Il tribunale europeo ha respinto il ricorso della società di navigazione che dovrà pagare milioni di euro con l’obbligo di restituire i vantaggi ricevuti, interessi compresi. E giù altri milioni di euro. Per aver ricevuto aiuti dallo Stato italiano contrari alle regole la siciliana Siremar dovrà sborsare un vero e proprio tesoretto.
Roma – Brutte notizie per la “Siremar” siciliana. La compagnia di navigazione, acronimo di “Sicilia Regionale Marittima”, è una compagnia di navigazione italiana di proprietà di Caronte & Tourist Isole Minori, che assicura i collegamenti tra la Sicilia e le isole più piccole con aliscafi e traghetti, oltre che con Napoli, le Eolie e Milazzo. Il Tribunale dell’Ue ha respinto il ricorso presentato dalla società siciliana e adesso si dovrà mettere mano nuovamente al portafogli. L’esecutivo comunitario ha condannato l’Italia al recupero di quelli che all’epoca furono aiuti di Stato contrari alle regole. Per salvare l’azienda dal fallimento, infatti, era stata disposta la vendita al gruppo Sns per 55,1 milioni di euro, che non fu però soggetta all’imposta sul reddito delle società.
Un’esenzione che, in quanto tale, costituisce un vantaggio economico. La Siremar ha restituito 15,5 milioni di euro che doveva allo Stato. Si è vista, in pratica, respingere dal Tribunale Ue il proprio ricorso mirato all’annullamento parziale della decisione della Commissione europea che aveva bocciato come aiuti di Stato, due misure di vantaggio varate dall’Italia per il salvataggio dell’azienda. Tuttavia di fronte all’aiuto per il salvataggio “illegalmente prorogato” e ritenuto contrario alle regole, il rimborso deve comprendere almeno l’importo degli interessi di recupero qualora quelli già versati da Siremar risultassero insufficienti. In questo caso resterebbe comunque da recuperare l’importo residuo degli interessi.
E proprio questo l’oggetto del contendere. La Commissione ha imposto alla compagnia di navigazione di rimborsare allo Stato la somma risparmiata grazie all’esenzione fiscale illegittima, insieme agli interessi sulle altre somme indebitamente percepite, avendo Siremar già restituito il capitale. Adesso il Tribunale ha condannato una volta di più la società di trasporto pubblico. Il ricorso presentato, infatti, é stato respinto innanzitutto perché Siremar non ha saputo dimostrare le proprie ragioni.
Ma soprattutto perché il Tribunale del Lussemburgo riconosce come tutte le esenzioni fiscali poste in essere nei confronti di una azienda che si trova in gravi difficoltà finanziarie e che permettono alla stessa di continuare ad essere presente nel mercato, “sono necessariamente suscettibili di minare il mercato di concorrenza dell’Unione”.
Ora Siremar avrà a disposizione poco più di due mesi per impugnare questa decisione di rigetto di fronte alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, ma solo per violazioni di diritto. Intanto però Siremar deve pagare. Il punto centrale del ricorso della società marittima non mira in via fondamentale a contrastare nel merito la decisione dell’Esecutivo Ue che ha decretato il contrasto tra le norme dell’Ue in materia di concorrenza e gli aiuti italiani varati quanto a stigmatizzare l’illegittimità dell’azione della Commissione europea per violazione dei principi di sicurezza giuridica e di buona amministrazione, a causa della lunga durata del proprio iter procedurale.
Il Tribunale Ue ha, in ogni caso, integralmente rigettato il ricorso confermando l’obbligo di restituzione dei vantaggi ricevuti, interessi compresi.