Tante le persone che dichiarano di essere vittime della pandemia dunque di non potersi permettere che pochi euro per la spesa. Fra loro si nascondono migliaia di furbi.
Nella provincia di Enna alcuni imprenditori agricoli sono stati denunciati per truffa. Sono 36 persone che, pur di non perdere il reddito di cittadinanza e uno stipendio mensile, non dichiaravano di avere ricevuto contributi europei finendo cosi nella rete della Guardia di Finanza.
Tante le persone che dichiarano di essere vittime della pandemia dunque di non potersi permettere che pochi euro per la spesa. Molto spesso non è vero perchè tra i tantissimi furbetti dell’emergenza Covid ci sono anche i finti poveri. Cittadini che dichiarano il falso nelle autocertificazioni per richiedere ai Comuni i buoni spesa erogati dal governo. Una vera guerra tra ultimi che sconvolge le coscienze perché combattuta nell’ambito della stessa classe sociale. A simulare condizioni di indigenza molto spesso sono persone regolarmente stipendiate oppure che percepiscono il reddito di cittadinanza o altri sussidi.
Mentre la povertà e’ in costante aumento, quella vera tanto per intenderci, la furbizia e l’inclinazione alla truffa con false attestazioni dilagano a macchia d’olio. Quanti ambulanti e posteggiatori, per esempio, nelle varie piazze d’Italia, esercitano un’attività abusivamente pur di mantenere il reddito di cittadinanza? Gli imprenditori erano già percettori di contributi comunitari, infatti non dichiaravano di incassare tali fondi allo scopo di accedere al reddito di cittadinanza.
Dicevano di essere indigenti mentre percepivano congrui contributi comunitari previsti per gli imprenditori agricoli per decine di migliaia di euro, ottenendo così indebitamente il sussidio voluto dal M5S. La banda dei furbacchioni è stata scoperta dalle Fiamme Gialle di Enna, nell’ambito dell’operazione “Inside“, che hanno verificato le posizioni di 7.600 beneficiari di contributi dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, la cosiddetta Agea.
I finanzieri della Tenenza di Nicosia, dopo attenta e meticolosa indagine, hanno individuato le posizioni irregolari di 36 imprenditori della provincia di Enna, già percettori di contributi comunitari erogati dalla “Pac“, la Politica agricola comune, i quali non dichiaravano di incassare tali fondi allo scopo di accedere al reddito di cittadinanza, fino a importi pari a 1.200 euro mensili.
Adesso questi “galantuomini” sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Enna, diretta dal procuratore Massimo Palmeri, e rischiano la reclusione da due a sei anni. Sono state immediatamente avviate le operazioni per la revoca e la decadenza del beneficio e per il recupero di oltre 200 mila euro.
In Italia l’esercito dei finti poveri conta migliaia di persone: 6 su 10 ricevono un sussidio che non meritano. Nonostante le polemiche e le critiche avanzate da quasi tutti i partiti, il reddito di cittadinanza è tra le misure che il governo giallo-verde ha fortemente voluto, Grillini in testa. Una misura contro la povertà pensata per aiutare quelle persone e quei nuclei familiari che hanno un reddito inferiore a determinate soglie per garantire loro una vita dignitosa. Poi c’è, come in questo caso, chi se ne approfitta un po’ come avviene per l’Isee. Anche per le truffe all’Indicatore della Situazione economica equivalente la guardia di Finanza continua una battaglia che sembra senza fine.