L’Italia si troverebbe ingabbiata nella ferrea morsa economica tedesca che porterebbe alla svendita dei Btp. Basterebbe guardare verso Atene per comprendere quali siano state le conseguenze di un indebitamento nel lungo periodo.
Che sarà dell’Europa politica? La situazione appare tutto fuorché chiara. Tra conferme e smentite, l’impressione è che a primeggiare siano gli interessi economici piuttosto che quelli sociali. La nuova alleanza franco-teutonica potrebbe rivelarsi estremamente pericolosa per gli Stati dell’Europa meridionale. Lo spettro del Mes, seppur camuffato attraverso nomi diversi, va progressivamente delineandosi all’orizzonte, atteso l’interesse di molti politici a far leva sui debiti di Stato per traghettare l’Europa verso la fine della crisi pandemica.
Le conseguenze, però, potrebbero essere assorbite in maniera differente dai vari Stati membri. “Il nostro piano Marshall”, come lo ha definito Ursula von der Layer metterebbe sul piatto circa 2.770 miliardi d’euro, una cifra che rappresenterebbe “…La più ampia risposta finanziaria ad una crisi europea di proporzioni epocali…”. Sicuramente l’analogia scelta dal numero uno dalla Commissione europea appare pericolosa, considerando che all’epoca, il programma economico americano venne concepito in antitesi all’ingerenza dell’Urss nell’Europa Continentale. E proprio partendo da tale concetto dovremmo domandarci: questa volta chi è il nemico? La risposta più immediata identificherebbe l’avversario nel CoVid-19 ma analizzando nello specifico il piano d’aiuti la situazione appare più complessa.
Sicuramente una delle ripercussioni più importanti della pandemia colpirà la questione occupazionale. Non tutti gli Stati saranno capaci di far fronte agli enormi importi delle casse integrazioni stanziati per i lavoratori. Ciò vorrebbe dire un vertiginoso aumento della disoccupazione e un tracollo del Pil domestico. Nei giorni scorsi la Spagna è stata scossa da un forte allarmismo. Secondo le parole di Nuno Fernandes, economista della Iese Business School:
“…Paesi come la Spagna, così come la Grecia e il Portogallo, saranno colpiti in modo più grave, perché le loro economie dipendono in larga parte dalle esportazioni e dal turismo… Se il blocco dell’attività economica causato dalla pandemia dovesse durare solo fino a fine aprile, il Pil spagnolo potrebbe perdere circa 3.9 punti di Pil e il Paese entrerebbe in regressione, ma ogni mese in più di interruzione produttiva costerebbe quasi due punti del Pil…”.
Se le previsioni di Fernandes si dovessero rivelare corrette nella penisola iberica il tasso di disoccupazione potrebbe toccare il 27%, lasciando senza lavoro sei milioni di spagnoli. La Spagna in poco tempo si ritroverebbe sul baratro del fallimento, così come Grecia, Portogallo e Italia.
Per arginare la diffusione della disoccupazione l’UE potrebbe mobilitare circa 100 miliardi di euro. Di questi, però, 25 riguarderebbero gli aiuti volontari dai singoli paesi, le rimanenti somme verrebbero stanziate direttamente dall’organizzazione comunitaria. 75 miliardi netti che andrebbero suddivisi tra i 19 Stati dell’eurozona, ovvero circa 3.9 miliardi a testa. Inoltre la bozza presentata identifica chiaramente tale intervento come un prestito e non come un finanziamento a fondo perduto, provocando nel medio termine un ulteriore aumento del debito pubblico nazionale. Il piano antidisoccupazione denominato Sure (Sostegno per mitigare i rischi di disoccupazione dovuti all’emergenza) da solo, però, non basterebbe a preservare le fragili economie degli Stati più deboli. Dove si potrebbe attingerebbe dunque per ammortizzare i costi della crisi? Dopo la rinnovata alleanza franco-tedesca a ritornare protagonista sarebbe proprio il Mes. Il Meccanismo europeo di stabilità permetterebbe di usufruire di altri 419 miliardi d’euro. Questi, sommati ai 100 precedenti, darebbero la possibilità di immettere nel mercato europeo 519 miliardi.
Una cifra importante ma che costringerebbe i fruitori a un nuovo esoso indebitamento. Nel lungo periodo i titoli di Stato italiani potrebbero vedere un forte deprezzamento, facendo precipitare la nazione in una posizione di totale vassallaggio rispetto ai cugini francesi e tedeschi. Se quanto dichiarato dagli analisti della Commerzbank corrispondesse al vero: “… Il rapporto debito-Pil (italiano ndr) sfiorerà il 150% nel 2020 per scendere al 145% nel 2022 grazie al rimbalzo del Pil…”, l’Italia si troverebbe ingabbiata nella ferrea morsa economica tedesca che porterebbe alla svendita dei Btp. Basterebbe guardare verso Atene per comprendere quali siano state le conseguenze di tale indebitamento nel lungo periodo.
Allora, per rispondere al primo quesito, proprio come il primo piano Marshall venne strutturato per vincolare l’economia europea a quella statunitense, questo potrebbe incatenare la finanza italiana alla predominanza tedesca e quella spagnola ai francesi.
Solo al termine del vertice dell’Eurogruppo potremo capiremo quale sarà la sorte del Bel Paese e più in generale dell’Europa. La comunità internazionale è giunta a un bivio storico. Durante il summit ogni parola pronunciata potrà pesare come un macigno nella nuova Europa che ci attende. Sempre che di Europa politica si potrà ancora parlare.