CALTANISSETTA – MONTANTE TER: FRA GLI INDAGATI PER CORRUZIONE GIUSEPPE LUMIA E ROSARIO CROCETTA

Il sistema criminale messo a punto da Antonello Montante poteva (e forse può ancora) contare su decine e decine di persone fra dipendenti e funzionari delle forze dell'ordine, politici collusi e imprenditori conniventi. Continuano le inchieste e i processi.

Caltanissetta – È una sfilza di nomi noti quella che emerge dal fascicolo 1684/18, ovvero l’inchiesta-ter sul cosiddetto “Sistema Montante”.

Non si è dunque fatto in tempo a chiudere un’inchiesta (la bis) che i Pm hanno dovuto immediatamente aprirne una terza.

Se nel fascicolo 1683/18, la “Montante-bis”, figuravano già nomi importanti, quali l’ex Presidente di Sicindustria Giuseppe Catanzaro, lo stesso Antonello Montante, l’ex presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e i suoi ex assessori Mariella Lo Bello e Linda Vanchieri  (per un numero di indagati pari a 13), nell’inchiesta-ter vediamo comparire anche l’ex senatore Giuseppe Lumia, già presidente della Commissione parlamentare Antimafia, in compagnia dei già noti Montante, Crocetta, Catanzaro e di Carmelo Turco, tutti accusati di corruzione.

Antonello Montante

Tra gli altri nomi Letterio Romeo e Massimo Michele Romano accusati di false informazioni al Pubblico Ministero.

Salvatore Graceffa, sovrintendente della polizia di Stato e Diego Perricone Di Simone, ex capo della sicurezza di Confindustria, sono invece indagati per accesso abusivo al sistema informatico, insieme all’onnipresente Antonello Montante.

I Pm Davide Spina e Claudia Pasciuti, coordinati dal procuratore aggiunto Gabriele Paci, hanno giustappunto chiuso le indagini dell’inchiesta bis e si apprestano a richiedere il rinvio a giudizio per gli indagati, mentre ancora non si conosce l’esito del procedimento per il “fascicolo-ter”, in cui i nomi già citati risultano essere indagati per fatti diversi da quelli riportati nell’inchiesta-bis ma l’ipotesi sarebbe quella di associazione a delinquere.

Il procuratore aggiunto Gabriele Paci

Montante è già stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 14 anni e 6 mesi: il suo impero economico si basava su una fitta rete di informatori tra cui personaggi appartenenti forze dell’ordine, politici ed imprenditori.

Beppe Lumia era già stato iscritto nel registro degli indagati nel 2014, ma nel luglio 2018, quando la notizia ebbe vasta eco mediatica, la sua posizione veniva stralciata. Di fatto il suo nome non compare agli atti dell’inchiesta, né nel processo. Alla luce di queste considerazioni potrebbe dunque profilarsi l’archiviazione.

All’epoca dei fatti che riguardano l’ex senatore, nell’ottobre 2020 Gaetano Armao, assessore all’Economia, depose come testimone a Caltanissetta, parlando proprio di Lumia.

“…Sono convinto che c’era un sistema Lumia – disse l’assessore nel corso della deposizione – e non un sistema Montante ascrivibile al senatore Beppe Lumia Ho subito le pressioni del senatore Beppe Lumia…”, proseguiva Armao rispondendo alle domande del Pm Maurizio Bonaccorso, “…Ovviamente sempre rispedite al mittente. Ci furono varie vicende che hanno visto il senatore Lumia interferire con l’attività del governo regionale, non nell’interesse della politica generale ma quasi come una copertura politica che si voleva dare a questa o quella iniziativa…”.

Gaetano Armao

Armao aveva poi raccontato dell’episodio riguardante l’impresa automobilistica di Macchia d’Isernia, di proprietà dell’imprenditore Massimo Di Risio. Quest’ultimo avrebbe illustrato i progetti che voleva sviluppare a Termini Imerese e l’allora presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, avrebbe chiesto approfondimenti per capire con che tipo di persona dovessero trattare.

Armao, dopo un’attenta verifica, veniva a sapere che ”si volevano destinare fondi Irfis per milioni di euro a quest’azienda e io mi opposi”. Successivamente fonti bene informate gli avrebbero riferito che Lumia e Montante si sarebbero imbestialiti alla sua opposizione.

Descrivendo Lumia, Armao disse senza mezzi termini di aver sempre percepito in lui “…Qualcuno che voleva dare patenti di mafiosità o non mafiosità, legalità o non legalità. Ad un certo punto Montante e Lumia, mi riferì il senatore Pistorio, si erano recati da Lombardo per farmi rimuovere dall’incarico. Non ero funzionale a un disegno, anzi, ero considerato un ostacolo. Ma Lombardo non mi rimosse…”.

Con un passato politico che comincia nel 1994, anno in cui viene eletto deputato nel collegio maggioritario di Termini nella lista dei Progressisti, Lumia passa poi ai Democratici di Sinistra (elezioni 2001, in cui riconferma il seggio); successivamente si presenta con l’Ulivo, dopodiché il partito confluisce nel Partito Democratico, dal quale Lumia viene escluso nel 2018.

Gli indagati nell’inchiesta Montante 2018

È stato Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia dal 2000 al 2001.

Nel 2005 il pentito Francesco Campanella dichiara agli inquirenti che Lumia avrebbe ricattato il Sindaco di Bagheria, Pino Fricano, accusa che l’ex senatore ha sempre smentito.

Nel 2011 il suo addetto stampa lo denuncia al Tribunale del Lavoro di Palermo, accusandolo di averlo costretto a lavorare in nero, ma il giudice rigettò il ricorso del giornalista e lo condannò al pagamento delle spese legali.

Il sistema Montante si è presto trasformato in “Pianeta Montante” ma è ancora presto per comprenderne i risvolti e scoprire tutti i meccanismi dell’organizzazione i cui sodali, numerosissimi, sono venuti alla ribalta delle cronache solo in parte. Forse, addirittura, una piccola parte. 

 

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