Chi ha ucciso Marzia Capezzuti?

La giovane, con problemi psichici, sarebbe stata “spremuta” come un limone sino alla fine. I vicini di casa avrebbero denunciato violenze e maltrattamenti a diverse associazioni che tutelano le donne senza ottenere risposta. Gli indagati respingono al mittente tutte le accuse. Con autopsia e comparazione Dna si potranno chiarire molti particolari.

Pontecagnano Faiano – Autopsia rinviata sul cadavere della donna rinvenuta in un casolare abbandonato tra Pontecagnano Faiano e Montecorvino Pugliano. Il corpo senza vita, scoperto il 24 ottobre scorso in avanzato stato di decomposizione, potrebbe essere quello di Marzia Capezzuti, la  giovane di 29 anni, sparita l’1 giugno 2021.

Marzia Capezzuti prostrata e con evidenti segni di violenza sul corpo

Nel frattempo uno dei legali degli attuali indagati ha chiesto di procedere con l’incidente probatorio, di fatto bloccando l’esecuzione dell’esame autoptico e le procedure per la comparazione del Dna. La difesa, di contro, ritiene più utile l’anticipazione della prova, con la nomina di un perito come soggetto terzo che faccia da sintesi tra l’ipotesi della Procura e quelle dei difensori degli indagati. Ci saranno dieci giorni di tempo per formalizzare la richiesta.

Il 31 ottobre scorso tutti gli avvocati, compreso Nicodemo Gentile, il legale che rappresenta la famiglia Capezzuti, erano stati convocati in Procura dal Pm Lucia Vivaldi per l’avviso di accertamento tecnico e la nomina di un consulente a cui affidare l’esecuzione dell’autopsia:

”…Abbiamo 10 giorni di tempo adesso per formalizzare questa istanza e la nomina di un consulente terzo – ha detto l’avvocato Gentile in tanti sapevano, ci sono diverse segnalazioni; duole il cuore perché c’è stata l’indifferenza che ha ucciso più di tutto…”.

Nicodemo Gentile

Sette sono le persone a piede libero iscritte nel registro degli indagati. Cinque delle quali sono parenti dell’ex fidanzato della vittima, Alessandro Vacchiano, 42 anni, morto ammazzato a Scampia nel 2019, e due amici. Sono accusati di omicidio volontario, occultamento di cadavere e reati connessi Barbara Vacchiano, 46 anni, sorella del defunto Alessandro; il compagno Damiano Noschese, di 36, il figlio Vito Vacchiano, di 20 ed S.N. di 15 (procede il tribunale dei Minori) oltre agli amici Gennaro Pagano e Gennaro Merola. Mentre per Annamaria Noschese, sorella di Damiano, si procede per maltrattamenti, sequestro di persona e utilizzo indebito di carte di credito.

La famiglia Vacchiano-Noschese, anche attraverso un’intervista in tv, ha reiterato la propria estraneità ai fatti rimanendo convinta che Marzia sia fuggita di sua volontà dalla loro casa di via Verdi. Ma alcune testimonianze, rese agli inquirenti, parlano di gravi responsabilità a carico delle persone che hanno ospitato la povera Marzia.

L’abitazione di via Verdi a Pontecagnano

Gli stessi militari, dopo il rinvenimento della  salma, avevano di nuovo interrogato i vicini di casa che giurano di avere assistito ad episodi di inaudita violenza in danno della giovane vittima all’interno dell’abitazione degli odierni indagati. Fra questi ci sarebbe anche la deposizione di Daniela, madre di un bambino, ex moglie di Alessandro Vacchiano, che avrebbe subito violenze e maltrattamenti nell’abitazione di via Verdi prima di essere “salvata” dai suoi parenti.

La vicenda prende origine dalla fuga di Marzia da Milano per raggiungere il fidanzato Alessandro a Pontecagnano. Dopo la morte dell’uomo la giovane sarebbe rimasta nell’abitazione della sua famiglia e Barbara Vacchiano pare lo avesse comunicato ai genitori della poveretta. Marzia però era già scomparsa da una comunità a Milano nel 2015. Ma due anni dopo pare che la stessa giovane si fosse recata già una prima volta a Pontecagnano dove sembra conoscesse diverse persone.

Il casolare dove é stato ritrovato il cadavere

Alcune di queste, note alla polizia, sarebbero state fermate ad un posto di blocco in compagnia della ragazza milanese ed uno degli uomini a bordo dell’auto l’avrebbe presentata ai militari come la propria fidanzata. Poi la faccenda si complica e per Marzia sarebbe iniziato un periodo nero prima con il suo compagno Alessandro e poi con la famiglia di lui. A questo punto interviene un altro testimone, tale Paolo, zio di Daniela, che in tv  rivela particolari agghiaccianti:

”…Pretendeva che chiedesse l’elemosina – racconta il testimone su Rai 1 riferendosi a Marzia Capezzuti – e si doveva prostituire per soldi. Lei era una bella ragazza ma lui violentissimo e drogato, cercava sempre soldi. Faceva cosi anche con mia nipote. Una volta alla stazione ero in macchina e ho visto lui che picchiava la ragazza (Marzia): mi sono fermato, le ho dato dei fazzolettini e le ho detto di andare dai carabinieri ma lei non ha voluto…”.

Daniela, la ex moglie di Alessandro durante un’intervista in tv

L’ipotesi più accreditata è quella che Marzia sarebbe soggiogata prima dal fidanzato Alessandro, che l’avrebbe fatta prostituire per ricavare i soldi con cui acquistare la droga. L’uomo avrebbe anche costretto la disabile a chiedere l’elemosina sempre per gli stessi motivi. Dopo la sua morte Marzia sarebbe rimasta in casa della sorella dell’uomo all’interno della quale avrebbe subito ogni sorta di maltrattamenti e pressioni affinché continuasse la squallida vita di prima. Con il suo bancomat qualcuno avrebbe prosciugato il suo conto corrente della vittima in cui l’Inps versava ogni mese circa 800 euro di pensione per invalidi.

Poi Marzia sarebbe salita a bordo di un’auto in compagnia di Barbara e Vito prima di far perdere le proprie tracce. Almeno cosi affermano i vicini di casa. Vero o falso?

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