L’enorme mole di denaro che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbe garantirci, è subordinata al raggiungimento di determinati obiettivi. Affatto scontati.
Roma – Il populismo non è mai un toccasana per l’economia, soprattutto se traballante come quella del nostro Paese. I danni provocati soffocano il rilancio di settori in crisi perché basati solo sul presente e non su un’ordinaria programmazione, a medio e lungo termine. Così si continua a discutere di futilità e argomenti secondari che infiammano solo i protagonisti televisivi, tanto che non passa giorno in cui non si è parlato di “contanti e pos”, ignorando di fatto ciò che è veramente dirimente per l’economia italiana.
L’esempio più clamoroso, ma non certo l’unico, è quello del PNRR, che rappresenta l’unica occasione di modernizzazione del Paese dopo oltre un ventennio di stagnazione, di cui gli italiani praticamente ignorano quasi tutto. Però in tanti cercano di assumere il ruolo di avere ottenuto la fetta più grossa dei fondi del Next Generation EU. Ciò è avvenuto durante la premiership di Giuseppe Conte. Un fatto storico indiscutibile. Come lo è anche il fatto che al di là delle normali trattative, si è proceduto all’assegnazione dei fondi secondo un algoritmo valido per tutti i Paesi, che assegnava di più a chi stava peggio.
Ma non è questo il problema, cioè di capire chi è stato più abile o meno, perché adesso il vero nodo è la “messa a terra” dei progetti, cioè la loro realizzazione. Subentrato il Governo Draghi, venne predisposto in circa due mesi il PNRR, approvato dalla Ue anche grazie alla credibilità internazionale del premier. Raggiunti tutti gli obiettivi prefissati, i fondi sono arrivati. Da poco dal governo Meloni è stata richiesta la terza rata, che verrà valutata dalle istituzioni dell’Ue. Attualmente, però, i soldi erogati non sono stati ancora spesi. Un classico della pubblica amministrazione italiana.
I prossimi obiettivi e le conseguenti erogazioni potrebbero, dunque, essere a rischio. Le domande che bisogna porsi sono: “Quali fondi non sono stati spesi?” e “Quali obiettivi sono stati raggiunti e quali no?“. Per tutti questi argomenti c’è il buio più assoluto, tanto che la maggioranza degli italiani non lo sa. Però tutti hanno una opinione sui contanti, sul Pos, sulle tasse e balzelli vari. Il mondo gira così, come altri vogliono che giri. Insomma, non è una novità che le discussioni sul PNRR facciano abbassare gli indici di ascolto, nonostante sia l’unico argomento che potrà determinare il rilancio del Paese.
Intanto in Sicilia il governo Schifani ha dato il nulla osta alla revisione del Piano territoriale per gli esperti chiamati a coadiuvare la Regione e gli enti locali sul PNRR. La giunta regionale ha infatti approvato la proposta di reclutamento di ulteriori 36 figure professionali e la conferma delle 83 già impiegate dall’Amministrazione regionale durante il 2022, sostituendo però un profilo di ingegnere ambientale con un laureato in Chimica. Il Piano così rimodulato adesso dovrà essere approvato dal dipartimento nazionale della Funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.