L’uomo ha ucciso cinque persone e una ferita gravemente ma sono solo alcune delle vittime che Norbert Feher avrebbe ucciso in Italia e Spagna. La scia di sangue potrebbe essere più lunga ma non sono saltate fuori prove sufficienti per imputargli altri delitti. E’ stato condannato a due ergastoli ed a risarcimenti milionari che non pagherà mai.
Ferrara – Fine pena mai confermato per Igor il Russo, al secolo Norbert Feher, il killer serbo di 46 anni, responsabile dell’omicidio di Davide Fabbri, 52 anni, barista di Budrio e della guardia ittica volontaria Valerio Verri, 62 anni, e del tentato omicidio dell’agente provinciale Marco Ravaglia, 57 anni, commessi nella prima settimana di aprile del 2017.
L’uomo è detenuto in Spagna per altri delitti. Il giudice del tribunale di Teruel, lo scorso aprile, lo aveva condannato all’ergastolo reversibile per i tre omicidi commessi ad Andorra il 14 dicembre 2017 in danno di Jose Luis Iranzo, agricoltore, e dei due agenti del Roca della Guardia Civil Victor Caballero e Victor Romero.
Il presidente del collegio giudicante spagnolo ha inoltre stabilito che la condanna non potrà essere sospesa fino a quando Feher non abbia scontato trent’anni di carcere. Ma non basta: il killer sanguinario è stato condannato anche a 5 anni di galera per ciascuna delle tre rapine commesse nella provincia di Aragona oltre al risarcimento di tre milioni di euro per le famiglie dei rispettivi derubati.
Bene o male che vada di Igor il Russo non sentiremo più parlare perché finirà il resto dei suoi giorni in una cella. L’ergastolano era stato prosciolto dall’accusa di aver ammazzato la guardia giurata Salvatore Chianese, 42 anni, finita a colpi di fucile durante una rapina nel luglio del 2015 a Cava Manzona di Savio, in provincia di Ravenna. Feher si sarebbe trovato in quella zona ma non sarebbero spuntate fuori le prove necessarie per incastrarlo.
Di certo nessuno restituirà alle famiglie le due vittime italiane, uccise senza un perché. Il primo a cadere sotto i colpi di un balordo e vigliacco ex militare slavo era stato Davide Fabbri, barman e tabaccaio di Budrio, ammazzato a tradimento dopo che era riuscito a disarmare, con grande coraggio, il suo assassino che dopo aver tentato la fuga dopo la rapina tornava indietro per finirlo con un colpo di pistola al cuore.
Dopo l’omicidio l’ex guerrigliero aveva fatto perdere le proprie tracce dandosi alla macchia per poi rispuntare all’improvviso una settimana dopo, nelle campagne di Portomaggiore, dove incontrava Verri e Ravaglia, in servizio antibracconaggio. Sempre per rapina e per impossessarsi delle armi in dotazione alle due guardie Feher ammazzava a colpi di pistola il povero Verri e feriva gravemente il suo collega Ravaglia.
Da quel momento in poi i carabinieri, coadiuvati anche da polizia e guardia di Finanza, organizzavano una vera e propria caccia all’uomo che, nonostante un enorme dispendio di uomini e mezzi, si rivelava infruttuosa grazie a connivenze e complicità di cui godeva l’ex militare serbo, particolarmente vicino agli ambienti malavitosi locali e non solo.
Igor il Russo diventava in breve tempo una sorta di Primula Rossa che riusciva a sfuggire anche ai militari specialisti nella ricerca di latitanti pericolosi. L’uomo, dopo circa 8 mesi, spariva dall’Italia e rifaceva capolino in Spagna.
Dopo un’ennesima scia di sangue una pattuglia della Guardia Civil si era messa sulle sue tracce grazie alla confidenza di un testimone che aveva segnalato diversi furti nelle sue proprietà. Un agricoltore si era reso disponibile ad accompagnare i due poliziotti per un sopralluogo nelle case coloniche dove erano avvenuti i furti ma Norbert Feher tendeva un agguato ai tre uomini che uccideva a colpi di fucile senza pietà per poi darsi di nuovo alla fuga, stavolta in auto.
A causa dell’alta velocità, in piena notte, l’ergastolano sbandava con la sua vettura e perdeva conoscenza. Grazie a quell’incidente stradale la polizia spagnola lo arrestava alla periferia di Teruel, nel dicembre del 2017. Da allora l’assassino si trova in galera condannato alla stessa pena poi confermata dalla Cassazione italiana sulla scorta della sentenza della Corte d’Assise e d’Appello di Bologna del 27 maggio 2020:
”…Omicida lucido e calcolatore – scrivevano i magistrati – nessuna perizia psichiatrica. L’uomo è nel possesso di piena capacità di intendere e di volere: Feher fece una scelta concepita e voluta in modo perfettamente razionale…“. Capitolo chiuso.