Bufale in rete: tra mammiferi, fake news e intelligenza artificiale

Dalle praterie dell’India ai social network, le bufale pascolano libere tra verità distorte, algoritmi e post-verità. Come difendersi dalle fake news?

Ci sono le bufale, mammiferi dei Bovidi, viventi allo stato selvatico nelle foreste fitte e umide dell’India e delle isole della Sonda, in Indonesia. Diffuse allo stato domestico in molte altre parti del mondo, dove è allevato come bestia da lavoro nelle risaie e per il latte. In Italia, soprattutto in Campania, ci sono molto allevamenti, da cui si ricava la rinomata e prelibata “mozzarella di bufala”, esportata in tutto il mondo. Poi ci sono le bufale intese come false o inverosimili affermazioni, che nel web trovano distese praterie dove possono pascolare nella massima libertà.

Le bufale, intese come “fake news”, nel web trovano distese praterie dove possono pascolare nella massima libertà.

Si tratta di notizie tendenziose diffuse a prescindere da qualunque tipo di controllo di veridicità, sulla base del cosiddetto principio della “post-verità”. Trattasi di argomentazioni molto pericolose, il cui fulcro è una forte emotività, che basandosi su credenze diffuse e non su fatti verificati tende a essere accettata come veritiera, influenzando l’opinione pubblica. Una situazione del genere si è verificata sui social media alle recenti elezioni tedesche del 23 febbraio scorso, quando si è diffusa la notizia sulla manipolazione delle schede elettorali. Secondo questa vulgata il nome del candidato di estrema destra “Alternativa per la Germania” (AfD) sarebbe stato cancellato nelle schede elettorali di Lipsia. Le autorità competenti hanno, immediatamente, smentito l’accaduto dimostrandone l’impossibilità.

I contenuti generati dall’IA rendono ancora più complicato distinguere le informazioni vere dalle “fake news”.

Secondo “EuroVerify”, un’équipe di giornalisti specializzati nella verifica dei fatti e nello smascheramento di notizie e pettegolezzi riguardanti l’Europa e l’Ue, bisogna stare attenti alle frasi retoriche, ai cliché, tipo “i media ufficiali non ve lo diranno mai”, perché indicano che un fatto potrebbe andare oltre alle apparenze. Si tratta di “bufale” che circolano in occasione di eventi importanti come le elezioni, guerre, cambiamento climatico, riuscendo ad indirizzare il comportamento degli utenti. A maggior ragione se i social media e gli algoritmi riescono oltre che a formare, a polarizzare le opinioni degli utenti. Più vengono consumati contenuti di dubbia provenienza, più ne vengono prodotti per gli utenti di Internet. In una sorta di vortice continuo in cui ognuno sentirà ciò che più gli aggrada o ciò in cui crede maggiormente, rafforzando le proprie opinioni.

Adesso si è messa pure l’Intelligenza Artificiale a scompaginare i piani. Nel senso che i contenuti generati dall’IA a getto continuo, come una macchina che sforna popcorn, rendono ancora più complicato distinguere le informazioni vere dalle “fake news”. E’ necessaria una alfabetizzazione mediatica da parte dei cittadini e capire a cosa servono le notizie per constatarne in seguito la suscettibilità di un certo pregiudizio. Infine, è importante il confronto delle notizie con più fonti, perché se non si hanno gli “attrezzi” idonei a conoscere il contesto storico, si sarà sempre meno capaci di contrastare questi rischi.

C’è quasi da rimpiangere l’era dei “piccioni viaggiatori”, che grazie alle loro capacità di orientamento e di viaggiare lontano in passato furono utilizzati per portare messaggi da un luogo all’altro. O dei “segnali di fumo”, usati da molte culture, tra cui i nativi americani. I segnali erano trasmessi per mezzo di colonne o sbuffi intermittenti di nuvole di fumo! 

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