Distrarsi fa bene: quando il “mind wandering” potenzia creatività e apprendimento

Nuove ricerche neuroscientifiche rivalutano la distrazione: la mente che vaga può migliorare memoria, apprendimento e fantasia.

Ormai nella rete si trova di tutto e di più. Quello che fino ad ieri sembrava certo, acclarato, viene smentito dalle novità che come una ruspa spazzano via tutto il vecchio per depositarvi il nuovo. Finora si è sempre pensato che per raggiungere un obiettivo o compiere qualunque azione bisognava essere concentrati, “stare sul pezzo”, come si suole dire. Invece, la Scienza, la dea assoluta della conoscenza e sapienza, a cui ci si inchina con rispetto e devozione, ha scoperto che quando la mente vaga, si disperde nello spazio infinito mentre si è impegnati a fare altro, può provocare benefici.

Quest’attività è stata definita “mind wandering”, ossia la tendenza a spostare l’attenzione da un argomento all’altro per riflettere su eventi passati, immaginare situazioni future, sognare ad occhi aperti. Le ultime due ricerche sul tema sono state pubblicate dal “Journal of Neuroscience” e da “iScience”. Entrambe hanno evidenziato che, quando ci si distrae, si vaga tra i pensieri più vari, sia reali che fantasiosi. E’ come intraprendere un viaggio per destinazione ignota molto simile al fenomeno di “sognare ad occhi aperti”.

Lasciar libera la mente è come intraprendere un viaggio per destinazione ignota molto simile al fenomeno di “sognare ad occhi aperti”.

Ora queste distrazioni che ruolo hanno? Finora sono emersi solo gli aspetti negativi. Nel distrarsi, ad esempio, mentre si sta leggendo un libro, si comprende meno ciò che leggiamo, si frappongono più ostacoli nella soluzione di problemi e la pianificazione delle azioni ne risente. Nel lungo periodo l’essere distratti può essere nocivo, se ci distoglie da un compito che richiede massima attenzione.

Tuttavia, galoppare nella fantasia, secondo le ultime ricerche, può sollecitare la creatività e migliorare la memoria e l’apprendimento. E’ stata valutata l’eventuale relazione tra la mente in viaggio e le probabilità di apprendimento anche con l’uso dell’elettroencefalogramma (Eeg). Sono state misurate le capacità di risposta e precisione dei partecipanti all’esperimento e, al tempo stesso, ognuno doveva valutare la distrazione o meno. E’ emerso che più le menti andavano per conto proprio, maggiore era l’apprendimento, nonostante la precisione delle risposte non fosse ottimale.

Se il cervello ha bisogno di stare a riposo quando dorme, forse, sono necessari anche apprendimenti passivi

A conferma che il “mind wandering” provoca stadi simili al sonno. Poiché esiste il nesso tra attività dei neuroni a bassa frequenza, allora la distrazione potrebbe essere il risultato di uno stato di breve durata che agevola l’apprendimento e il rafforzamento della memoria. Quindi, se da un lato, si perde il controllo della situazione, dall’altro si scopre una nuova strada per apprendere. Secondo gli autori della ricerca, la gran parte degli studi cognitivi effettuati sull’apprendimento si sono svolti mentre la persona era pienamente coinvolta. Mentre, in realtà, nella vita di tutti i giorni, si trascorre tanto tempo ad apprendere in maniera passiva.

In ultima analisi, se il cervello ha bisogno di stare a riposo quando dorme, forse, sono necessari anche apprendimenti passivi o di riposo controllato per riacquistare la capacità di gestire i compiti che gli impongono di essere in attività. Comunque sia, avere a disposizione una congrua dose di fantasia, aiuta ad evadere dal solito tran tran quotidiano!

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