Di virtuosa c’è solo la nomea e si contano milioni di poveri e redditi al di sotto della soglia di povertà
Dal circo mediatico italiano viene riportato, quasi come un mantra, che la Germania è un Paese che fa di tutto e di più. L’abbondanza di attività è caratterizzata anche da una certa qualità che, a confronto con l’Italia, sembra sempre maggiore. È, dunque, vero che ogni attività tedesca è sempre migliore, in qualità e quantità, rispetto ai suoi corrispettivi italiani? Per ottenere una risposta bisogna procedere a una breve analisi del fenomeno.
Al fine di mettere un po’ di chiarezza in questa apparente disparità tra i due Paesi, si può prendere in considerazione uno studio condotto dal Centro economico di ricerca e dello sviluppo sociale tedesco (DIW). Tale istituito ha portato alla luce dei dati, che, empiricamente, possono essere sintetizzati così: la Germania viene presentata al mondo, e soprattutto all’Europa, come un’isola felice, ma ha in realtà un risvolto oscuro. Infatti, sembrerebbe che 20 anni di europeizzazione, comunitarizzazione ed Euro abbiano prodotto un risultato inatteso, ovverosia 40milioni di poveri: in percentuale si tratta del 50% della popolazione. Inoltre, il trend della classe media teutonica procede, annualmente, con un segno negativo su forza economica d’investimento e spesa. Il governo, davanti a queste criticità, non sembra proporre o elaborare una difesa, attraverso politiche sociali ed economiche mirate. Quindi la middle-class tedesca potrebbe a un certo punto scomparire definitivamente.
L’isola felice tedesca si rivela quasi come un’isola che non c’è, dove la felicità è più apparente che concreta. Pertanto, vista la situazione altalenante e critica della Germania, si può ritenere che la situazione sociale, economica e politica non sia poi così distante da quella nostrana. In risposta a ciò che riportano i media, si può quindi forse ribattere: “Germania, locomotiva economica d’Europa? Al massimo sembra più un tram”.