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Follia omicida: per gelosia uccide la moglie con 12 coltellate

Una unione insolita, vista la grande differenza d’età tra i due, si è conclusa in tragedia. Maria Amatuzzo è stata ammazzata nell’appartamento coniugale dove non sarebbe più tornata.

CASTELVETRANO (Trapani) – Si è avvalso della facoltà di non rispondere Ernesto Favara, 63 anni, pescivendolo ambulante, davanti al Pm Stefania Tredici della Procura di Marsala che gli contestava l’omicidio della moglie. La donna, Maria Amatuzzo, 29 anni, casalinga, madre di 4 figli, è stata uccisa nel pomeriggio della vigilia di Natale con 12 coltellate all’addome nella casa coniugale di via Cassiopea, a Marinella di Selinunte, frazione di Castelvetrano. I due si erano conosciuti sei anni prima quando l’uomo faceva il pescatore. Entrambi avevano alle spalle altri matrimoni dai quali erano nati altri figli.

Maria ed Ernesto

Nonostante la notevole differenza d’età, nei primi tempi, sembrava che tutto filasse liscio fra Ernesto e Maria, quest’ultima davvero affezionata all’uomo che le aveva due figlie gemelle. Poi la relazione ha iniziato a scricchiolare ed i litigi tra i due coniugi non si contavano più. Forse la gelosia del marito aveva reso impossibile l’esistenza della donna che, alcuni giorni prima della tragedia, pare avesse detto all’uomo di volerlo lasciare, stavolta definitivamente. Sembra infatti che Maria avesse già abbandonato qualche altra volta la casa coniugale di Marinella, l’antico borgo marinaro dove vivono quasi esclusivamente famiglie di pescatori che si conoscono da sempre.

Al termine dei violenti alterchi Maria andava via di casa tanto che le due figlie della coppia erano state affidate ad una casa famiglia dai servizi sociali in attesa che moglie e marito trovassero una soluzione. La poveretta era tornata a casa per la vigilia di Natale, nel primo pomeriggio, solo per recuperare alcuni effetti personali. Maria una volta entrata in casa si sarebbe diretta in camera da letto. Nel corridoio avrebbe incontrato il marito con il quale sarebbe scoppiata l’ennesima lite. Al culmine del violento alterco nelle mani di Ernesto sarebbe apparso un acuminato coltello da cucina con il quale l’uomo vibrava alla vittima ben dodici fendenti che l’avrebbero raggiunta quasi tutti all’addome.

Via Cassiopea subito dopo il rinvenimento della vittima

Nell’impossibilità di difendersi dalla furia omicida del pescivendolo Maria stramazzava sul pavimento in un lago di sangue:

”Ero in casa ed ho sentito gridare aiuto diverse volte – racconta Antonino Favara, fratello del presunto omicida – mi sono alzato, ho indossato i pantaloni, ho preso la stampella e mi sono affacciato nel cortile ed ho visto mio fratello ancora col coltello insanguinato in mano. Ho chiesto ad Ernesto che cosa fosse accaduto e lui mi ha risposto: mi ha fatto perdere le bambine…Era rimasto vedovo, con 2 figli, e poi si era risposato con Maria, che aveva avuto altri 2 figli nati da un precedente matrimonio. Mio fratello non ha mai dato segni di squilibrio”.

Anche i carabinieri, giunti in via Cassiopea assieme agli esperti del Ris, repertavano l’arma del delitto ancora nelle mani del presunto assassino:

La moto Ape con la quale la coppia vendeva il pesce

” La conflittualità tra i due era nota – spiega Pietro Calabrò, capitano dei carabinieri di Castelvetrano – da quasi un anno i bambini erano stati affidati ad una comunità alloggio”. La donna, originaria della provincia di Palermo, aveva sposato Favara con il solo rito civile quattro anni fa dopo un lungo periodo di convivenza. L’uomo aveva smesso i panni del pescatore per indossare quelli del rivenditore ambulante di pesce. La coppia aveva acquistato una moto Ape con frigorifero con la quale faceva anche servizio a domicilio:

”Da quando era andato in pensione Ernesto non usciva più in barca – racconta Giacomo Russo, pescatore – aveva comprato un tre ruote e vendeva pesce nella borgata, scegliendo punti strategici dove si fermava per i clienti. La moglie collaborava con lui”.

Il suggestivo borgo marinaro di Marinella di Selinunte

L’uomo è stato trasferito nel carcere di Trapani con l’accusa di omicidio volontario aggravato ma il movente sembra ormai acclarato: Ernesto Favara non aveva superato la separazione di fatto dalla moglie di cui era molto geloso. La forte tensione e il carattere non certo facile dell’uomo avrebbero armato la sua mano sino alle estreme conseguenze. Dodici coltellate a poche ore dalla nascita di Gesù Bambino hanno scritto la parola fine ad un amore malato. Malato terminale senza speranze.

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