Il nuovo rapporto ISTAT fotografa una realtà allarmante: i più colpiti hanno tra gli 11 e i 13 anni. Approvato un decreto per contrastare il fenomeno.
Il 26 giugno scorso, presso la Sala Stampa della Presidenza del Consiglio dei ministri, si è svolta una conferenza in cui sono stati presentati i dati ISTAT del rapporto sul bullismo e il cyberbullismo tra i giovani relativi all’anno 2023, dall’eloquente titolo “’Bullismo e cyberbullismo nei rapporti tra i ragazzi”.
La presentazione segue la recentissima approvazione del decreto legislativo, lo scorso maggio, recante “Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo”, in attuazione della delega di cui all’articolo 3 della legge n.70 del 2024, che, fra l’altro, prevede il monitoraggio del fenomeno attraverso un’indagine biennale in materia. Il fenomeno colpisce per il 68,5% dei casi i ragazzi tra gli 11 e 19 anni, il periodo della pubertà e dello sviluppo, con tutti i risvolti fisici, psicologici e affettivi che comporta. Nel periodo interessato, il 2023, ha dichiarato di essere stato… attenzionato dal fenomeno in modo continuativo. I più appetibili, forse perché più fragili, sono i ragazzi tra gli 11 e 13 anni che sono stati oggetto di comportamenti vessatori in misura maggiore rispetto ai ragazzi più grandi. I maschi sono leggermente più colpiti delle ragazze (21,5% e 20,5%).

I primi ricevono insulti e offese, le seconde manifestazioni evidenti di esclusione. Il fenomeno sembra essere… attratto dalle distese delle aree della Pianura Padana. Il 71% dei ragazzi tra gli 11 e 19 anni, infatti, ha dichiarato di essere stato vittima di comportamenti aggressivi e insolenti. Mentre al Sud la percentuale è del 66,5%. Uno dei rari casi in cui il Mezzogiorno non deve inseguire il Nord, al punto che il suo abituale stato di disagio veniva considerato strutturale.
Può darsi che il fenomeno si estenda meglio tra le nebbie della Pianura Padana, per mimetizzarsi, chissà! Ma può essere un caso e, comunque, una rondine non fa primavera. Così come ci sono delle differenze tra le stesse aree geografiche: 22,1% nel ricco Nord-est e 21,6% nel Nord-ovest. In un comunicato diffuso alla stampa, l’Istat ha spiegato che il fenomeno si esprime con azioni vessatorie, che possono essere “dirette” e “indirette”. Le prime si manifestano in maniera esplicita, le seconde sono sotterranee, nascoste, senza il contatto diretto tra gli attori.

Secondo i ricercatori sono state riscontrate altre 2 sottocategorie, una riguarda le “aggressioni verbali”, l’altra il “contatto fisico”. Un esempio di “azioni dirette” sono le offese, minacce, aggressioni fisiche, messe in atto per sminuire la vittima causando patimenti e riprovazioni. Al contrario le “azioni indirette” mirano a danneggiare la reputazione del colpito attraverso malignità e denigrazioni al fine di espellere la vittima di turno dal contesto di cui fa parte. Le azioni dirette sono quelle più comuni e frequenti, che si manifestano con improperi, insulti, ingiurie e offese di ogni tipo. L’ostracismo e l’estromissione dal proprio gruppo di riferimento sono le modalità più usate dalle azioni indirette. E’ uno spaccato che denota la grande fragilità e i rischi che corrono gli adolescenti nella società digitale.
Il fenomeno del cyberbullismo, come altri che interessano una fase delicata come l’adolescenza, ad esempio le baby-gang, si sviluppa in una società in cui è palese l’assenza di valori, di paradigmi di riferimento. E’ una società allo stato brado, dove ognuno vive nel suo piccolo orticello digitale, senza rapporti umani e sociali coltivati e duraturi. E Il risultato non può essere che questo!