L’inchiesta di Follow The Money e IrpiMedia, rivela l’estensione degli “incidenti” a capo di centinaia di rappresentanti politici a Bruxelles.
Roma – Tra una settimana vanno in scena le elezioni per rinnovare il Parlamento europeo: il primo dallo scoppio del caso Qatargate, che ha messo in grave crisi la percezione d’integrità delle istituzioni comunitarie: è passato poco più di un anno dall’operazione della polizia belga che, il 9 dicembre del 2022, ha tratto in arresto la vicepresidente del Parlamento europeo, la greca Eva Kaili, insieme al compagno italiano Francesco Giorgi e l’ex parlamentare europeo Antonio Panzeri, di cui Giorgi era collaboratore. L’accusa a vario titolo è di aver ricevuto denaro dal Qatar e dal Marocco in cambio di politiche compiacenti e lobbismo favorevole ai due Paesi arabi. In più di una dozzina di perquisizioni la polizia ha trovato quasi 900mila euro in contanti – di cui circa 720mila in banconote da 50 euro, nascosti in una valigia piena di biberon e pannolini appartenenti alla figlia di 21 mesi di Kaili. A oggi l’indagine è ancora in corso.
Sebbene gli imputati neghino qualsiasi responsabilità personale, la catena di sequestri ha rappresentato uno spartiacque nel modo in cui sono percepite le istituzioni di Bruxelles: è un caso isolato, ci si potrebbe chiedere, o la punta dell’iceberg di un sistema politico troppo distante dalle persone che pretende di rappresentare? La risposta è che c’è più di una vicenda, secondo Follow the Money, IrpiMedia e giornalisti di tutta Europa, che hanno analizzato la copertura mediatica degli ultimi dieci anni per esaminare l’integrità del Parlamento europeo uscente. Questa indagine dimostra che il Qatargate non è un incidente isolato, ma la punta di un iceberg di condotte discutibili e illecite che minano la credibilità e l’efficacia dell’intero sistema Europa.
Almeno 253 vicende hanno fatto notizia a livello locale o internazionale e riguardano 163 degli attuali 704 legislatori dell’Ue. Comportamenti inappropriati, corruzione e scandali legati a frodi o furti hanno macchiato le loro carriere il più delle volte. In totale, 23 rappresentanti hanno perso cause legali. Secondo Nick Aiossa, direttore di Transparency International Ue, anche questa cifra è probabilmente solo la punta dell’iceberg. Il consorzio Follow The Money ha avviato un’indagine transnazionale coinvolgendo 36 giornalisti da venti Paesi diversi – IrpiMedia per l’Italia – per misurare l’integrità delle istituzioni europee attraverso la ricerca di qualsiasi scheletro negli armadi dei rappresentanti che siedono nel più alto emiciclo comunitario.
Il lavoro di ricerca dei giornalisti ha permesso di identificare ben 253 episodi in cui i Parlamentari europei sono stati coinvolti in scandali, indagini o accuse di gravità variabile, sia a livello locale sia internazionale. Scandali riguardano 163 membri attuali del Parlamento europeo – un quarto dei 704 legislatori. Il 3% di loro (23 persone), ha subito una condanna o è stato multato in seguito all’accertamento di illeciti e reati. Questo dato si estende a tutta l’Ue: in quasi tutti i Paesi comunitari c’è almeno uno o più legislatori coinvolti in comportamenti discutibili o del tutto illegali, sebbene la gravità dei singoli episodi possa variare molto. I casi passati in rassegna sono svariati.
Spicca poi il parlamentare greco di estrema destra Ioannis Lagos, condannato con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione criminale a causa della sua partecipazione alla guida del partito greco di destra Alba Dorata. Nonostante sia stato condannato a quasi 14 anni di carcere, è ancora attivo come legislatore dell’Unione europea, dalla sua cella in Grecia, dalla quale partecipa virtualmente alle commissioni parlamentari, scrive emendamenti e percepisce lo stipendio da parlamentare. Poi l’eurodeputato estone Jaak Madison, che ha pagato una multa di 100 euro per aver rivenduto uno smartphone trovato a bordo del traghetto sul quale lavorava, anziché denunciarlo alle autorità competenti.
E anche l’europarlamentare tedesco Gunnar Beck, uno dei due vicepresidenti del gruppo di destra Identità e Democrazia Europea, multato per essersi attribuito impropriamente il titolo di “professore” sulla scheda elettorale per le elezioni europee del 2019. Episodi minori, appunto, se raffrontati ad altri nei quali il politico di turno è stato destinatario di condanne o addirittura rischia di finire in carcere. È il caso di Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia, che lo scorso ottobre è stata condannata da un giudice italiano quattro anni e due mesi di carcere per aver intascato 500 mila euro di denaro pubblico. Comi, che è stata anche sottoposta a misure cautelari, ha annunciato ricorso ed è ancora in carica come legislatrice del Parlamento europeo.
Ma ancora, spiccano i guai dell’europarlamentare della Lega Massimo Casanova, titolare del celebre Papeete, dove ormai il leader, Matteo Salvini, ha stabilito il quartier generale estivo del partito. Nel 2021 il Gip di Ravenna ha disposto, su richiesta della Procura, il sequestro preventivo di circa 500 mila euro sulle due società che gestiscono la discoteca e i bagni di Casanova. L’accusa è di evasione fiscale. Anche in questo caso, il parlamentare proclama la sua innocenza e mantiene il suo scranno a Strasburgo.
Su venticinque Paesi presi in considerazione, l’Italia è la diciassettesima per numero di rappresentanti coinvolti in scandali noti, rispetto al totale dei parlamentari. Questi sono il 18,4% di tutti i Mep provenienti da sotto le Alpi, relativamente meno rispetto a quelli ad esempio del Belgio (28,5%), dell’Irlanda (38,4%) o dell’Ungheria – il Paese con più scandali in assoluto per numero di parlamentari – con il 61,9% delle ricorrenze. Tuttavia, l’Italia rappresenta uno dei Paesi con il maggior numero di scandali in numeri assoluti, con 18 episodi registrati – che posiziona il Paese al quarto posto dopo Ungheria, Francia e Polonia con rispettivamente 21, 25 e 31 episodi segnalati. Ma gli italiani sono in buona compagnia con i colleghi provenienti da altri Paesi, alcuni dei quali registrano una propensione ben più decisa dell’Italia nell’inviare a Strasburgo, sede del Parlamento europeo, rappresentanti invischiati in indagini e scandali.
Ultimo in ordine di tempo – e per questa ragione non incluso nel database di Follow The Money – riguarda la parlamentare lettone Tatjana Ždanoka, accusata dalla testata russa The Insider di essere in realtà una spia al soldo di Mosca nel cuore delle istituzioni europee. E ancora, ci sono i casi “minori”, che annoverano episodi di mobbing, molestie e altri comportamenti mortificanti. È quanto emerge dall’indagine di Follow the Money, che ha trovato più di 46 casi relativi a 37 legislatori finiti sui giornali per presunti comportamenti inadeguati.
Tra i destinatari delle reprimende europee ci sarebbe anche Angelo Ciocca, in quota Lega, che a novembre del 2019 è stato sanzionato per il suo “comportamento aggressivo e irrispettoso nei confronti dei suoi colleghi e del Parlamento” si legge in una nota della presidenza. La sanzione è stata il trattenimento di dieci giorni di indennità giornaliere e la temporanea sospensione dalla partecipazione di alcune attività del Parlamento, fatte salve quelle dove il Mep ha diritto di voto.