Sergio Resinovich chiede sanzioni per “errori gravi” nella prima autopsia. Il marito, indagato per omicidio, si difende: “Non mi nascondo”.
Trieste – Il giallo di Liliana Resinovich, la 63enne triestina scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata morta il 5 gennaio 2022, si arricchisce di nuovi capitoli. Sergio Resinovich, fratello della vittima, ha annunciato di aver denunciato all’Ordine dei Medici i due consulenti della Procura di Trieste che eseguirono la prima autopsia, accusandoli di “errori, omissioni e contaminazione dei reperti” che avrebbero ostacolato la verità per oltre tre anni. Intanto, Sebastiano Visintin, marito di Liliana e indagato per omicidio dall’11 aprile 2025, è rientrato a Trieste dopo un breve soggiorno in Austria. Intervistato da Mattino 5, ha ribadito la sua disponibilità alle indagini, negando ogni coinvolgimento e spiegando il ritrovamento di coltelli nella sua auto.
Sergio Resinovich non si arrende. Convinto che la sorella sia stata vittima di un “vigliacco e brutale femminicidio”, ha deciso di denunciare all’Ordine dei Medici il professor Fulvio Costantinides e il radiologo Fabio Cavalli, autori della prima perizia medico-legale del 2022. In un’intervista all’Ansa, Sergio ha definito il loro lavoro “negligente” e “gravemente inescusabile”, citando “troppi errori, omissioni e contaminazione dei reperti” che avrebbero ritardato l’accertamento della verità. La relazione iniziale, che propendeva per il suicidio, è stata smontata dalla super perizia del 2025, firmata da Cristina Cattaneo, Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone e Stefano Vanin, che indica un’asfissia meccanica esterna, compatibile con un omicidio. Sergio chiede che l’Ordine valuti sanzioni e che vengano sentiti esperti come il professor Vittorio Fineschi, la professoressa Cattaneo e il dottor Raffaele Barisani, consulenti di parte, per chiarire le discrepanze tecniche. “Mia sorella merita rispetto”, ha concluso, sottolineando il dolore di tre anni di incertezze.
Sebastiano Visintin, 72 anni, ex fotoreporter e principale indagato per l’omicidio di Liliana, è tornato a Trieste, dopo essersi allontanato sabato 12 per un soggiorno in Carinzia, Austria. “Non sto bene, ero in montagna a riposarmi”, ha dichiarato a Mattino 5, riferendosi alla sua attività di arrotino e al dolore per la perdita della moglie: “Liliana manca tanto”. Riguardo alle indagini, ha ribadito: “Sono a disposizione, non mi nascondo”. Visintin ha poi commentato il ritrovamento di coltelli nell’auto di Liliana, parcheggiata sotto casa: “Non sono miei. Un vicino me li ha lasciati per affilarli, come fanno in molti. Li ho visti solo ieri sera, rientrando tardi”. Durante una perquisizione domiciliare dell’11 aprile, le forze dell’ordine hanno sequestrato centinaia di coltelli, forbici e guanti, alimentando sospetti. I legali di Visintin, Paolo Bevilacqua e Serena Obizzi, minimizzano: “Nessuna novità legale, aspettiamo sviluppi”.