La temperatura del pianeta quest’anno ha raggiunto livelli mai visti prima: 0,65 gradi più della media del periodo 1991-2020. Gli strumenti per evitare il disastro ci sono, ma i governi preferiscono non decidere.
Roma – Mentre la politica non decide, il cambiamento climatico continua a produrre danni. Sembra un paradosso parlare di caldo, mentre ancora una volta la pioggia sta procurando danni, con esondazioni di fiumi, soprattutto in Romagna. Eppure, secondo “Copernicus”, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, il caldo di quest’anno ha raggiunto livelli come mai finora, da quando le temperature sono monitorate con regolarità. Infatti, è stata di 0,65 gradi centigradi maggiore della media del periodo 1991-2020. Questi dati sono stati confermati dall’“Organizzazione Meteorologica Mondiale” (OMM), l’agenzia mondiale per la Meteorologia, e da “Met Office”, il servizio meteorologico del Regno Unito.
Come ha sottolineato il segretario generale dell’ONU: “Il pianeta ci sta dicendo delle cose, ma noi voltiamo il capo dall’altra parte, fingendo di non sentire. Ogni anno i record aumentano e i disastri sono all’ordine del giorno. Bisogna darsi da fare subito, altrimenti sarà troppo tardi”. Non è la prima volta che il segretario dell’ONU ammonisce la comunità internazionale a mettere in atto provvedimenti contro le emergenze.
Per la cronaca, l’ONU è un’organizzazione internazionale fondata nel 1945 la cui missione è di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, sviluppare relazioni amichevoli tra le Nazioni, promuovere migliori condizioni di vita, il progresso sociale e la tutela dei diritti umani. Finora tutte queste intenzioni sono rimaste tali, visto le guerre sparse per il mondo e gli ammonimenti del segretario sono caduti nel vuoto, in quanto chi deve ascoltare sembra soffrire di sordità acuta.
In dettaglio, Copernicus ci ha informato che la temperatura media globale dello scorso mese di maggio è stata di 1,52 gradi centigradi superiore all’era pre-industriale. Nell’ultimo mese c’è stato mediamente 1,63 gradi centigradi superiore in confronto al periodo in cui il consumo di petrolio, gas e carbone non era ai livelli attuali. In un comunicato, Copernicus ha precisato che la sequenza manifestatasi è clamorosa, ma fino a un certo punto. Non sorprende più di tanto e, l’aspetto più nefasto è costituito dal fatto che, pur rallentandola, la tendenza del cambiamento climatico resterebbe inalterata.
Ma se si sta vivendo in un’epoca senza precedenti, è altrettanto vero che ci sono strumenti per agire come mai nella storia dell’umanità. Dal 3 al 13 giugno scorsi a Bonn, presso UN Climate Change, si sono tenuti gli incontri dell’ONU sul clima (formalmente chiamati 60esima sessione degli Organi Sussidiari, SB60). Si tratta di lavori preparatori in vista della “Conferenza mondiale sul clima, Cop 29”, che si terrà nel mese di novembre a Baku, in Azerbaigian.
Ma mentre i medici studiano il caso, il paziente muore, come recita un antico motto popolare. Mentre si cerca di mettere in campo delle soluzioni, un recente studio sul “carbon budget” trasmette nuove preoccupazioni. Con questo termine si intende la quantità di gas ad effetto serra che si può ancora diffondere nell’aria prima di andare oltre la soglia indicata dall’ “Accordo di Parigi”. Com’è noto, è un trattato internazionale stipulato tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, riguardo alla riduzione di emissione di gas serra, raggiunto il 12 dicembre 2015 e riguardante il periodo a decorrere dal 2020.
Ovvero, la necessità di raggiungere il picco delle emissioni globali di gas a effetto serra entro il 2025 e di una loro riduzione del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019, al fine di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ºC. Ma si potrebbe già andare oltre questa quota nel giro di 10 anni, come prevede un recente studio pubblicato da “Earth System Science Data (ESSD)”, una rivista internazionale e interdisciplinare per la pubblicazione di articoli su dati di ricerca originali, promuovendo il riutilizzo di dati di alta qualità a vantaggio delle scienze del sistema Terra.
Nel decennio 2013-2022, le emissioni sono state pari a 53 miliardi di tonnellate, nel prossimo decennio potrebbero essere raggiunti i 2,8 gradi centigradi. Non ci resterebbe che recitare il “de profundis”!