Dal nido all’Università: far studiare un figlio costa 140.500 euro, aumento del 4%

Moneyfarm: sul 2022 l’incremento è ancora maggiore: è pari al 9,7%, che corrisponde a un extra esborso di 10.600 euro complessivi.

Roma – Far studiare i ragazzi, per le famiglie, è come stipulare un mutuo pluridecennale! E poi si dice che che non si fanno più figli. Per forza, visto i costi che comportano. Crescerli, infatti, dall’asilo all’Università, ha un peso notevole sul bilancio familiare. Non sono le solite chiacchiere da bar, ma il risultato di uno studio a cura di Moneyfarm, società di consulenza per investimenti. Sono state rilevate ben 160 attività educative. L’istruzione è al primo posto, con una crescita del 4%, tanto che far studiare un figlio da quando inizia fino alla laurea costa 140.500 euro. Nella valutazione complessiva sono stati considerati anche i costi delle lingue straniere, delle attività sportive e ludico-ricreative. Nella somma sono stati esclusi i costi di vitto, alloggio, trasporti e spese mediche, altrimenti la cifra sarebbe ancora più esorbitante.

Per completare lo studio gli autori si sono avvalsi di quattro percorsi. Il primo è basato sulle discipline tecnico-scientifiche e va dalla scuola dell’obbligo fino all’Università, nonché l’acquisto di dispositivi elettronici. A questi si somma la programmazione informatica, una metodologia trasversale della cultura digitale che permette di apprendere in modo critico la tecnologia e la rete. Così si favorisce lo sviluppo del pensiero computazionale, cioè tutti quei processi mentali che mirano alla risoluzione di problemi, la progettazione di sistemi, la comprensione del comportamento umano attraverso quei concetti tipici solitamente attribuibili al campo della computer science. Non poteva mancare nel “paniere”, l’Intelligenza Artificiale (IA), per un costo totale di 105 mila euro.

Un altro percorso, cosiddetto “New Age” si fonda su un’educazione basata sui metodi “Steiner” o “Montessori”. Il primo è un approccio pedagogico che lascia ampio spazio alle facoltà artistiche e creative del bambino. Il secondo si basa sull’indipendenza e sulla libertà di scelta del bambino, senza percorsi formativi standardizzati. L’Università viene intesa come fuori sede, che insieme alle attività extra-curriculari ed allo studio delle lingue, hanno un costo complessivo di 176 mila euro. Infine c’è il percorso “extra lusso”, in cui è prevista un’istruzione privata e internazionale a cui si aggiunge il corso di lingue al British Council e l’anno all’estero. Far parte di questo “milieu” comporta svolgere varie attività sociali, come, ad esempio, seguire corsi per imparare a suonare strumenti musicali. L’Università è, quindi, privata, spesso nel Regno Unito o negli USA, con spese, ovviamente, molto alte.

L’aumento dei costi si è registrato nella scuola dell’infanzia (+ 5,9%), seguita dalle superiori (+ 4,3%), le medie (+ 3,6%) e l’asilo nido (+3,35%). Per prendere atto di quali cifre circolano, basti ricordare le famiglie che prediligono istituti particolarmente esclusivi, possono arrivare a spendere, per il ciclo di tre anni della scuola d’infanzia, fino a 53350 euro, mentre per l’istruzione superiore della durata di cinque anni si arriva a 123350 euro. “Corbezzoli!”, avrebbe esclamato il principe della risata, in arte Totò, per esprime lo stupore di fronte a cifre esorbitanti. A tal proposito, poco prima dell’inizio dell’anno scolastico, Federconsumatori, ha registrato un aumento dei prezzi del 6% rispetto al 2023. A pesare sono i libri di testo, soprattutto per gli studenti che iniziano un nuovo ciclo e poi gli zaini.

Sono dati che confermano un trend iniziato da qualche decennio e che si sta consolidando. Ovvero a studiare saranno solo i cosiddetti “figli di papà”, perché visti i costi e la crisi economica che investe molte famiglie, gli altri dovranno accontentarsi delle “briciole”. E’ come riportare indietro la storia, annullando le conquiste sociali ottenute dalla classe lavoratrice nella seconda metà del secolo scorso!  

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