Le pesanti accuse vanno dall'omicidio colposo plurimo al disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti. Sono nati poi due filoni di inchiesta dall'indagine madre: i report falsi dei viadotti e le barriere fonoassorbenti pericolose. Entro fine hanno dovremmo saperne di più.
Genova – Era martedì 14 agosto 2018 quando in una grigia giornata di pioggia crollava il ponte Morandi. Il 3 Agosto scorso è stato inaugurato il nuovo ponte San Giorgio che torna a collegare la città con il ponente ligure. Il 5 agosto il viadotto è stato definitivamente aperto al traffico. Una ricostruzione avvenuta in tempi record. Nell’Italia dei cantieri fermi si afferma con prepotenza il modello Genova voluto fortemente dal sindaco Marco Bucci che ha dimostrato le sue grandi capacità di manager e amministratore.
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Se la ricostruzione è avvenuta in tempi molto veloci, non si può dire lo stesso per il processo contro i responsabili del crollo. Al momento infatti non c’é nessun rinvio a giudizio ed è ancora in corso l’incidente probatorio voluto dalla Procura. L’inchiesta vede indagate 71 persone, tra cui gli ex vertici di Autostrade per l’Italia, Spea e i dirigenti del ministero delle Infrastrutture. Le pesanti accuse vanno dall’omicidio colposo plurimo al disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti. Sono nati poi due filoni di inchiesta dall’indagine madre: il primo riguarda i report falsi dei viadotti, il secondo le barriere fonoassorbenti pericolose. L’inchiesta principale è diretta dai sostituti procuratori Massimo Terrile e Walter Cotugno con la supervisione del procuratore capo Francesco Cozzi. Ad oggi si è conclusa una prima perizia che ha confermato le cattive condizioni del ponte prima del crollo e per il 31 Luglio si attendeva il deposito di una seconda perizia che dovrebbe invece chiarire le cause vere e proprie del cedimento.
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I ritardi dovuti all’emergenza sanitaria hanno obbligato a prorogare il termine al prossimo autunno quando finalmente conosceremo la verità o, meglio, ne sapremo di più. Nel frattempo il Gip Angela Nutini del Tribunale di Genova ha conferito, il 14 Luglio scorso durante una udienza straordinaria convocata alla Fiera del Mare, due incarichi a Stefano Tubaro, docente di ingegneria al Politecnico di Milano. Il primo incarico riguarda l’analisi del video che immortala il crollo del ponte per verificare che non sia stato manipolato mentre il secondo verte sull’esame di tutto il vasto materiale informatico che è stato reperito dalla Guardia di Finanza durante l’indagine sui falsi report del viadotto e che si ritiene possa contenere prove determinanti per risalire alle responsabilità per il decesso delle 43 vittime.
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Il giornalista del Secolo XIX Marco Grasso che ha seguito l’inchiesta giudiziaria sulla terribile tragedia ha dichiarato a noi di Pop-ilgiornalepopolare.it che, con molta probabilità, tra le cause del crollo ci potrebbero essere proprio i report falsificati del viadotto, che avrebbero impedito i necessari lavori di manutenzione e di ristrutturazione. Entro la fine dell’anno avremo tutti i particolari e, si spera, i responsabili del disastro alla sbarra.