Condanna a 12 anni per Giovanni Fontana: agevolò il narcotrafficante Raffaele Imperiale

L’imprenditore avrebbe messo a disposizione del “boss dei Van Gogh” le sue infrastrutture per occultare e trasportare gli stupefacenti.

Napoli – La settima sezione penale del Tribunale di Napoli, presieduta da Marta Di Stefano, ha condannato l’imprenditore Giovanni Fontana a 12 anni di carcere e a una multa di 60mila euro per aver supportato logisticamente il narcotrafficante Raffaele Imperiale, noto come il “boss dei Van Gogh”. La sentenza accoglie le richieste della DDA di Napoli, coordinata dal pm Maurizio De Marco.

Giovanni Fontana, arrestato nel 2022, è stato ritenuto un collaboratore chiave nella rete di Imperiale, nota per la gestione di traffici di cocaina su scala mondiale. Le indagini, coordinate dal pm De Marco, hanno rivelato che Fontana avrebbe messo a disposizione le sue infrastrutture imprenditoriali, tra cui un deposito nel Casertano e una serie di camion, per occultare e trasportare stupefacenti. In particolare, il deposito sarebbe stato utilizzato per nascondere 600 kg di cocaina all’interno di due container diretti in Australia, un’operazione che, secondo le dichiarazioni di Imperiale (divenuto collaboratore di giustizia), avrebbe fruttato a Fontana un compenso di oltre 7 milioni di euro.

Fontana, attivo nel settore dei trasporti e della gestione rifiuti, era già stato coinvolto in un maxi sequestro di beni da 52 milioni di euro nel febbraio 2023, insieme al fratello Michele, per presunti legami con la fazione Zagaria del clan dei Casalesi. Gli inquirenti hanno sottolineato come la sua attività imprenditoriale fosse funzionale alle operazioni illecite di Imperiale, consentendo il movimento di droga attraverso canali apparentemente legali.

Raffaele Imperiale, originario di Castellammare di Stabia, è considerato uno dei più potenti narcotrafficanti al mondo. Soprannominato il “boss dei Van Gogh” per aver acquistato e nascosto due dipinti rubati dal museo di Amsterdam nel 2002, recuperati nel 2016 in una villa stabiese, Imperiale ha gestito un impero criminale che trafficava tonnellate di cocaina tra Sud America, Europa e Oceania.

La sua carriera criminale è iniziata negli anni 2000 con il clan Di Lauro di Secondigliano, per poi evolversi in un’organizzazione autonoma capace di trattare direttamente con i cartelli colombiani. Imperiale, arrestato a Dubai nel 2021, ha scelto di collaborare con la Procura di Napoli nel dicembre 2022, consegnando beni di lusso, tra cui un’isola artificiale a Dubai (“Taiwan”) e 1,8 milioni di euro in Bitcoin. Le sue ammissioni hanno permesso di smantellare parte della rete, portando a condanne come quella di Fontana e di altri collaboratori, tra cui Bruno Carbone (14 anni) e Mario Simeoli (15 anni e 8 mesi).

Nel luglio 2024, Imperiale è stato condannato a 15 anni e 8 mesi con rito abbreviato dal gup Maria Luisa Miranda, una pena superiore alla richiesta di 14 anni e 9 mesi, nonostante la collaborazione. La sua rete utilizzava chat criptate su piattaforme come Sky ECC, decifrate dagli investigatori olandesi e francesi, che hanno fornito prove decisive per i processi

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