La retorica e l’ipocrisia dell’Europa sulla solidarietà e sulla protezione dei più vulnerabili, ma la legislazione va nella direzione opposta.
Roma – L’Unione Europea ha deciso di chiudere le porte ai migranti. “Chiudere le frontiere vuol dire distruggere il nostro sistema di protezione sociale”, dichiarò nel 2017 l’allora presidente dell’INPS, Tito Boeri, secondo cui se i flussi di entrata dovessero azzerarsi per i prossimi 22 anni, nel 2040 avremmo un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’ente di previdenza. Un’osservazione di questo tipo per le istituzioni europee è entrata da un orecchio ed è uscita dall’altro. Tanto è vero che lo scorso 20 dicembre è stato siglato il “Patto migrazioni e asilo”. Sono una serie di dispositivi legislativi che inaspriscono le regole per i richiedenti asilo e rifugiati nei Pese dell’Unione Europea (UE). Una sorta di ratifica di una tendenza che, complice la pandemia, ha portato molti Paesi a serrare le frontiere.
Galeotto è stato il virus, che forse è stato sfruttato per attuare una visione del mondo che già serpeggiava sottotraccia. Si tratta di una tematica da cui scaturiscono forti contrapposizioni, sia nella politica che nell’opinione pubblica, tra favorevoli e contrari. Ad esempio, secondo “OpenPolis”, una fondazione indipendente e senza scopo di lucro che svolge attività di giornalismo basato sui dati (data journalism), l’accordo è da ratificare prima delle elezioni europee di quest’anno. Malgrado a parole le massime autorità –come la presidente del Parlamento Roberta Metsola– abbiano cantato le lodi, accompagnate da pifferi colmi di retorica e ipocrisia, alla “solidarietà” e “protezione dei più vulnerabili”, la futura legislazione prevede chiusura verso i migranti. D’altronde, i muri sono stati già eretti, basta dare un’occhiata ad est, dalla Serbia sino alla Lituania.
Si può dire che questi Paesi sono stati previdenti, si sono… portati avanti coi lavori! L’accordo sembra basarsi su un modello culturale che considera il migrante non una risorsa, ma un problema di sicurezza. Il “Patto” –continua OpenPolis, è articolato su 5 pilastri: gestione dell’asilo e delle migrazioni; come rispondere alle crisi migratorie; procedure d’asilo; l’attuazione del database europeo riferito alle impronte digitali per chi richiede asilo politico e soggiorna irregolarmente nel territorio dell’UE; nuove procedure di selezione. Il regolamento non muta quello di Dublino del 2014, che prevedeva la richiesta di asilo al primo paese di accesso in UE e riguarda molto da vicino l’Italia. La concezione di “crisi migratoria” appare molto farraginosa, perché una volta approvata l’istanza, il paese membro potrà decidere come ritiene più opportuno.
Ovvero, sia attuare procedure di frontiera che per registrare in modo celere le domande di asilo. Il database per le impronte digitali dei richiedenti asilo, sarà realizzato coi dati biometrici e l’età di obbligatorietà dell’identificazione sarà abbassata dai 14 ai 6 anni. Come apporre un marchio sin dalla tenera età. Che sensibilità (sic)! Inoltre, le procedure di registrazione e identificazione potranno essere eseguite sia alle frontiere che sul territorio. I migranti sottoposti a questo criterio dovranno essere a disposizione delle autorità, che per espletare i controlli potranno detenerli. L’Europa della… solidarietà e del diritto mostra il suo vero volto: subdolo e prevaricante!
E’ vero che, forse, è un modo per dare una risposta al malessere diffuso in Europa, in cui l’opinione pubblica sta manifestando sempre più ostilità verso i migranti. Sarà la crisi economica o la percezione che i flussi migratori siano superiori alla realtà, sta di fatto che, nonostante il numero di arrivi nel 2023 siano aumentati rispetto all’anno prima, secondo Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, si tratta di una cifra pari allo 0,07% della popolazione dell’UE. Infine, meglio rassegnarsi alle migrazioni, perché risalgono alla notte dei tempi. Ed è attraverso esse, contrassegnate da incontri e scontri, che si sono formate le civiltà. Quindi, muri o non muri, filo spinato o meno, il fenomeno c’è e non si fermerà. Uno Stato moderno, con una classe dirigente lungimirante, dovrebbe saperlo gestire nella maniera più civile possibile. Non si sta parlando dell’Italia e, nemmeno, a quanto pare dell’Europa, purtroppo!