Da Mosca ci chiedono: quali sanzioni?

Il fronte Usa-Eu ha attuato una politica contenitiva basata su provvedimenti economico-finanziari. È ancora troppo presto per valutarne l’efficacia, complice la cortina calata fra il blocco occidentale e quello sovietico. Fatto sta che la guerra continua e le poche testimonianze che ci giungono, com’è legittimo aspettarsi, tendono a smontare l’idea che il Cremlino stia soffrendo per le restrizioni imposte.

Roma – Hanno fatto discutere le dichiarazioni ai media nostrani di Ivan Rorato, chef di origine veneta residente a Mosca dal 2020, dove ha aperto un ristorante italiano. Rorato ha sostenuto che molte delle notizie diffuse dalle agenzie di stampa occidentali siano fake news, come il blocco delle carte di credito o la chiusura dei punti della catena statunitense McDonald’s. Opinioni che ha difeso strenuamente anche sulla sua pagina Facebook, prima di trasferire il suo profilo su Telegram per via delle ondate di odio ricevute.

Il primo McDonald’s russo, aperto nel 1990

“…Non torno in Italia perché qui sto ancora dieci volte meglio – ha affermato lo chef – la guerra non è una bella cosa, ma il modo in cui si parla di Putin è sbagliato: ha migliorato la qualità della vita dei russi. Se ci mancano cibo e materie prime? Assolutamente no, qui c’è tutto. E quello che non arriva, in particolare i prodotti italiani, abbiamo cominciato a produrlo all’interno del Paese…

…Le sanzioni sono state traumatiche solo i primi giorni poi tutto è tornato alla normalità in pochissimo tempo. Non manca nessun prodotto, anzi, i supermercati sono pieni. Stiamo iniziando a produrre tutto qui, formaggio, salsa di pomodoro, mozzarella. Quando riapriranno le importazioni dovranno farmi concorrenza…”.

Lo chef Ivan Rorato

Stando a quanto dice il cuoco espatriato nella capitale sono in molti a condividere il suo pensiero e ad appoggiare la linea politica di Putin perché “…Vediamo che il Paese funziona, altro che in Italia. Certo, devi rispettare le regole e, come in tutti i paesi civili, se non le rispetti ti fermano…”.

A sentire queste parole sembra di vedere un mondo totalmente diverso da quello proposto quotidianamente dall’informazione del Bel Paese e, più in generale, dell’Occidente. Con ogni probabilità la verità sta nel mezzo. Ma dove tracciare con precisione la linea? Ognuno tira l’acqua per il proprio mulino, spesso con il solo risultato di alimentare tensioni e ostilità non solo tra i Paesi coinvolti nel conflitto, ma anche tra i comuni cittadini, spinti all’irrazionalità da un’informazione che somiglia sempre più al rumore bianco di una radio non sintonizzata.

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