Legali pronti a depositare una consulenza tecnica secondo la quale l’impronta attribuibile a Sempio potrebbe contenere residui di sangue.
Pavia – L’impronta 33 rinvenuta sul muro delle scale del villino di via Pascoli a Garlasco, accanto al corpo senza vita di Chiara Poggi, torna al centro delle indagini. La difesa di Alberto, condannato per l’omicidio di Chiara e ora in semilibertà, annuncia la presentazione di una perizia che potrebbe cambiare ulteriormente le carte in tavola: l’impronta, attribuita ad Andrea Sempio, nuovo indagato, potrebbe contenere tracce di sangue.
L’impronta 33 epicentro delle nuove indagini
La difesa di Stasi, rappresentata dagli avvocati Antonio De Rensis e Giada Bocellari, ha annunciato che nei prossimi giorni depositerà una consulenza tecnica presso la Procura di Pavia. La relazione, redatta dai periti Ugo Ricci, Pasquale Linarello e Oscar Ghizzoni, sostiene che la colorazione rossastra dell’impronta 33, rilevata grazie al reagente ninidrina utilizzato dai RIS di Parma nel 2007, potrebbe indicare la presenza di materiale biologico, potenzialmente sangue. Secondo i periti, la reattività dell’impronta alla ninidrina e la sua dimensione suggeriscono che potrebbe contenere tracce organiche significative. La difesa ha quindi chiesto alla Procura di autorizzare ulteriori analisi sul reperto, raccolto il 5 settembre 2007.
Le analisi dei RIS e le controversie sull’impronta 33
All’epoca delle prime indagini, i RIS di Parma esclusero la presenza di sangue sull’impronta 33. I test effettuati, come riportato nei documenti ufficiali, includevano il Combur Test, che diede un esito dubbio, e l’OBTI Test, che risultò negativo, indicando l’assenza di sangue umano. Questi esami, considerati altamente affidabili, sembrano contrastare con l’ipotesi avanzata dalla difesa di Stasi. Tuttavia, i legali insistono sulla necessità di nuove verifiche, sottolineando che le tecnologie attuali potrebbero fornire risultati più precisi rispetto a quelli disponibili nel 2007.