Si può parafrasare la ben più nobile locuzione “le vie del Signore sono infinite” per descrivere la recente super truffa dei videogiochi. Ma c’è molto di più.
Washington – Un sessantenne italiano è finito sotto le grinfie dell’FBI come probabile autore di truffe gigantesche avvenute in nove Stati, compresi gli USA, a partire dal 2015. Niente meno che il Federal Bureau of Investigation, l’agenzia governativa di polizia federale statunitense attiva su tutto il globo. È quasi motivo di vanto, per chi è dedito al malaffare, essere oggetto di attenzione di cotanto organismo!
Il nostro illustre, si fa per dire, connazionale, originario della provincia di Brescia, ha sul groppone l’accusa di aver venduto dei rari videogiochi del passato, falsificandone le cover con delle immagini create ad arte grazie a Photoshop, il software utilizzato per l’elaborazione di fotografie e immagini digitali. Il nostro eroe ha mostrato non solo capacità eccellenti per le contraffazioni, ma anche per gli affari. Si ipotizza un giro d’affari di centinaia di migliaia di dollari, un colpaccio che ha destato scalpore nella comunità del gaming internazionale.
L’inchiesta è partita dalla denuncia di un appassionato di informatica che aveva acquistato, proprio dal sessantenne bresciano, una copia di “Akalabeth: World of Doom“, uno dei primi videogiochi prodotti dalla Apple nel 1980. Una vera chicca per i collezionisti, un feticcio tanto ricercato da raggiungere prezzi stratosferici.
La fascinazione per il passato tecnologico è talmente diffusa da aver portato alla nascita del retrocomputing, ovvero l’intervento su computer di vecchie generazioni per recuperare programmi e documenti per scopi storico-culturali e hobbistici. Strettamente legata a quest’attività è il retrogaming, la collezione di videogame e consolle d’epoca. Il mercato dei videogiochi vintage si è diffuso a macchia d’olio, generando una immane mole di scambi in tutto il mondo, grazie alle comodità di Internet.
Si parla di singoli videogame trattati al pari di pezzi d’antiquariato e venduti per svariate migliaia di euro. Molto richiesti sono i cimeli degli anni ’80 e ’90, anche se non c’è una linea temporale condivisa da tutti per stabilire quali prodotti siano vintage o meno. Molti sono caduti nella trappola delle truffe, sborsando fior di quattrini per videogame poi risultati contraffatti.
In seguito a questo scandalo il web è stato inondato di consigli su come non essere truffati. Le caratteristiche grafiche del prodotto devono essere poste sotto scrupolosa analisi. Occorre prestare attenzione all’etichetta, la parte in assoluto più complicata da contraffare, in genere quelle falsificate risultano sfocate.
Questo discorso si applica anche ai vari bollini inerenti le classificazioni per età. Più difficile, nel caso di apparecchiature hardware, notare la contraffazione dei circuiti elettronici, visibili solo prodotto alla mano, dopo l’acquisto. Generalmente è consigliabile confrontare su Internet le immagini del videogioco originale e farsi consigliare da esperti del settore.
È veramente dura la vita nella società della tecnologia avanzata. Non ci si può rilassare un attimo, nemmeno per godersi un momento di svago. Bisogna vigilare continuamente, siamo soggetti ad agguati da tutte le parti. Che vitaccia! Certo, se si potesse effettuare un salvataggio prima di un acquisto importante… sarebbe tutto più semplice!