Femminicidi in Italia: numeri da allarme rosso

I dati sull’uccisione di donne nel contesto familiare allarmano gli esperti e mettono in evidenza problemi di non facile soluzione. La violenza di genere, definibile come una violazione dei diritti umani, è stata affrontata con altri crimini nel recente dossier del ministero dell’Interno.

Roma – Sono 75 le donne che sono state uccise nei primi sette mesi dell’anno, di cui la maggior parte in ambito familiare o affettivo. Il termine femminicidio si usa quando in un crimine il genere femminile della vittima è una causa essenziale, un movente del crimine stesso, nella maggior parte dei casi perpetuato all’interno di legami familiari. Donne uccise dai fidanzati, mariti, compagni, ma anche dai padri a seguito del rifiuto di un matrimonio imposto o di scelte di vita non condivise.

Insomma la parola femminicidio suona male ma rende l’idea, serve a focalizzare il problema per definire in modo appropriato la categoria criminologica del delitto perpetrato contro una donna solo perché è donna. Ben 35 sono state uccise dal partner o dall’ex, un numero che conferma come la violenza di genere sia un dramma radicato nel nostro Paese.

Femminicidi in leggera discesa

Questi sono i dati diffusi nell’ultimo dossier del Viminale, pubblicato a Ferragosto sul tema della sicurezza. Il fenomeno è preoccupante. Infatti, i femminicidi sono il 36,4% degli omicidi totali registrati dal 1° gennaio al 31 luglio 2023. Nel complesso è un numero in leggera discesa rispetto all’anno scorso, quando nello stesso periodo le donne uccise erano state 77. Ma non si può certamente essere allegri per questa leggera flessione ipotizzando che il fenomeno essendo in decrescita crea meno allarme sociale. Praticamente sette donne su dieci vengono uccise in famiglia. Questa caratteristica è costante, con piccole oscillazioni.

Quello del femminicidio, secondo alcuni esperti, è un fenomeno gravissimo, frutto anche di un’arretratezza culturale del nostro Paese, anche se numericamente circoscritto. La violenza contro le donne, come si sa, è la violenza basata sul genere ed è ritenuta una violazione dei diritti umani. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella prima revisione sistematica globale sulla prevalenza della violenza contro le donne, lo definisce come un “problema di salute pubblica di proporzioni epidemiche”, da gestire quindi come un’emergenza sanitaria. È presente in tutti i Paesi e gruppi sociali, indistintamente dalle condizioni socioeconomiche e culturali.

Comprende, peraltro, un ampio spettro di manifestazioni, dalle molestie e altre forme di abuso verbale, alla violenza fisica, all’abuso sessuale e alla morte, ed è proprio in questo caso che si parla di femminicidio, ossia dell’uccisione intenzionale di una donna o di una ragazza a causa del suo genere. Il termine, in sostanza, consente di differenziare i crimini di violenza di genere dagli omicidi di donne in altre circostanze. Ad ogni modo, quello dei femminicidi non è l’unico fenomeno legato alla violenza di genere che il ministero dell’Interno ha preso in considerazione nel suo dossier. 

Denunce per stalking in calo, omicidi invariati

Vengono ad esempio conteggiate anche le denunce per stalking: nei primi sette mesi dell’anno queste sono state 8.607, anche in questo caso un numero leggermente più contenuto rispetto al 2022, quando erano 11.160. Per quanto riguarda gli omicidi in generale, tra gennaio e luglio questi sono stati 195, esattamente lo stesso numero del 2022. Di questi almeno 14 sono attribuibili alla criminalità organizzata. Vengono anche messi in fila i dati per quanto riguarda gli altri crimini: le rapine sono state 15.486 e i furti 554,975.

Il numero totale di persone denunciate è 434.940, di cui 86.543 in stato di arresto. La violenza di genere e gli altri delitti non sono gli unici temi affrontati dal Viminale nel suo dossier. Viene anche fatto il punto sul fenomeno migratorio, con dati aggiornati rispetto agli arrivi nel nostro Paese e su tutte le attività del ministero dall’inizio dell’anno. Quindi il contrasto al traffico di stupefacenti, i crimini d’odio, la lotta al terrorismo internazionale e alla criminalità organizzata.

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