Femminicidi tentati e consumati sono in netto aumento. Alle prime avvisaglie, senza indugi, si deve ricorrere alle forze dell'ordine. Attendere, spesso, significa morire.
Casandrino – Mentre i femminicidi si susseguono incessanti in questo primo scorcio dell’anno c’è anche chi si salva dal compagno aguzzino denunciandolo. L’uomo è finito in galera ma da dietro le sbarre la minaccia di morte giurando che l’ammazzerà una volta uscito dal carcere.
E’ una vicenda terribile quella vissuta da Caterina Stellato, 40 anni, madre di tre figli, originaria di Frattamaggiore. In 25 anni di unione con l’ex compagno ne ha passate di tutti i colori. Botte, maltrattamenti, violenze e minacce erano il pane quotidiano in quella famiglia che si è dissolta per colpa di un uomo dal carattere brutale e prevaricatore.
Poi Caterina non ne ha potuto più ed ha preferito fuggire da quella realtà che prima o poi l’avrebbe condotta nella tomba. La donna ha deciso di reagire anche per il bene dei suoi figli ed è fuggita dai suoi genitori denunciando l’artefice di tutti i suoi guai. Antimo Carrera, 45 anni, è finito in carcere non prima di aver preso d’assalto la casa dove si era nascosta la donna con i suoi tre figli.
Una telecamera di sorveglianza ha ripreso il balordo mentre tentava di arrampicarsi sul tubo di scarico di una grondaia che si rompeva per il troppo peso facendo cadere per terra Carrera che iniziava a inveire contro la donna.
L’uomo tentava poi di distruggere la telecamera ma subito dopo veniva bloccato dalla polizia. Il 27 aprile prossimo il presunto aguzzino dovrà rispondere anche di lesioni nei riguardi di uno zio di Caterina Stellato, di violenze nei riguardi di un avvocato e di aver quasi distrutto l’ufficio degli assistenti sociali. Una volta tradotto in carcere l’operaio ha avuto ancora il coraggio di minacciare la moglie giurando di ammazzarla una volta uscito di galera:
”…Ero arrivata al limite della sopportazione, non ce la facevo più, veramente – racconta Caterina Stellato – l’ho denunciato per amore dei miei figli perché loro, ancor prima di me, non meritano di vedere tutto quello che il padre ha fatto alla propria mamma, a cominciare dalle parolacce e finendo con le botte. Sono bambini e hanno diritto alla loro infanzia ed io ho fatto questa cosa proprio per loro e anche per me, perché non ce la facevo proprio più, era diventato un continuo, giorno e notte, giorno e notte…
…Ero diventata il suo giocattolo, quando voleva giocare ci giocava, quando lo voleva rompere lo rompeva, il mio livello di autostima era a zero, psicologicamente non mi sentivo bene, fisicamente neanche e, nonostante ciò, andavo al lavoro, portavo avanti una casa, accudivo tre bambini e tutto il resto. Alla fine mi sono detta: basta! Io devo difendere la mia vita, la vita è mia, non deve essere sua, basta! È stata sua per fin troppo tempo, per 25 anni è stata sua, adesso me la riprendo. Mi devo riappropriare della mia vita, della mia dignità e devo crescere i miei figli, lo devo fare per loro…”.
Il copione è sempre lo stesso, purtroppo. Prima le violenze, le accuse di tradimento, le botte, poi un apparente pentimento, falso, per poi tornare agli insulti, a calci e pugni. Per finire in ospedale con la testa rotta e i segni delle percosse su tutto il corpo:
”…Lui mi picchiava di giorno, mi picchiava di notte, a volte veniva pure dove io lavoravo – aggiunge Caterina – dovevo scendere giù, mi faceva salire in macchina, mi picchiava anche durante le ore di lavoro. Nel 2015 ero disperatissima, lui era lì, tutti i giorni a picchiarmi, mi strappava i capelli dalla testa tanto che io li tagliai corti corti, presi una forbice e tagliai i capelli cortissimi…
…Poi con un occhio nero, con la testa rotta, lasciai tutto e tutti, salii su un treno, senza soldi, senza documenti, come una vagabonda… Feci questa cosa proprio per farlo riflettere. Lui la smise per un mesetto poi ricominciò di nuovo, io già da allora lo dovevo denunciare…”.
Mamma e figli al momento sono al sicuro. Per lo meno sino a quando il galantuomo non uscirà dal carcere. E poi?
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