Grazie Draghi: e giù 21 miliardi di euro

La seconda rata del Pnrr è stata intascata grazie all’ultimo atto del governo Draghi prima di cedere il timone alla sua più affezionata fan: Giorgia Meloni. Adesso spetterà alla nuova compagine esecutiva rimettere le cose a posto. Sarà difficilissimo ma se son rose, fioriranno. Se son rose.

Roma – Lode, lode, lode, il governo uscente di Mario Draghi ha fatto bene e per questo si merita un seconda rata del nell’ambito del Programma nazionale di Ripresa e resilienza. Ora “spetterà al prossimo governo italiano fare ogni sforzo per cogliere questa opportunità”, è il messaggio che arriva da Bruxelles in modo chiaro e forte. All’indomani della vittoria elettorale delle forze sovraniste in Italia, l’esecutivo comunitario risponde con lo sblocco di 21 miliardi di euro, in particolare 10 miliardi di euro in sovvenzioni e 11 miliardi di euro in prestiti.

“…L’Italia sta dimostrando un continuo e importante impulso alle riforme in settori chiave, come il pubblico impiego e gli appalti pubblici…”, sottolinea, non a caso, la presidente Ursula von der Leyen. Per poi aggiungere: “Continuate a lavorare bene!”.  Ecco il non tanto delicato appunto indirizzato, chiaramente, non per chi esce da Palazzo Chigi e dai ministeri, ma per chi vi sta per entrare. Insomma Meloni ancora non è stata incoronata premier che già riceve input sgradevoli, che non sono il massimo del galateo politico. In una parola si chiama “interferenza”, se si preferisce anche psicologica e comunque scarsa considerazione dell’altrui capacità governativa. In ogni caso, vengono premiate riforme e affidabilità.

La Commissione europea aveva già erogato 21 miliardi di euro a metà aprile. Ora è scattato il via libera ad un esborso di pari ammontare sulla base dei risultati già raggiunti e quelli che ci si impegna a raggiungere. Il programma di lavoro è di quelli fitti e impegnativi, votato davvero al rilancio in grande stile. La richiesta di pagamento vidimata a Bruxelles riguarda investimenti “in settori strategici chiave”, ricorda l’esecutivo comunitario.

I 21 miliardi di euro serviranno per la banda ultra-larga e il 5G, la ricerca e l’innovazione, il turismo e la cultura, l’idrogeno, la riqualificazione urbana e la digitalizzazione delle scuole. Tutti impegni che rispondono all’agenda europea della doppia transizione, verde e digitale, a cui si aggiunge la riforma del sistema giudiziario per ridurre l’arretrato giudiziario.

Il governo Fdi-Fi-Lega si ritroverà dunque in eredità il lascito dell’opera di Draghi, e dovrà sapere continuare in quel solco se vorrà continuare a essere considerato politicamente affidabile e credibile, oltre che efficace. Paolo Gentiloni non potrebbe essere più esplicito quando afferma che NextGenerationEU, il meccanismo in cui ricade il Recovery Fund, “...E’ lo strumento comune più efficace di cui disponiamo…”. Come del resto l’Europa che per l’Italia rappresenta un’opportunità unica per costruire un’economia più competitiva e sostenibile, nonchè una società più equa. In altre parole vuol dire che da ora in poi “…Spetterà al prossimo governo italiano fare ogni sforzo per cogliere questa opportunità…”, rimarca il commissario per l’Economia, neanche lui casualmente come la presidente von der Leyen.

Così tra i diversi memorandum, della presidente e del commissario europeo, vengono lasciati appunti, a Meloni & Co., affinché disciplinatamente navighino in acque già previste dala rotta, senza essere troppo esuberanti. Certamente è fondamentale onorare gli impegni rimanenti del Pnrr per realizzare il cambiamento strutturale necessario per indirizzare l’economia italiana su un percorso di crescita forte e duratura.

Paolo Gentiloni

Ma il consiglio che potrebbe trasformarsi in intimidazione non è di difficile interpretazione. Altrimenti all’annuncio di oggi potrebbero non seguirne altri. Eccoci al dunque, senza bisogno di forzature linguistiche o traduzioni esasperate di concetti sovranisti e democratici.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa