E’ trascorso più di un quarto di secolo dalla scomparsa di Letizia Teglia, 24 anni, la ragazza ipovedente che lavorava al centralino del tribunale dei Minori di Torino. All’epoca delle prime indagini forse trascurati alcuni particolari investigativi e le dichiarazioni di diversi testimoni.
Borgaro Torinese – Il 30 agosto 1995, come tutti i giorni, Letizia era uscita dall’ufficio a fine turno per poi recarsi all’ospedale di Rivoli per una visita ginecologica. La giovane aveva prenotato un test di gravidanza, poi risultato negativo, direttamente in reparto onde non coinvolgere i genitori. Alla dottoressa che l’aveva visitata la ragazza era apparsa tranquilla e felice, specie dopo i risultati clinici.
Il timore di rimanere incinta derivava da una precedente esperienza assai traumatizzante: Letizia aveva interrotto una gravidanza all’età di 16 anni. L’allora ragazzina aveva avuto la prima esperienza sentimentale con un coetaneo ipovedente come lei. Dopo l’aborto la loro relazione era finita.
Una volta ottenuto il referto Letizia avrebbe dovuto prendere un paio di autobus per recarsi a Borgaro, in provincia di Torino, dove viveva con i genitori. Alle 18.30 un vicino di casa l’avrebbe vista alla fermata dell’autobus mentre aspettava il primo dei due mezzi che l’avrebbe portata a casa. Dalle indagini scattate subito dopo la denuncia di sparizione da parte dei genitori era emerso che i conducenti dei due pullman non avevano visto la centralinista fra i passeggeri, negli orari compatibili con la sua scomparsa. Dunque era facile dedurre che la ragazza avrebbe si atteso uno dei due autobus ma non sarebbe salita a bordo.
Qualcuno l’aveva rapita? Era salita su un’auto di qualcuno che conosceva? Da allora di Letizia Teglia non si avrà più alcuna notizia. Un vero e proprio enigma per gli investigatori, coordinati dal Pm Gabriella Viglione, i quali avviavano le ricerche senza tralasciare alcuna pista. L’inchiesta, però, si presentava molto complessa e non poteva che partire dal profilo della persona sparita.
Letizia sembra una ragazza felice, nonostante serie vicissitudini l’avessero segnata per sempre. La giovane frequentava da qualche mese Daniele, un ragazzo che aveva conosciuto alla scuola per ciechi. Poi la relazione era finita per volontà dell’uomo e Letizia non l’aveva presa bene. Infatti la penultima telefonata, fatta dal telefono a gettoni dell’ospedale di Rivoli, sarà proprio per il suo ex fidanzato al quale aveva chiesto di trascorrere le ferie insieme. Al diniego di Daniele, le cui dichiarazioni agli inquirenti sarebbero state frammentarie e in parte contraddittorie, la ragazza riattaccava. L’ultimo gettone l’aveva riservato per chiamare un paio di volte l’ex maestra elementare suor Delia Bradanini, che non vedeva da anni. Forse voleva confidarle un segreto ma la monaca non rispose mai a quelle telefonate perché pare non fosse in convento.
In seguito più nulla, solo sciacalli e falsi avvistamenti. Poi quella che sembrava una svolta. Dopo 14 anni dalla scomparsa di Letizia, in casa spunta fuori un’audio-cassetta nella quale Letizia racconta di uno stupro. Ma come ha fatto lo stereo, un Tdk 90, a saltare fuori da un cassetto dopo che la polizia aveva messo a soqquadro l’abitazione di famiglia durante una perquisizione e più sopralluoghi?:
”…Ascoltalo subito Emanuele (si riferisce ad un suo ex fidanzato con il quale era stata tre anni, dal 1986 al 1989) – dice Letizia nella registrazione esprimendosi come se fosse in sogno – a letto no…nel mio letto…mi hanno assalita due ragazzi ma io vedevo gli davo calci, sberle…Uno mi ha sollevata per le braccia e l’altro armeggiava con i pantaloni…Io ti chiamavo e chiedevo aiuto…Chiedevo aiuto a delle persone, di chiamare la polizia perché c’era una ragazza violentata e quella ragazza ero io…”.
Letizia si era espressa in maniera soft, forse per non allarmare i suoi congiunti, ma la registrazione non era altro che il racconto di una violenza sessuale subìta alla quale può essere seguito l’omicidio della giovane:
”…Letizia non aveva motivi per fuggire da casa – racconta la mamma Angela Vortici – non solo sono certa che quella voce sia di mia figlia ma non ho dubbi neppure sul fatto che Letizia sia stata violentata. Lo dice chiaramente, riferisce particolari precisi e per un tempo molto lungo. Piange, descrive situazioni circostanziate: alcuni uomini che prima le strappano i pantaloni e poi approfittano di lei. Quella cassetta dura almeno 1 ora, ha un lato A e uno B: impossibile siano solo parole dettate dalla fantasia o dalla suggestione».…”. Il caso è chiuso.