Caso Macchi: Binda risarcito per il carcere ingiusto ma con lo sconto, 30% in meno

L’uomo passò 40 mesi dietro le sbarre con l’accusa di omicidio. Le statistiche sugli innocenti e come funziona il risarcimento.

Varese – Oltre il danno da ingiusta detenzione, la beffa. Stefano Binda tra il 2016 e il 2019 trascorse oltre 40 mesi in carcere, accusato dell’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa di 21 anni accoltellata a morte nei boschi di Cittiglio, nel varesotto, tra il 5 e il 6 gennaio1987. Condannato in primo grado, venne scarcerato dopo oltre tre anni con l’assoluzione in Appello, sentenza poi confermata dalla Corte di Cassazione. Allora i suoi legali, come da procedura, chiesero un equo indennizzo per l’ingiusta detenzione patita da Binda, oggi 57enne. Ebbene, per il carcere ingiusto il risarcimento c’è, ma con lo sconto. Il 30% in meno.

La cifra era stata stimata in 303mila euro dalla corte di Appello, ma la Cassazione aveva bloccato tutto perché, a detta dei giudici, Binda avrebbe avuto durante il processo una condotta non consona per le sue dichiarazioni confuse. Per i giudici infatti da imputato avrebbe reso “dichiarazioni contorte ed evasive”, tenendo “un comportamento negligente che avrebbe contribuito, in parte, all’erroneo convincimento della sua colpevolezza”. Da qui la decisione di questi giorni da parte della Corte d’Appello di Milano di riaccogliere la richiesta riconoscendo a Binda solo 212 mila euro, cioè il 30% in meno di quelli chiesti allo Stato dagli avvocati di Binda, che ora valuta il ricorso.

Stefano Binda

L’ammontare del risarcimento per ingiusta detenzione come viene calcolato? Per il conteggio dell’indennizzo è necessario prendere in considerazione più parametri, quali la durata e modalità del periodo di privazione della libertà, la mancanza di elementi di colpa e le eventuali conseguenze personali e psicofisiche che possono essersi presentate o che potrebbero presentarsi. L’ammontare massimo risarcibile è di 516.456,90 euro e si raggiunge moltiplicando la somma che viene attribuita a ciascun giorno di ingiusta detenzione (235,82 euro) per la massima durata della custodia cautelare in carcere (che corrisponde a 6 anni).

Ma quanti sono gli errori giudiziari e i casi di ingiusta detenzione? Quanti ogni anno finiscono in carcere o agli arresti domiciliari, salvo poi rivelarsi innocenti? Quanto spende lo Stato per risarcirli e quanti ottengono l’indennizzo del castigo subìto? L’associazione Errorigiudiziari.com, fondata più di 25 anni fa dai giornalisti Valentino Maimone Benedetto Lattanzi, approfondisce il fenomeno in Italia e scatta giorno dopo giorno la fotografia più attendibile degli innocenti che finiscono in manette. Gli ultimi dati pubblicati sul sito dell’associazione e aggiornati al 31 dicembre 2022 fanno impallidire. Tra le vittime di ingiusta detenzione e quelle di errori giudiziari dal 1991 al 2022 i casi sono stati 30.778: in media, poco più di 961 l’anno. Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 932 milioni 937 mila euro e spiccioli, per una media di poco inferiore ai 29 milioni e 200 mila euro l’anno.

“Il contatore del 2022 – fa notare Errorigiudiziari.com – ha segnato ben 547 casi tra ingiuste detenzioni ed errori giudiziari (-25 rispetto all’anno precedente). In notevole crescita, invece, la spesa complessiva per indennizzi e risarcimenti: poco meno di 37 milioni e 330 mila euro, oltre 11 milioni e mezzo in più rispetto al 2021. Ma è la casistica dell’ingiusta detenzione a far emergere l’allarmante fenomeno: dal ‘92 al 2022, si sono registrati 30.556 casi, in media oltre 985 innocenti in custodia cautelare ogni anno. Il tutto per una spesa che supera gli 846 milioni e 655 mila euro in indennizzi, per una media di circa 27 milioni e 311 mila euro l’anno. Nel 2022 i casi di ingiusta detenzione sono stati 539, per una spesa complessiva in indennizzi di cui è stata disposta la liquidazione pari a 27 milioni 378 mila euro.

Per quanto riguarda le statistiche sugli errori giudiziari veri e propri, dal ‘91 al 2022 il totale è di 222, con una media che sfiora i 7 l’anno. La spesa in risarcimenti è salita a 86.206.214 euro (pari a una media appena inferiore ai 2 milioni e 694 mila euro l’anno). Se invece consideriamo soltanto il 2022, da gennaio a dicembre gli errori giudiziari sono stati in tutto 8: uno in più rispetto all’anno precedente. Per il secondo anno consecutivo il dato complessivo relativo agli errori giudiziari resta sotto la soglia psicologica di 10.

Un occhio, infine, alla spesa totale in risarcimenti per errori giudiziari. Il 2022 ha visto schizzare clamorosamente questa voce di spesa: 9 milioni e 951 mila euro, oltre 7 volte in più rispetto allo scorso anno. “Ma a questo proposito è corretto ricordare – rileva Errorigiudiziari.com – che i criteri di elaborazione dei risarcimenti sono molto più discrezionali e variabili rispetto a quelli fissati invece dalla legge per l’ingiusta detenzione”.

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