia, il 10 agosto 1996.
Napoli – Il Gip partenopeo Federica Colucci, nel respingere la richiesta di archiviazione avanzata dalla locale Procura, ha disposto un esame del Dna e l’escussione dei presunti testimoni turchi ai fini di identificare una delle ragazze ritratte in un video fornito agli inquirenti da Vincenza Trentinella, presidente di una Onlus che si occupa di solidarietà sociale, e consegnato dalla donna alla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli già nel 2009 quando venne ascoltata come persona informata sui fatti.
La vicenda o, per meglio dire una parte di essa, trae origine dalle dichiarazioni che Vincenza Trentinella ebbe a riferire agli investigatori a seguito di un suo viaggio in Turchia alla ricerca della bimba sparita nel nulla e di cui ha parlato tutto il mondo. Il racconto della donna, che avrebbe agito per puro spirito di solidarietà e ricerca della verità, ieri come oggi appare verosimile, nonostante diversi punti ancora oscuri:

“…Nel 2007, in occasione delle festività mariane dell’8 maggio, conobbi in piazza San Pietro a Roma un sacerdote di nome don Augusto di 65 anni – raccontava Trentinella agli investigatori della Dia di Napoli – che celebrava la messa delle ore 17 assieme ad altri preti. Cominciammo a parlare e col tempo nacque una buona amicizia tanto che spesso mi recavo a messa con i miei parenti oppure don Augusto ci faceva visita in casa mia dove vivevo con mio marito e con i miei tre figli… Dopo un anno il sacerdote si ammalava ma nel frattempo mi parlava di argomenti che riguardavano la sparizione di Angela Celentano… Mi chiese se vedevo Chi l’ha Visto? e che cosa ne pensavo della sorte della bambina… Ormai frequentavo spesso don Augusto e il sacerdote continuava a parlarmi di Angela dicendomi che aveva un peso sulla coscienza che non voleva portarsi nella tomba…Mi fece capire che aveva avuto rivelazioni in confessione ma io gli dissi che tali segreti non potevano essere rivelati… Lui mi rispose che non poteva tenersi quella terribile afflizione e iniziò a parlarmi di un certo viaggio a Vico Equense dove una donna del luogo gli aveva confessato che la ragazzina era viva...”.
A questo punto il prete, sempre secondo la versione riferita dalla Trentinella agli inquirenti, rivelava alcuni particolari piuttosto inquietanti riferitigli da una donna nel segreto del confessionale: la bimba sarebbe stata rapita da due persone, il rapimento era stato pianificato a tavolino da diverso tempo, il giorno del sequestro erano presenti due ragazzi, Renato e Luca, che avrebbero assistito al fatto. Renato era a conoscenza di maggiori dettagli rispetto Luca. Ma c’è di più: la nipote tredicenne di un parente dei Celentano avrebbe detto alla mamma della bimba scomparsa, un giorno prima della tragedia, una frase terribile a cui la donna non avrebbe prestato attenzione:”T’immagini se domani è l’ultimo giorno che vedi Angela?“.
La tredicenne, all’epoca dei fatti, avrebbe sentito quella frase in famiglia e poi l’avrebbe riferita alla mamma di Angela ma non ci sarebbero conferme ufficiali. Il prete, ormai morente, riferiva a Trentinella altri elementi specifici, sempre de relato, che la donna, a sua volta, faceva mettere a verbale:

“...Angela Celentano vive con un uomo che considera suo padre nell’isola turca di Buyukada, nel mar di Marmara, detta anche l’Isola dei Principi… – continua Trentinella sulla scorta delle rivelazioni di don Augusto – Si tratta di un’isola di soli cinque chilometri quadrati. L’uomo che vive con la ragazza, tale F.D., classe 1961, veterinario, divorziato senza figli (particolari acquisiti successivamente dagli inquirenti) si fa chiamare il “Dottore“. In realtà è un aguzzino e usa cautele per effettuare i propri spostamenti e quelli di Angela Celentano… L’uomo indossa sempre indumenti con il collo alto o camicie tali da coprire il collo per evitare di mostrare una ferita di quelle tipiche di un intervento alla tiroide...Il Dottore è una persona molto potente e protetta tanto da viaggiare con Angela con documenti di identità adatti allo scopo sin dalla sparizione della bambina italiana… L’uomo ha fatto studiare Angela in Inghilterra per tre anni e non le ha mai fatto mancare nulla… Con quella che considera sua figlia è stato in Olanda, Romania, Bulgaria e Grecia…La donna che si era confessata con don Augusto aveva anche aggiunto che Angela era stata educata privatamente da un precettore e non aveva frequentato la scuola pubblica. La ragazza è sempre guardata a vista...”.
A questo punto Vincenza Trentinella si imbarcava per la Turchia l’8 marzo 2009, destinazione Instanbul e poi Buyukada dove arrivava il giorno successivo. La donna non parte da sola ma in compagnia di altre tre persone di fiducia, fra cui un interprete e un cineoperatore, ai quali non avrebbe rivelato il vero obiettivo del viaggio:
“…Una volta arrivati sull’isola – continua Trentinella – ricordo che pioveva e che erano in corso le consultazioni elettorali locali. Dissi alla mia interprete di entrare in farmacia e chiedere di un veterinario…Il farmacista si mostrò molto sorpreso e anche innervosito dalla richiesta. Nel frattempo faceva diverse telefonate per poi dire alla mia amica che sull’isola non c’era alcun veterinario…L’addetta della farmacia, però, disse che c’era un veteriario…A questo punto il farmacista ci diede il nome ed il telefono del medico…Una volta raggiunto il “Dottore” tramite il telefono delle Poste il professionista rispose, in lingua inglese, alla mia amica: “Sei la ragazza della farmacia?“. Con la mia amica ci siamo poi procurate un gattino randagio cosi da avere una scusa per andare in ambulatorio…Una volta raggiunta la casa del medico, che ci era venuto a prendere in piazza, la mia amica ha parlato con lui…“.
Mentre le due donne attendono il “Dottore” nella piazzetta del paese una ragazzina, che assomigliava molto ad Angela Celentano, sarebbe passata a pochi passi da loro in compagnia di altre due giovani amiche. Una delle due donne avrebbe ripreso le tre ragazze con una cinepresa a pellicola ma le ragazzine si accorgevano di essere inquadrate dall’obiettivo e si allontanavano. A riprova di questo fatto Trentinella mostrava agli inquirenti due foto estrapolate dal filmato:
“…Ho visto la ragazzina che assomigliava tanto ad Angela Celentano entrare nel palazzo dove, poco dopo, ci conduceva il veterinario – continua Trentinella – Lo studio era ricavato in un seminterrato mentre le ragazze salivano ai piani superiori…. Mi sono ricordata, in quel momento, di un altro particolare fra quelli riferitimi da don Augusto: la donna di Vico Equense gli aveva detto che dal suo luogo di prigionia Angela vedeva il mare…La ragazza aveva come solo punto di riferimento il Dottore e veniva trasferita continuamente in altri luoghi…“.

A questo punto il racconto della Trentinella si fa claudicante e impreciso. La donna, infatti, afferma agli inquirenti che don Augusto, fra i tanti dettagli, le avrebbe riferito che proprio quel giorno (il 9 o il 10 marzo 2009) avrebbe trovato in quella piazzetta la ragazza di cui trattasi e le sue due amiche poichè i tre soggetti sarebbero stati gli unici presenti in quello slargo dunque facilmente riconoscibili. Ma come faceva don Augusto ad affermare una cosa del genere? Il sacerdore era anche un veggente? E se l’informazione gli venne data da quella signora di Vico Equense, durante la lunga confessione, costei come avrebbe saputo della presenza delle tre ragazze nella piazzetta di Bukuyada in un giorno stabilito cosi lontano nel futuro? Era veggente anche lei?
Compiuta la “missione” Vincenza Trentinella ed i suoi amici sarebbero tornati a Roma. Una volta in Italia la donna si sarebbe messa in contatto con la polizia, a cui aveva già fatto alcune telefonate dalla Turchia durante il suo soggiorno in albergo. Trentinella sarebbe stata ascoltata da un ispettore presso la Squadra Mobile della Questura capitolina dove sarebbe stata identificata, a suo dire, anche tramite l’acquisizione delle impronte digitali. Tale operazione si sarebbe resa necessaria poichè la donna avrebbe consegnato all’investigatore un documento sul quale sarebbero rimaste impresse le impronte digitali del “Dottore” cosi da separarle da quelle della Trentinella. Successivamente, nel giugno del 2009, la presidente dell’associazione romana di solidarietà sociale si sarebbe presentata presso la Procura Generale di Napoli dove, alla presenza del compianto procuratore Vincenzo Galgano, avrebbe fatto verbalizzare la medesima versione dei fatti di cui era stata protagonista.

Successivamente fra la famiglia Celentano e Trentinella i rapporti si sarebbero irrigiditi e fra la donna e i genitori di Angela ci sarebbe stato uno scambio di denunce ma questo aspetto, ai fini dell’inchiesta, sarebbe davvero marginale. Dal racconto della protagonista però emergono diversi punti poco chiari: in primis il nome del “Dottore“. Per la donna il veterinario che si trovava in compagnia della ragazza assai somigliante ad Angela Celentano si chiamava e, dunque, si chiama F. B. mentre la polizia turca, poi coinvolta nell’indagine, avrebbe accertato e identificato il “sospettato” che di nome fa F.D. L’uomo sarebbe stato interrogato dalla Procura Generale delle Isole ma dal verbale di tale atto di polizia non risulterebbe nulla di importante. Il professionista avrebbe negato ogni accusa. Non ricordava di aver conosciuto una italiana, la Trentinella, nel suo ambulatorio men che meno una sua amica che parlava inglese. Anzi F.A. avrebbe dichiarato di non essere mai stato in Italia e di non conoscere cittadini italiani. Ma c’è di più. Don Augusto avrebbe riferito a Trentinella che il “Dottore” non era di nazionalità turca mentre F. A., identificato dagli investigatori di Istanbul, è nato a Eregli, Repubblica di Turchia, il 28 maggio del 1961. Dettagli questi che potrebbero diventare trascurabili solo se frutto di errori o di malintesi durante il passaggio di notizie fra la “fantomatica” donna di Vico Equense, il defunto sacerdote e la sua amica Trentinella. In caso contrario ci sarebbe da pensare male.
Per quanto riguarda le prove, e a parte i diversi riscontri rilevati dai carabinieri che hanno condotto le indagini e che, in veste di osservatori, sono stati vicini ai colleghi turchi durante l’inchiesta, non c’è che un filmato girato in pellicola 8 millimetri e riversato in file Mp4. Il film, afferma un perito nel febbraio del 2014, non è stato manipolato nè falsificato. Dunque si tratta di un film originale ma la digitalizzazione appare scadente. Sull’utilizzo dell’immagine del “Soggetto Ignoto” ai fini comparativi il perito esprime dubbi e perplessità non solo per la scarsa qualità del materiale ma, soprattutto, per la parziale visione del volto della ragazza in questione ripresa di spalle mentre si gira per pochi attimi.

Gli unici due particolari che potrebbero avere una qualche importanza sono quelli relativi ad una apprezzabile “compatibilità parziale” tra il “Soggetto Ignoto” e le ricostruzioni di Face Aging (invecchiamento facciale) eseguiti dagli specialisti dell’FBI, il Federal Bureau of Investigation che per un certo periodo si era occupato del caso. Stessa cosa, sempre a detta del perito, fra la ragazza che assomiglia ad Angela Celentano e le ricostruzioni di invecchiamento facciale realizzate dai carabinieri del RIS. In entrambe le elaborazioni fatte da specialisti diversi con l’immagine di “Soggetto Ignoto” emergono “analoghe compatibilità parziali e, nel contempo, analoghe difformita fisionomiche“.
Il consulente tecnico ha rilevato anche che la compatibilità di detta immagine con la mamma di Angela Celentano rimane “parziale e piuttosto generica“. Stessa cosa con le sorelle di Angela. La compatibilità, sempre parziale, è più accentuata con la sorella minore Naomi di quanto non lo sia con la maggiore Rossana. Dette compatibilità, comunque, rimangono non quantificabili considerando la scarsa qualità globale delle immagini, conclude il perito che auspica la possibilità di ricorrere ad una “perizia antropometrica del materiale a disposizione, onde misurare e ricostruire digitalmente i volti generando impronte facciali che potrebbero essere dirimenti per indicare un eventuale grado di compatibilità maggiore fra i soggetti“.
Sostanzialmente Vincenza Trentinella in una intervista risalente al settembre del 2011 racconta per filo e per segno quanto poi dichiarato solo in parte agli inquirenti. La donna non specifica la fonte (don Augusto o altri?) ma il suo racconto mantiene un certo filo logico ma alcuni dettagli appaiono nebulosi:
“…Sul Monte Faito assieme ad Angela c’erano una quarantina di persone – evidenzia Trentinella – fra queste ce n’erano tre o quattro che sapevano ciò che sarebbe successo… Più in basso c’era un’auto con una persona a bordo e un’altra che aveva già visto Angela dunque sapeva quale fosse la bambina da rapire… Poi è stata portata a bordo di un peschereccio dove l’equipaggio era pronto a salpare ben sapendo del rapimento… Non mi ricordo se mi è stato detto che la bambina è stata narcotizzata ma le ripeto: è stato un attimo e Angela non c’era più… I soldi sono stati dati a coloro i quali hanno consegnato la bambina al responsabile del natante...L’imbarcazione salpava dal porto e si dirigeva verso il Canale di Sicilia, oltrepassandolo, sino ad arrivare in un punto stabilito nella terraferma… Dopo lo sbarco la bambina è stata portata a destinazione. Nei mesi successivi la minore e il Dottore si sarebbero spostati frequentemente in diversi paesi europei, tranne che in Italia, ovviamente… Loro sono una famiglia, padre e figlia, solo che lei è guardata a vista ancora oggi...“.
Trentinella, riferendosi al “Dottore” afferma che l’uomo eserciterebbe un “finto mestiere” e che nel suo ambulatorio, una sorta di copertura per la donna, “si vedeva che non c’era passato alcun animale perchè era tutto splendido, non c’era nemmeno un pelo…Poi l’uomo ha uscito da un cassetto un mazzo di fotografie e dice alla mia amica di guardarle, erano tutte ragazze…Lui voleva vedere la reazioni della mia amica ovvero se l’interprete riconoscesse qualcuna delle giovani ritratte nelle foto… La mia amica non riconosceva nessuno e mentre eravamo in quella stanza abbiamo visto Angela uscire di casa…C’erano con lei due omoni di cui ho avuto paura…Poi abbiamo seguito la ragazza con le sue amiche e le abbiamo filmate…“. La presidente della Onlus romana, durante l’intervista svoltasi a Bordighera, afferma anche di aver ricevuto denunce da parte della famiglia Celentano, oltre a minacce esplicite da parte di ignoti e alcune presunte intimidazioni a mezzo strane lettere e segni vergati a mano sul citofono di casa. Fatti questi denunciati alla polizia. Trentinella parla anche di una organizzazione criminale che opera in alcuni paesi europei (in Italia da Roma in giù) vendendo bambini, sia maschi che femmine, dietro lauti compensi a famiglie facoltose e professionisti senza figli e, soprattutto, senza scrupoli.
I minori verrebbero scelti in base a determinate caratteristiche somatiche che debbono essere quanto più similari a quelle di chi commissiona le adozioni illegali. La donna afferma di sapere anche altro e di essere dunque una testimone scomoda che in molti vorrebbero tacesse per sempre… Trentinella poi si lascia andare a tutta una serie di considerazioni personali sulla tragica vicenda rigettando al mittente le accuse di essere una mitomane:”Sono stata interrogata tante di quelle volte che se avessi raccontato fesserie senza riscontri qualcuno se ne sarebbe accorto…“. La donna accenna anche ad una sorta di precisa strategia “psicologica” impiegata dai criminali nel rapimento della secondogenita dei coniugi Celentano: “La mezzana è stata scelta apposta – afferma Trentinella – poichè ai genitori sarebbero rimaste le due sorelle, di cui la più piccola avrebbe mitigato il dolore per la perdita di Angela…Tutto è stato pianificato a tavolino, anche l’ora, il giorno e il periodo della scomparsa“. Trentinella parla poi di un cardinale italiano, che avrebbe una casa in Turchia, il quale spesso avrebbe ospitato sia la ragazza che il padre ben conoscendo i terribili retroscena. Dall’intervista sono trascorsi molti anni e la situazione potrebbe essere completamente cambiata. E ammesso che i fatti siano andati per come la donna li ha minuziosamente descritti.

Ma adesso poco importa, specie se a breve si proseguirà con i prelievi ematici da cui ricavare il Dna per le successive verifiche di laboratorio. Sempre che fili tutto liscio e che i soggetti escussi dicano la verità. Una verità che dovrebbe essere per lo meno sovrapponibile a quella raccontata dalla Trentinella. Se a questo primo passo seguiranno le compatibilità delle caratteristiche genetiche del “Soggetto Ignoto” con quelle dei coniugi Celentano il caso potrebbe chiudersi in bellezza. Se cosi fosse dovranno accertarsi anche le gravissime responsabilità di terzi, le diverse connivenze e complicità e, a questo punto, anche qualche depistaggio.
In caso di esito positivo si dovrà accertare l’esistenza di una organizzazione criminale dedita alle adozioni di frodo con diverse basi in Italia, come abbiamo detto, e in Europa. Ipotesi tutt’altro che fantasiosa i cui segreti se li sarebbe portati nella tomba il misterioso don Augusto. In molti si attendono una svolta, per altri sarebbe l’ennesimo buco nell’acqua.