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La “finestra” pensionistica? Un salto nel vuoto per i lavoratori italiani

Dietro il tecnicismo burocratico della “finestra” si nasconde un’attesa forzata e poco chiara che penalizza chi ha maturato i requisiti per la pensione. Un’ulteriore beffa in un sistema previdenziale sempre più confuso e opprimente.

L’Italia è stata sempre considerata “culla” del diritto, ma col tempo si è trasformata in “tomba” dei diritti dei cittadini. Il prestigio è stato conquistato grazie al suo contributo fondamentale alla tradizione giuridica occidentale, in particolare attraverso il diritto romano e la sua evoluzione. Esso, sviluppatosi nell’antica Roma e diffuso in gran parte dell’Europa, ha gettato le basi per molti sistemi giuridici moderni. La sua tumulazione si è concretizzata con i tanti casi di malagiustizia di cui è ricca la cronaca del nostro Paese, di un sistema farraginoso e per la lentezza dei procedimenti.

Ma il “pesce puzza dalla testa” come recita un antico motto popolare, a significare che le responsabilità risiedono in chi è ai vertici e ha partorito dei meccanismi perversi. E’ il caso delle pensioni. Si sa che il sistema di erogazione di un diritto sacrosanto per ogni lavoratore è in crisi a causa del bilancio in rosso. Tuttavia, nei cervelli di queste menti sopraffini ha fatto capolino la cosiddetta “finestra”. Che sarà mai, avrà pensato qualsiasi cittadino comune, che, comunque, è andato in fibrillazione, forse “è stata ideata per… lanciarsi di sotto a causa del misero importo che si percepirà”? In realtà, un solerte impiegato di un patronato, ci ha spiegato “l’arcano”.

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Per accedere alla pensione, sia essa anticipata o di vecchiaia, è necessario soddisfare determinati requisiti anagrafici e contributivi. 

L’espressione “finestra” si riferisce al periodo di tempo che intercorre tra il momento in cui un lavoratore matura i requisiti per la pensione (contributivi e anagrafici) e la data effettiva in cui può iniziare a percepire la pensione. In pratica, è un periodo di attesa che può variare a seconda della tipologia di pensione e delle normative vigenti. Per accedere alla pensione, sia essa anticipata o di vecchiaia, è necessario soddisfare determinati requisiti anagrafici e contributivi. Dopodiché, non si accede immediatamente alla pensione, ma si deve attendere un certo periodo, chiamato appunto “finestra”, prima che decorra effettivamente. La sua durata può variare.

Ad esempio, per la pensione anticipata, in alcuni casi, è prevista una finestra di 3 mesi, mentre per la pensione di vecchiaia potrebbe essere diversa. Questo meccanismo subdolo serve a permettere all’INPS di gestire le pratiche e a dare al lavoratore la possibilità di scegliere se continuare a lavorare durante questo periodo o meno. Ora, verrebbe voglia di conoscere il “laboratorio intellettuale” da cui è scaturito un… capolavoro di questo tipo, per complimentarsi di tanto ingegno.

I 2/3 dei lavoratori italiani, con molta probabilità, vista la precarietà economica, non riescono a sopravvivere nemmeno una settimana senza percepire reddito.

I lavoratori… commossi e sbalorditi da tanta generosità, solerzia e abnegazione, sono restati attoniti di fronte a un tal prodigio, che non sanno che pesci pigliare, sentendosi smarriti e incapaci di agire. I 2/3 dei lavoratori italiani, con molta probabilità, vista la precarietà economica, non riescono a sopravvivere nemmeno una settimana senza percepire reddito, figurarsi tre mesi.

Solo la protervia, la cattiveria, l’inganno, come terribili cavalieri imperterriti e spavaldi, tanto il fenomeno non li sfiora nemmeno lontanamente, potevano essere l’humus in cui coltivare questa aberrazione. Non in quanto tale, ma come “modus operandi” delle istituzioni verso i cittadini. Ogni decisione che riguarda la collettività, la vita delle persone, il loro presente e futuro, dovrebbe essere chiara, trasparente e comprensibile. Altrimenti, “qui gatta ci cova”, come si dice in questi casi. Nel caso della “finestra pensionistica” sarebbe stato più serio, leale e senza infingimenti, dichiarare apertamente che bisognava lavorare tre mesi in più, invece di preparare arzigogoli giuridici. E pensare che i funzionari che producono queste… opere che passeranno agli annali (sic!), sono pagati dallo Stato, ergo dalla collettività e questo aspetto urtica non poco!

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