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Eventi climatici estremi: prevenire è meglio che curare (ma alle autorità importa poco…)

Il “maltempo” causa migliaia di vittime ogni anno, ma modelli statistici e prevenzione possono ridurre i rischi, proteggendo le comunità più vulnerabili.

Gli eventi climatici estremi si posso prevenire e salvare migliaia di vite umane. E’ da un bel po’ di tempo che si parla, meglio sarebbe dire si ciancia, di mutamento climatico e dei suoi effetti devastanti, come hanno confermato l’alluvione del 29 ottobre a Valencia che, oltre a distruggere le infrastrutture, ha provocato la morte di ben 223 persone e quelli in Emilia-Romagna degli ultimi due anni. Ma si può restare inermi di fronte ad un fenomeno di cui il solo responsabile non è il destino cinico e baro? Certo che no!

L’Università di Bologna ha effettuato uno studio mappando i quartieri più fragili della città nei confronti della furia devastatrice delle forze della natura, che hanno riversato sulla terra tutto la loro collera. Alcuni quartieri sono più vulnerabili di altri a causa delle infrastrutture non all’altezza, densità della popolazione e contesto socioeconomico. Il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna ha ideato un modello per presagire quali quartieri siano più a rischio per le ondate di calore. Oggetto dello studio è stata Madrid, la capitale spagnola tra le città più colpite da questo evento e con una quota di mortalità più alta rispetto ad altre città. Sono stati utilizzati una serie di indicatori, tra cui: età, con gli anziani soggetti a rischi per le ondate di calore; genere, le donne sono più longeve, malgrado, sovente, versino in condizioni disagiate; livello di reddito, le persone più povere vivono in case meno isolate termicamente con tutte gli effetti negativi del caso. La conoscenza di come sono composti i quartieri serve per: permettere alle amministrazioni di predisporre le risorse per le zone più a rischio; sostenere anziani, bambini e disabili; adeguare le città al cambiamento climatico per saper resistere e riorganizzarsi di fronte ad un evento critico.

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Una drammatica immagine della recente alluvione recente nelle Marche

Secondo gli autori dello studio, il modello usato a Madrid può essere replicato in altre città. Questo tipo di strumenti aiuta a comprendere quali quartieri hanno bisogno di maggiore aiuto in caso di emergenza e, inoltre, ad incentivare la ricerca perché “prevenire è meglio che curare”, tanto per citare uno slogan pubblicitario relativo ad dentifricio negli anni ’80 dello scorso secolo.

Non ci voleva, comunque, un modello matematico per rendersi conto che il caldo estremo produce effetti più gravi nei quartieri meno abbienti, in quanto le condizioni non permettono l’efficientamento energetico delle case. Il divario può manifestarsi anche all’interno dello stesso quartiere. Oltre allo status socioeconomico, anche l’età e il genere hanno, infatti, il loro, rilevante peso. Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma entrambi, per ovvie ragioni legate al reddito, in case con un isolamento insufficiente e senza apparecchiature per rinfrescarsi. Il risultato? Essere esposti, come vittime designate, agli effetti deleteri delle ondate di calore.

Esistono fasce più esposte, come vittime designate, agli effetti deleteri delle ondate di calore.

Conoscere queste dinamiche e variabili sociali è importante per la comprensione del fenomeno. Inoltre, avere a disposizione dati e informazioni per le autorità rappresenta un’ottima occasione per attivare misure di prevenzione, sia nel breve che lungo periodo. Il quadro globale è a dir poco allarmante, se si pensa che l’anno scorso le vittime delle perfide e feroci ondate di calore sono state ben 47 mila. Cifre su cui non si può voltare il capo dall’altra parte, facendo finta di nulla, come fanno spesso i politici nazionali ed europei. Si tratta di un problema grave di salute pubblica e, come tale, va affrontato.

Solo un moderno “New Deal” (nuovo patto) potrà, forse, salvarci. Com’è noto con questa locuzione si intende il piano di riforme economiche e sociali promosso dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1943 allo scopo di risollevare il Paese dalla grande depressione che aveva travolto gli Stati Uniti d’America a partire dal 1929.  Perché o intervengono le autorità pubbliche nazionali ed europee, o i quartieri più vulnerabili non potranno mai adeguare le loro abitazioni alle mutate esigenze, oppure si continuerà a morire!

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