Può succedere di tutto. Anche di tornare a casa senza nulla in mano. E forse torneremo a Roma con prestiti e soluzioni capestro per l'Italia, questo è il reale rischio che corre Conte in queste ore.
Bruxelles – “…O vinciamo tutti o perdiamo tutti…”. Il premier Conte non ha dubbi: dagli accordi di Bruxelles si delineeranno le nuove direttive europee per la ripresa economica post-Covid. Un’impresa più facile a dirsi che a farsi, visto che per questa tipologia d’accordo è necessaria l’unanimità di tutti i partecipanti. Dopo 48 ore di trattativa, infatti, la meta sembra sempre più distante e a far da padrone sono gli interessi specifici degli Stati membri. “…Siamo in una fase di stallo: si sta rivelando molto complicato – ha spiegato Conte in una diretta Facebook – più complicato del previsto. Sono tante le questioni su cui stiamo ancora discutendo che non riusciamo a sciogliere…”.
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Dopo i primi due giorni di trattativa, la questione che appare maggiormente evidente è l’immaturità dell’Europa politica di rispondere alle sfide di una crisi economica certamente asimmetrica ma che colpisce organicamente tutti i Paesi membri. La disparità economica accumulata in questi decenni tra gli Stati ha prodotto delle sostanziali differenze che, in una fase d’emergenza come questa, non possono che amplificarsi. A poco e nulla è servita la proposta di compromesso portata sul tavolo dei leader dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Il muro tra i Paesi del Nord e quelli del Mediterraneo è rimasto solido e invalicabile. Anche i colloqui a tre tra il premier Giuseppe Conte, il primo ministro olandese Mark Rutte e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, non ha portato i risultati attesi. Una leggera irritazione è trapelata anche dalle parole del primo ministro italiano che, con chiaro riferimento alla politica fiscale olandese, ha sottolineato come sia necessaria una riforma organica, da affrontare in tutte le sedi della comunità, al fine di migliorare la politica fiscale comune.
La sensazione è che nelle prossime ore assisteremo a un ridimensionamento dei sussidi ed un aumento dei prestiti. Già Charles Michel aveva proposto il ridimensionamento da 500 miliardi a 450 miliardi dei trasferimenti a fondo perduto e un correlato aumento dei prestiti da 250 a 300 miliardi.
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Tra le misure non gradite all’Italia ci sarebbe poi quella proposta da Rutte, ovvero il cosiddetto freno d’emergenza: la possibilità per un Paese di bloccare l’esborso dei fondi e chiedere entro tre giorni di portare la questione al Consiglio europeo o all’Ecofin, per affrontare la preoccupazione in maniera soddisfacente. Non solo, tra le proposte indigeste a Conte ci sarebbe pure quella che prevedere la modifica di distribuzione, in base alla quale il 60% dei fondi sarebbe distribuito in base a Pil e disoccupazione degli ultimi 5 anni e il 40% in base al calo della crescita nell’ultimo anno.
“…Qui non si sta aiutando l’Italia o meno, ma tutti gli Stati – ha dichiarato Conte su Facebook. Il mercato attuale è fatta da economie integrate: se il tessuto produttivo cala, automaticamente tutte le economie legate a tale ciclo ne risentono. Ritengo la richiesta di Rutte, quella di poter porre il veto e chiedere l’unanimità e di coinvolgere il Consiglio anche nella situazione attuativa sia una richiesta indebita, sia dal punto di vista giuridico che politico…”.
La speranza di molti è che il tavolo delle trattative si chiuda nella giornata di oggi ma con queste premesse appare molto difficile.
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