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Concentrazione e sterminio: quando la storia si ripete nel silenzio del mondo

Una strategia in cui la popolazione civile viene prima isolata, poi affamata e infine eliminata o decimata. Una tattica ben collaudata nella storia, che oggi si ripete con la stessa brutale efficacia.

Migliaia di civili palestinesi, ridotti alla fame e alla disperazione, si radunano regolarmente in punti prestabiliti per ricevere aiuti umanitari. Ma dietro a ciò che per la stremata popolazione dovrebbe rappresentare la speranza di sopravvivere per un altro giorno, si nasconde spesso una trappola mortale. Convogli attaccati, decine di innocenti colpiti dai cecchini o vittime di bombardamenti, viveri sequestrati o consegne ritardate sino al deterioramento dei generi di prima necessità. La strage di al-Rashid, dove centinaia di persone sono state trucidate mentre sgomitavano per un pugno di farina, ha riportato l’attenzione su un meccanismo storico tanto antico quanto crudele: la tattica di “concentrazione e sterminio”.

Babi Yar, 1941: Il silenzio tra le gole

Il 29 e 30 settembre 1941, nei pressi del burrone di Babi Yar alle porte di Kiev, più di 33.000 ebrei furono sterminati in soli due giorni dai nazisti e dalle forze collaborazioniste locali. Convocati con il pretesto di un “trasferimento” e attratti dal cibo promesso loro. Gli sventurati furono condotti al bordo del burrone, spogliati, fucilati e sepolti in fosse comuni.

La scelta del luogo non era casuale: isolato, facilmente controllabile, privo di vie di fuga. Le vittime furono concentrate in un punto e massacrate in massa. Una strategia che rispecchia le logiche della guerra di annientamento: logorare, isolare, ammazzare.

Ruanda, 1994: Il genocidio in diretta

Tra aprile e luglio 1994, in soli 100 giorni, più di 800.000 Tutsi e Hutu moderati furono massacrati in Ruanda dalle famigerate milizie. In molti casi, le vittime furono spinte a rifugiarsi in scuole, chiese, stadi: luoghi presso i quali venne loro assicurata l’incolumità. In realtà, furono veri e propri punti di raccolta dove i genocidari sapevano di poter agire con efficienza e precisione

La sistematicità del massacro, unita al supporto logistico e propagandistico del governo, rese il genocidio del Ruanda uno degli esempi più crudi di “sterminio organizzato attraverso la concentrazione”.

Il drammatico presente a Gaza

Nella Striscia di Gaza, a distanza di decenni dalle tragedie sopracitate, il meccanismo sembra ripetersi. Civili affamati sono indotti a radunarsi in luoghi di distribuzione per ricevere farina, acqua e medicinali. Ma troppe volte questi luoghi si trasformano in obiettivi sensibili.

I profughi nella Striscia di Gaza

Secondo numerosi rapporti di ONG internazionali e delle Nazioni Unite, sono stati documentati attacchi contro colonne di aiuti e contro folle di civili. La strategia appare chiara: ridurre la popolazione a uno stato di bisogno assoluto, spingerla verso zone prestabilite e colpire quei punti sotto il pretesto di neutralizzare elementi armati tra i civili. Sotto i colpi dell’IDF il tutto diventa inevitabilmente confuso e i civili pagano il prezzo più alto.

La storia che non insegna

Sebbene ogni conflitto sia unico e irripetibile, frutto del contesto storico nonché sociale in cui è maturato, le similitudini nei metodi impiegati durante le tattiche di “concentrazione e sterminio” paiono davvero inquietanti:

La concentrazione come metodo: In tutti i casi, le vittime sono state convogliate in luoghi “sicuri”, dove poi sono state eliminate.

L’uso della necessità: Fame, paura o propaganda sono state sfruttate per spingere le persone verso il proprio sterminio.

La negazione e il silenzio: In Babi Yar si negò per anni il numero reale dei morti. In Ruanda, la comunità internazionale guardò altrove. Oggi, Gaza rischia di diventare l’ennesimo capitolo ignorato della storia.

Memoria e azione

Quello che accade a Gaza non è solo una tragedia umanitaria ma una questione di diritto internazionale, di memoria storica e di responsabilità morale.

L’orrore di Gaza

Le tattiche di concentrazione e sterminio, che la storia ha già tristemente codificato, non possono essere tollerate o ignorate nel presente. Le notizie oggi corrono su ogni dispositivo e ingolfano ogni mass media, gli occhi di tutti sono testimoni di quello che sta accadendo e voltare nuovamente lo sguardo è impossibile. Nonostante ciò la storia sembra tristemente ripetersi; ogni genocidio, come quello a cui stiamo assistendo, inizia con l’indifferenza e prosegue con il silenzio.

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