L’uomo proteggeva l’ambiente e gli animali ed era un deciso nemico della cementificazione selvaggia e dell’attività venatoria che, in quella zona, conta decine di appassionati. Fra questi anche numerosi bracconieri. Mauro è stato tolto di mezzo da qualcuno che ha agito con rabbia e determinazione e con l’intento di commettere un omicidio. In zona però sembra ci siano più persone che sanno come sono andate le cose.
Zovoncedo – Tre colpi di fucile dritti al cuore hanno posto fine all’esistenza solitaria di Mauro Pretto, eremita ambientalista di 47 anni, freddato sulla soglia di casa il 12 maggio 2017. Dopo quasi cinque anni il suo assassino è rimasto ignoto.
L’uomo era stato ritrovato privo di vita da un passante che ne aveva intravisto il cadavere davanti all’ingresso dell’abitazione di via Gazzo 14, alla estrema periferia di Zovoncedo, in provincia di Vicenza. Da una prima ricognizione cadaverica l’uomo presentava diverse ferite d’arma da fuoco riconducibili ad un fucile da caccia calibro 12, caricato a pallettoni, i cui colpi da “cinghiale” sarebbero stati esplosi a distanza ravvicinata senza lasciare scampo alla vittima che sarebbe morta quasi subito.
Probabilmente senza accorgersi del suo assassino, forse appostato sin dalla notte prima dietro qualche albero del bosco antistante il vecchio edificio rurale. I carabinieri avviavano le indagini, coordinate dal Pm Maria Elena Pinna, avvalendosi dei rilievi scientifici del Ris di Parma che, però, non approdavano a nulla di concreto per quanto attiene il movente ed il responsabile, o i responsabili, dell’omicidio.
Subito dopo il trasporto del cadavere in obitorio pare che un testimone, conoscente della vittima, abbia riferito agli investigatori di aver visto un’auto, forse un’Alfa Romeo 159, arrivare alle prime luci dell’alba davanti all’abitazione di Pretto. Dall’auto sarebbe sceso un uomo che avrebbe proseguito a piedi sul viottolo che porta all’abitazione dell’uomo poi morto ammazzato.
La testimonianza pare sia servita a poco come, del resto, altri indizi talmente deboli che a nulla sono serviti agli inquirenti per quanto attiene l’identificazione del killer che ha ammazzato il povero ambientalista solitario la cui orrenda fine aveva scosso l’intera comunità dei Colli Berici.
L’uomo, la sera prima della tragedia, aveva trascorso diverse ore al bar Kamasutra in compagnia dei soliti amici. Poi era tornato a casa dove sarebbe stato ucciso intorno alla mezzanotte. Mauro Pretto era considerato una persona mite e generosa, che qualche volta alzava i toni ma solo dopo aver bevuto un bicchiere di troppo senza creare mai problemi.
Paolo, conosciuto anche con l’appellativo di Lupo Grigio, amava il bosco e lottava per difendere gli alberi dal disboscamento selvaggio e le aree verdi dalla cementificazione. Viveva in solitudine, aveva scelto la pace e la tranquillità e tornava in paese solo per necessità. La sua fidanzata, Annamaria Giro di 47 anni, era rimasta nella sua casa mentre l’uomo non se l’era sentita di seguirla ovvero di abbandonare quella natura incontaminata a cui era tanto affezionato.
Qualche volta Mauro avrebbe litigato con un paio di cacciatori perché amava tutti gli animali e non permetteva a nessuno di fargli del male. Qualcuno, però, forse innervosito dal comportamento dell’ecologista “radicale” avrebbe pensato di toglierlo di mezzo facendo una cortesia anche a chi avrebbe visto l’uomo come un nemico per via di quella sua passione di proteggere fauna e flora da certi interessi economici:
”…Caratterialmente non era semplice però non ho mai conosciuto una persona che amava e rispettava così tanto l’ambiente – racconta un amico del bar – la sua scelta di isolarsi era proprio per stare lontano dal caos dalla confusione e da questo mondo consumistico portato all’estremo. Questo è ciò che diceva. Infatti era andato in quel posto dove abitava con una tenda circa 15 anni fa, poi ha portato lì la sua casetta di legno che aveva in un altro bosco. E quattro sassi che non erano ancora una casa in mezzo ai rovi sono diventati un piccolo eden dove c’erano galline, oche, faraone, capre, muli ed altri animali. Ha pianto quando hanno ucciso il maiale per farne dei salami, poi non ha più voluto farlo. Un vero naturalista che odiava le etichette. Poi con i lavoretti saltuari non ci stava più dentro ha dovuto lasciare gli animali tenerne pochi e tornare a lavorare in fiera dal fratello. Ma era qui che voleva rimanere…”.
All’epoca dei fatti la fidanzata Annamaria aveva detto di avere fiducia negli investigatori ma senza alcun elemento concreto la morte di Mauro Pretto rischia di rimanere un caso insoluto. A meno che qualcuno, e pare ce ne siano di persone che sanno, non decida di prendere la strada che porta alla caserma dei carabinieri e spiattellare la verità.