corte dei conti

“Buona fede” presunta per i politici: l’emendamento che divide sulla riforma della Corte dei Conti

Fratelli d’Italia propone uno “scudo” per i titolari di cariche pubbliche. Gratteri: “Possono fare quello che vogliono senza responsabilità”.

La riforma della Corte dei Conti si arricchisce di un nuovo capitolo controverso con l’emendamento presentato dai deputati di Fratelli d’Italia Luca Sbardella e Augusta Montaruli. La proposta introduce una presunzione di buona fede per i titolari di organi politici che potrebbe cambiare radicalmente il sistema di responsabilità per danno erariale nel nostro Paese.

Il meccanismo della “presunzione di buona fede”

Il cuore dell’emendamento risiede in un principio apparentemente semplice ma dalle conseguenze dirompenti: la buona fede dei politici, a tutti i livelli, a partire da quelli locali, nella firma di atti si “presume fino a prova contraria” – ad eccezione dei casi di dolo – se adottano atti “vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi”.

Augusta Montaruli

La normativa attuale già prevedeva alcune tutele per gli amministratori pubblici ma l’emendamento amplia considerevolmente questo “scudo”. In “buona fede” sarebbero tutti i politici che hanno approvato atti non solo “di competenza” degli uffici tecnici ma che sono stati “proposti, vistati o sottoscritti” dai tecnici. Con il nuovo meccanismo questa buona fede sarà automatica, salvo prova contraria, ed estesa a tutte le decisioni, anche solo “vistate” dai tecnici.

L’inversione dell’onere della prova

Le implicazioni pratiche di questa modifica sono significative. Il nuovo sistema comporta un’inversione dell’onere della prova: i politici indagati per danno erariale potranno essere condannati solo se si dimostra il dolo. In tutti gli altri casi si presumerà la loro buona fede, evitando loro sanzioni. Inoltre, le condanne erariali non potranno superare il 30% del danno accertato e il doppio dell’indennità o corrispettivo ricevuti per il servizio.

Le critiche dell’opposizione: “Una norma rivoltante”

Le reazioni dell’opposizione non si sono fatte attendere. Alleanza Verdi-Sinistra ha definito la nuova norma “rivoltante”, accusando il governo di voler creare un sistema di impunità per la classe politica e di indebolire pericolosamente i controlli della Corte dei Conti.

Le opposizioni denunciano un tentativo sistematico di smantellare i meccanismi di controllo sulla spesa pubblica, inserendo questo emendamento in un quadro più ampio di riforme che, secondo i critici, mettono in discussione l’inamovibilità dei giudici e potrebbero portare alla scomparsa delle procure regionali, minando l’indipendenza del sistema di controllo contabile.

Gratteri: “I pubblici amministratori possono fare quello che vogliono”

Tra le voci più autorevoli e critiche spicca quella del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, che ha espresso una posizione durissima verso questa riforma. Secondo Gratteri, “la riforma sull’abuso d’ufficio neutralizzerà le indagini della corte dei conti”, collegando la questione della presunzione di buona fede alla più ampia strategia di indebolimento dei controlli sulla pubblica amministrazione.

Nicola Gratteri

Il procuratore di Napoli ha dichiarato che con questa riforma “i pubblici amministratori possono fare quello che vogliono senza dare conto a nessuno e senza avere un minimo di responsabilità”. Gratteri ha manifestato un giudizio complessivamente negativo sulle riforme della giustizia del governo Meloni, dichiarando in una recente intervista: “Meloni consigliata molto male su giustizia, anche da Nordio. Mai avrei immaginato di vedere a 66 anni certe riforme”, definendole “sconcertanti”.

Per Gratteri, l’emendamento sulla presunzione di buona fede si inserisce in un disegno più ampio che include l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, creando un sistema complessivo di protezione per i politici che, secondo il magistrato, rischia di neutralizzare i controlli sulla spesa pubblica e sulla correttezza dell’azione amministrativa.

Il procuratore critica la politica per l’assenza di leggi contro la corruzione e l’inutilità delle riforme, evidenziando il danno causato dalla riforma Cartabia e inserendo questa nuova proposta in un quadro di progressivo indebolimento degli strumenti di lotta alla corruzione.

Un dibattito che divide il Paese

La proposta di Sbardella e Montaruli rappresenta quindi un punto di forte tensione politica. Da un lato, il governo sostiene di voler proteggere l’attività amministrativa da un eccesso giuridico che paralizza l’azione pubblica e scoraggia l’assunzione di responsabilità da parte degli amministratori. Dall’altro, l’opposizione e parte della magistratura denunciano un tentativo di creare un sistema di impunità che potrebbe favorire sprechi e malversazioni.

Luca Sbardella

La riforma della Corte dei Conti, con questo emendamento sulla presunzione di buona fede, si configura così come uno dei terreni di scontro più accesi dell’attuale legislatura, toccando questioni fondamentali relative al controllo democratico, alla trasparenza della pubblica amministrazione e al delicato equilibrio tra efficacia dell’azione amministrativa e responsabilità dei decisori pubblici.

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