Giudice di Catania, le armi spuntate del ministro

Nordio ha avviato un accertamento preliminare nei confronti dell’Apostolico ma ha precisato che non si tratta di un’azione disciplinare. In realtà sperava nell’intervento del Csm.

Roma – Dopo tanto tuonare, arriva una pioggerellina fine che nemmeno bagna. Sulla vicenda della giudice cassinate Iolanda Apostolico, da vent’anni trapiantata a Catania e finita nel turbine delle polemiche per aver disatteso il Decreto Cutro e negato il trattenimento di alcuni migranti richiedenti asilo – a proposito, l’altro ieri l’ha fatto ancora – e cinque anni fa partecipato ad un’accesa manifestazione di protesta contro l’allora ministro Salvini sempre in tema di immigrazione – dopo giorni di silenzio si muove il ministro della Giustizia Nordio, che fa sapere di aver avviato un accertamento preliminare nei confronti della giudice.

Iolanda Apostolico

Ma contemporaneamente da via Arenula si precisa anche che non si tratta di un accertamento ispettivo, né tanto meno dell’avvio di un’azione disciplinare. Sostanzialmente gli 007 del ministero si limiteranno a raccogliere articoli di giornale e contenuti social. D’altronde molto di più non potrebbero fare nemmeno nell’ipotesi che Apostolico finisse al centro di un’azione disciplinare. Gli ispettori del ministero non possono entrare nel merito giurisdizionale di decisioni prese da un magistrato, non compete loro di valutare le sentenza, limitandosi a verificare il rispetto della forma .

In soldoni potranno spulciare nei faldoni della Apostolico per accertare se la giudice ha svolto correttamente le ordinarie attività che le competono, non certo opinare su quanto ha deciso. Anche per questo le cosiddette ispezioni “punitive “ del ministero si risolvono quasi sempre con nessuna conseguenza per i magistrati, finendo per rappresentare niente di più che una burocratica rottura di scatole.

Il Csm frena sul caso “Apostolico”

Il ministro lo sa fin troppo bene e ha sperato fino all’ultimo che a cavar le castagne dal fuoco ci potesse pensare il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura, disponendo, per esempio, un trasferimento d’ufficio della collega. Ma per il momento il Csm ha deciso di non decidere e non si è mosso neppure il Procuratore generale della Cassazione, che con il dicastero della Giustizia detiene la titolarità dell’azione disciplinare.

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