Giorno della Memoria, Edith Bruck: «I giovani sono la mia speranza»

Oggi è la giornata del ricordo di una delle più grandi tragedie che l’umanità abbia mai esperito. Lo sterminio nazista deve essere un’occasione per indurci a non ripetere gli errori del passato.

Roma – Il 27 gennaio è la giornata in cui si commemora lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. La data ricorda il giorno in cui, nel 1945, fu liberato dai russi il campo di sterminio di Auschwitz. Il “Giorno della Memoria”, dunque, è dedicato alle vittime dell’Olocausto, ma è soprattutto un’occasione per riflettere sulle cause di un doloroso passato e al tempo stesso serve per attivarsi, perché non si ripresentino, nel presente e nel futuro, le cause che generarono la Shoah.

Ogni intolleranza genera sopraffazione e odio. La convivenza e il rispetto reciproco, anche nella diversità, è l’unico antidoto contro ogni forma di discriminazione e violenza. Il timore che con il passare degli anni e la scomparsa degli ultimi testimoni della Shoah si possa entrare nel tunnel dell’oblio è la paura di Liliana Segre, che però viene rassicurata da Edith Bruck che nutre speranza nei giovani. Anni e anni di ricordi, racconti, diari, libri e testimonianze hanno permesso alle nuove generazioni di sapere quale barbarie è accaduta. L’intima sofferenza, degli ultimi testimoni viventi, è la paura che venga cancellata una storia atroce che si è abbattuta nel mondo a causa della persecuzione e uccisione degli ebrei.

Oliwia Dabrowska in una scena di Schindler’s List, di Steven Spielberg

Non tanto paura sulle singole vite, sulle tragedie e storie personali, quanto sulla capacità stessa delle nuove generazioni di tenere vivo il ricordo della Shoah, della guerra, delle vittime dell’olocausto. Edith Bruck, così, esorta tutti a non dimenticare e rinnovare sempre alle nuove generazioni il ricordo dei bruttissimi momenti della storia, affinché rimanga vivido nella mente che determinati eventi, se sottovalutati, potrebbero ripetersi. Insomma, bisogna rendere sempre testimonianza con coraggio e impegno, non si può tacere di fronte ai soprusi, proprio perché l’orrore del passato non si ripeta. Edith Bruck, nota scrittrice sopravvissuta alla Shoah, al ricordo della quale ha dedicato opere e poesie importanti, ricorda ancora:

La vita tra il 1942 e il 1944 era diventata impossibile, non solo per le condizioni di povertà che si dovevano affrontare, ma per l’odio, gli insulti, le botte e l’emarginazione che si è dovuta patire. La propaganda fascista e nazista contro gli ebrei aveva infettato tutte le persone, perfino i compagni di scuola che da un giorno all’altro non salutavano più. Era un dolore terribile”.

La scrittrice è più fiduciosa rispetto a Liliana Segre, almeno della memoria umana. Per questo ritiene che “Non morirà tutto con noi, perché c’è sempre una piccola luce anche nei momenti più bui: i giovani sono la mia speranza”. Nel 1944 Edith Bruck venne strappata, con la sua famiglia, dalla loro casa e spediti vicini al confine con la Slovacchia, per poi passare nei campi di prigionia di Auschwitz e Dachau. Dopo un mese infernale venne, infine, liberata dall’esercito britannico, iniziando un lungo vagare in tutta Europa.

La scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah.

La verità è che stiamo vivendo un periodo molto incerto, pericoloso, perché le persone sono sfiduciate, non credono più nella politica e gli ideali si sono sfilacciati. Non vi dovrà mai essere, per questi motivi, una completa rimozione dei momenti tragici trascorsi. Conservare la memoria, dunque, è importante per non imboccare derive pericolose, strumentali e ingannevoli. Per un mondo migliore. Così la scrittrice, poetessa, traduttrice e regista ungherese naturalizzata italiana, testimone della Shoah, sottolinea che, comunque, “Ognuno può pensare quello che crede ma è importante non dimenticare”.

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