La popolazione composta da persone perbene sogna un futuro senza mafie ma fin quando il malaffare e la corruzione albergheranno nella politica e nelle istituzioni sarà impossibile vivere senza violenza e sopraffazione.
Firenze – Il 5 settembre scorso al giardino Caponnetto, in Lungarno del Tempio, si è svolta la commemorazione del centenario della nascita del giudice, capo del pool antimafia a Palermo con Falcone, Borsellino, Natoli, Di Lello e Guarnotta. Dalle indagini di quel coraggioso gruppo di magistrati sfociarono 400 arresti. Poi con le stragi di Capaci e di via D’Amelio la lotta alla mafia ebbe una battuta d’arresto per poi riprendere, ininterrotta, sino ai nostri giorni grazie anche ad una nuova cultura della legalità:
“… A 100 anni dalla nascita Antonino Caponnetto, magistrato ma non solo, ci manca ancora di più – ha detto Salvatore Calleri, presidente dell’omonima fondazione – ricordarlo significa combattere la mafia. Quella mafia che oggi, in periodo di Covid, è sempre più forte purtroppo. La mafia oggi agisce con computer, cravatta e lupara. Sembra che dal punto di vista pratico si sia tornati indietro di 30 anni. Abbiamo numerosi boss mafiosi fuori dalle carceri. Si sta ri-mettendo in discussione il 41bis e la cosiddetta normativa del doppio binario contro la mafia. Chi combatte contro la corruzione e la criminalità è visto con fastidio da buona parte della classe dirigente. Mentre il prestigio della magistratura è ai minimi termini e si assiste alla delegittimazione di chi combatte la criminalità organizzata. Ricordare Caponnetto, quindi, significa ribellarsi a tutto ciò e resistere a questa drammatica situazione in modo puntuale, continuo, senza fare sconti ma nel contempo in maniera istituzionale com’era nel suo stile. In modo martellante. Dobbiamo molto a lui…”.
La corruzione e le connivenze fra pubblica amministrazione e devianza criminale riempiono le cronache dei giornali quasi ogni giorno con il solito scandalo. Complice una certa politica ormai sul libro paga dei boss che fanno il bello ed il cattivo tempo affermando sempre di più la propria supremazia:
“… Il ricordo del giudice Caponnetto, nel centenario della sua nascita, ci impone responsabilità nel proseguire il suo lavoro – ha aggiunto Giuseppe Antoci, già presidente del Parco dei Nebrodi e presidente onorario della fondazione Caponnetto – sul fronte della lotta alla mafia al fine che possa diventare strumento quotidiano di esercizio del dovere di cittadinanza. Quella fiaccola raccolta da Caponnetto dalle mani dei suoi amati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, barbaramente uccisi nelle stragi del ’92, sia la fiaccola che accompagni tutti noi con la speranza che con essa, un giorno, si possa accendere il braciere della vittoria contro tutte le mafie, un autentico cancro che soffoca il Paese…”.
La kermesse si è conclusa con l’assegnazione dei premi Omcom (Osservatorio contro le mafie) a personaggi del mondo della cultura, del giornalismo e delle istituzioni di polizia.
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