Carceri: cappellani del Triveneto, più risorse anche umane contro la crisi del sistema

L’appello dei sacerdoti che richiamano le parole di Papa Francesco e di Mattarella. “Il carcere mantenga la propria funzione rieducativa”.

Roma – “Rinnoviamo in modo unanime l’appello alla comunità ecclesiale e civile e alle istituzioni perché siano messe in atto tutte le strategie possibili, con risorse umane ed economiche e soluzioni giuridiche alternative, per fronteggiare in modo adeguato e duraturo la crisi attuale del sistema penitenziario”. Così i cappellani delle carceri del Triveneto.

In una nota sottolineano che “queste iniziative, se promosse in modo sinergico, avrebbero un sicuro effetto positivo sia sulla popolazione carceraria, spesso ristretta in situazioni limite, sia sul personale, sempre più oberato da molteplici emergenze”. I cappellani, facendo riferimento a suicidi e sovraffollamento, chiedono alle istituzioni “di intervenire affinché il carcere mantenga la sua funzione rieducativa”. I cappellani rilanciano le parole e l’invito di papa Francesco affinché “si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria così che la vita sia sempre degna di essere vissuta”.

Tali parole, unite a quelle del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“C’è bisogno di una risposta al sovraffollamento carcerario e al numero dei suicidi in carcere ed è indispensabile affrontare tutto questo con urgenza”), esortano tutti, secondo i cappellani delle carceri del Triveneto, all’impegno affinché il carcere mantenga la propria funzione rieducativa. Un tema e un ambiente, quello del carcere, sul quale la Chiesa di Trento sta investendo molte energie, sia sul fronte della sensibilizzazione comunitaria sia con una presenza stabile come cappellano di un prete diocesano, don Mauro Angeli, e una costante presenza dei volontari Caritas attivi con il “progetto carcere” sostenuto anche dai fondi dell’8Xmille.

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