I giudici denunciano situazioni di sovraffollamento vicine al collasso in sei regioni, mentre soltanto il 30 % dei nuovi posti previsti è stato realizzato.
Roma – A dieci anni dalla fine della gestione commissariale, la Corte dei Conti ha pubblicato una relazione critica sullo stato del Piano Carceri, evidenziando una situazione di sovraffollamento al collasso in regioni come Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia. Il report denuncia ritardi nella costruzione di nuovi posti detentivi, manutenzioni incomplete e condizioni igienico-sanitarie inadeguate, in violazione degli standard europei.
Secondo i giudici amministrativi, il Piano Carceri, avviato nel 2010 per affrontare l’emergenza sovraffollamento dopo la sentenza Torreggiani (2013) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, non ha raggiunto gli obiettivi. I dati del ministero della Giustizia al 31 marzo 2025 riportano 62.153 detenuti contro una capienza reale di 47mila, con un tasso di sovraffollamento del 132,6%. Le regioni più critiche includono situazioni di perdurante emergenza. In Lombardia “scoppiano” carceri come San Vittore (225% di affollamento) e Opera (150%); in Puglia si segnalano le case circondariali di Bari (180%) e Lecce (170%). Non va meglio in Campania, dove Poggioreale è al 200% dell’affollamento di detenuti, di fatto il doppio di quanto potrebbe sopportare, e Secondigliano al 160%. A Roma Regina Coeli tocca il 175%, mentre a Treviso il carcere è al 140% della popolazione detenuta. In Sicilia, Siracusa-Cavagrande è al 142%.
Il rapporto evidenzia la mancata creazione di nuovi posti: solo il 30% dei 12mila previsti è stato realizzato, con progetti bloccati per inadempienze contrattuali delle imprese e mutamenti delle esigenze detentive. Allo sprofondo dell’universo carcerario si sommano gli interventi di manutenzione straordinaria, fondamentali per migliorare condizioni igienico-sanitarie, fermi per carenze di finanziamenti e complessità progettuali. il tutto si traduce in condizioni inumane di detenzione in ragione del 35,6% delle strutture costruite prima del 1950, dove manca acqua calda (48,3%), riscaldamento (10,3%) e docce in cella (55,2%), come denunciato da Antigone 2024. Strutture obsolete e carenti che rendono impossibile la distinzione tra detenuti in base a condizione giuridica e bisogni trattamentali, richiesta dall’art. 27 della Costituzione.
La Corte punta il dito sulle inadempienze contrattuali delle imprese appaltatrici, causa di ritardi o abbandono dei lavori, e denuncia la pochezza dei fondi stanziati, circa 1,2 miliardi di euro dal 2010, evidentemente insufficienti per adeguamenti progettuali e inflazione. Nel frattempo, inoltre, si è registrato un netto aumento dei detenuti per reati legati a droga e violenza, balzo che ha superato la capacità di pianificazione.
Il rapporto critica la mancanza di stime realistiche dei costi e di una pianificazione efficace, raccomandando al nuovo Commissario straordinario, nominato nel 2024 (Marco Doglio), di monitorare i cronoprogrammi e rispettare gli standard europei (es. 4 m² minimi per detenuto, Comitato per la Prevenzione della Tortura). Il sovraffollamento contribuisce alla crisi umanitaria all’interno delle carceri. Nel 2024, Antigone ha registrato 88 suicidi dietro le sbarre, il numero più alto di sempre, con 243 decessi totali. Carceri come Sollicciano (Firenze), sono al collasso, con infiltrazioni, cimici e carenza di personale. Il 12% dei detenuti soffre di patologie psichiatriche, ma le REMS hanno 755 persone in lista d’attesa. La CGIL denuncia che il 40% dei detenuti assume sedativi per gestire lo stress.
La Corte dei Conti esorta il governo a completare i cantieri di Nola, Sassari e altri, previsti per 4mila posti entro il 2027; a risanare le strutture fatiscenti per garantire dignità ai detenuti; a prevedere 2 miliardi di euro aggiuntivi per il triennio 2025-2027. L’obiettivo deve essere quello di allineare le carceri agli standard CPT e alle esigenze trattamentali. Incentivare misure alternative (es. domiciliari), incalzano i giudici, potrebbe ridurre il sovraffollamento, come chiesto dall’Unione Camere Penali.