Faremo di testa nostra, ha detto Conte, adesso alle parole occorre far seguire i fatti. E subito, il tempo stringe.
C’è da essere ottimisti in seguito al vertice tra i leader politici europei svoltosi ieri in videoconferenza? Probabilmente no. L’Europa ancora una volta si è trovata divisa e contrapposta. Ma, cosa più grave, ha dimostrato nuovamente di essere impreparata. La dichiarazione finale emersa del vertice lascia intendere che la strada da percorrere prima di trovare una soluzione che accontenti tutti è ancora tortuosa. La consolidata retorica umanitaria dell’UE non ha potuto nascondere le difficoltà di comunicazioni e la divergenza degli obiettivi tra gli Stati.
“…Faremo tutto il necessario per affrontare questa sfida in uno spirito di solidarietà – riporta il documento di sintesi – invitiamo l’Eurogruppo a presentarci proposte entro due settimane. Queste proposte dovrebbero tener conto della natura senza precedenti dello shock Covid-19 che colpisce tutti i nostri Paesi e la nostra risposta verrà intensificata, se necessario, con ulteriori azioni in modo inclusivo, alla luce degli ultimi sviluppi e al fine di fornire una risposta globale…”.
Ovvero tutto fumo e pochi dati concreti. Questo emerge alla fine dell’incontro telematico. Dato ancor più preoccupante se commisurato al fatto che ogni giorno sono quasi 2000 le persone che periscono nel continente europeo a causa del virus. Aspettare 15 giorni per decretare una strada comune potrebbe essere un atto di piena irresponsabilità.
Sicuramente non è facile interloquire con la Germania di questi tempi. L’unico interesse della Merkel sembrerebbe quello di mantenere la sudditanza economica dei Paesi membri alla Bce, prediligendo strade di debito a quelle della distribuzione. Infatti è stata la stessa Cancelliera ad aver dichiarato che: “…Dal punto di vista tedesco noi preferiamo il Mes, in quanto strumento nato per affrontare la crisi…”. Nulla di che stupirsi. Se non fosse che davanti a tali dichiarazioni cade la maschera dello shock simmetrico. Non dobbiamo dimenticare che il Trattato di Maastricht istituisce la Bce sul modello bancario tedesco. Ed è proprio in tale dimensione che viene concepito l’organo, con lo scopo di perseguire la stabilità dei prezzi. E benché la banca centrale possa inseguire altri obiettivi, il conseguimento di questi ultimi sarà sempre subordinato al vincolo di non mettere a repentaglio la stabilità dei prezzi stessi. Le ripercussioni sulla popolazione le abbiamo elencate già tante volte: principalmente verranno danneggiati i piccoli e medi esercenti con serie ripercussioni sui lavoratori che potrebbero perdere il lavoro o vedersi ridurre lo stipendio, producendo una generale perdita del potere d’acquisto della popolazione.
D’altronde non c’è da stupirsi: l’istituzione europea è stata concepita principalmente per motivi finanziari e con l’obiettivo di riequilibrare il ruolo egemone del dollaro sui mercati mondiali. Di fatto e’ quello che sta perseguendo. Dispiace per gli europeisti che avevano visto in questo progetto un modello meritocratico ed egualitario. Probabilmente si sono sbagliati. L’opposizione alla Germania del premier Giuseppe Conte appare dunque un atto obbligato. Il Primo ministro italiano, infatti, aveva dichiarato che:
“…Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati se li può tenere. L’Italia non ne ha bisogno: abbiamo le carte in regola con la finanza pubblica…”.
Le affermazioni di Conte nascondono l’apprensione per un momento estremamente delicato. La preoccupazione per la regressione post emergenza sanitaria si fa sempre più concreta nella mente degli italiani. A rincarare la dose sulle inquietudini si è aggiunto anche il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Durante il programma DiMartedì il docente universitario ha dichiarato che la liquidità per il pagamento delle pensioni potrebbe arrivare fino a maggio e non oltre. L’apprensione percepita dai quasi 20 milioni di pensionati è stata tale da costringere Tridico, poche ore dopo, a fare retromarcia dichiarando che l’Inps ha tutta la liquidità necessaria per far fronte ai bonus e alle indennità previste dal decreto Cura Italia. E questo, sempre a sentire Tridico, non pregiudicherebbe il pagamento delle pensioni.
Anche queste dichiarazioni, però, appaiono obbligate e prive di certezza. Per l’intero Stivale, oltre al Covid 19, si sta diffondendo il virus della paura e dell’ansia. Le notizie di numerosi supermercati saccheggiati o di proteste spontanee davanti a banche e poste, sono in continuo aumento. Aspettare due settimane è una grande rischio, ma dobbiamo rischiare. Allo stesso tempo, però, dobbiamo essere convinti che nel momento in cui tra 15 giorni le proposte presentate fossero insoddisfacenti, l’unica soluzione rimane la rottura totale con gli obblighi contrattuali con l’UE. Né l’Italia, ne’ la Spagna dovranno fare la fine della Grecia.