Una truffa da 5 milioni di euro, di cui 2 milioni e 85 mila già erogati, ai danni dei fondi Ue per l’agricoltura. Tre avvisi di garanzia ad altrettanti manager sono stati notificati dalla Guardia di Finanza che ha proceduto anche al sequestro dei contributi.
Roma – Come spiega l’ufficio dei procuratori europei di Milano, la società italiana attiva nel settore vitivinicolo sarebbe sospettata di aver ottenuto in modo fraudolento fondi europei relativi alla promozione di prodotti agricoli all’interno e all’esterno dell’Ue. Nella fattispecie i sospettati avevano ottenuto i fondi sotto forma di un prestito diretto di oltre 5 milioni di euro, di cui più di 2 milioni erano già stati versati.
La Guardia di Finanza di Milano ha fatto sapere che la confisca è stata disposta dal giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Verona e che l’ipotesi è di truffa aggravata “per il conseguimento di erogazioni pubbliche dell’U.E., connesse alla partecipazione ad un bando europeo. Le indagini coordinate dalla Procura europea sulla presunta frode ai danni dei fondi europei hanno evidenziato la presenza di illeciti accordi tra la cooperativa, nello specifico l’Unione Italiana Vini ed il soggetto esecutore del progetto europeo Verona fiere, finalizzati a consentire di vedersi riconosciuto un “ingiusto profitto non contemplato dal progetto”, che prevedeva che il beneficiario avrebbe sostenuto il 20% dei costi dell’attività oggetto dei sussidi, non maturando quindi alcun guadagno.
Secondo le ipotesi degli investigatori, il sistema fraudolento consisterebbe nella pre-individuazione della società che avrebbe svolto il ruolo di esecutore del progetto europeo, la quale si sarebbe poi agevolmente aggiudicata la successiva procedura di selezione. Le due società avrebbero stipulato un contratto di servizi, una sorta di “Accordo Quadro”, apparentemente indipendente dal progetto ma in realtà destinato a dissimulare la retrocessione alla cooperativa di un importo pari al 35% del costo ammissibile. In questo modo le due imprese coinvolte nell’indagine avrebbero indotto in errore la competente Agenzia dell’Unione europea sulla effettiva esistenza di un nesso strutturale e di un conflitto di interessi tra le parti, nonché sulla reale destinazione dei fondi erogati. Immediate le reazioni delle due società:
“…L’Unione Italiana Vini – scrive l’associazione in una nota – informata sugli sviluppi dell’indagine a carico della cooperativa e dei suoi vertici, anche alla luce del buon operato e della trasparenza da sempre dimostrata, confida in un rapido chiarimento della vicenda ed esprime piena fiducia nella magistratura, così come nell’operato del management coinvolto…”.
Si smarca invece da ogni accusa Verona fiere: “…La società comunica di non essere destinataria di alcun provvedimento di sequestro e che, per quanto noto, nessun dirigente o dipendente risulta sottoposto a indagini. In ogni caso anche la società veronese confida nell’operato della magistratura e nell’accertamento della propria estraneità a eventuali ipotesi di illeciti nei confronti dell’Unione Europea…”.
Anche la Guardia di Finanza di Enna, su disposizione della Procura, ha scoperto un vasto giro di riciclaggio, per oltre 2 milioni di euro, che ha visto coinvolti alcuni imprenditori originari dalla zona dei Nebrodi, ma attivi sul territorio della provincia ennese nei settori agricolo e zootecnico. Si tratta dell’operazione denominata “Coda di volpe”, eseguita dalle Fiamme Gialle con l’esecuzione di un provvedimento di sequestro di beni, emesso dal Gip di Enna, al termine di un’indagine, durata oltre due anni, contro le frodi nel settore dei fondi in agricoltura dell’Unione Europea.