Bologna, 2 agosto 1980: dalla strage neofascista una ferita ancora aperta [VIDEO / FOTO]

44 anni fa nella stazione felsinea l’attentato che costò la vita a 85 persone e ne ferì oltre 200. Fu il più grave atto terroristico dal Dopoguerra. Mattarella: “Eversione neofascista che aggredì la nostra libertà”.

Il 2 agosto 1980,  alle 10:25, una bomba esplose nella sala d’attesa della stazione di Bologna Centrale, sconvolgendo l’Italia e lasciando un segno indelebile nella sua storia. L’attentato causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200 e fu il più grave atto terroristico avvenuto nel Paese dal dopoguerra, il raccapricciante approdo di un sentiero di morte inaugurato nel 1969 dalla bomba di piazza Fontana.

BOLOGNA, 2 AGOSTO 1980: IL VIDEO DEI VIGILI DEL FUOCO

L’ordigno a tempo era nascosto nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze: 23 Kg di esplosivo di fabbricazione militare – una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta «Compound B», potenziata da 18 kg di gelatinato tipo nitroglicerina -, nascosto in una valigia sistemata a circa 50 centimetri d’altezza su un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell’ala ovest, per potenziare gli effetti della deflagrazione.

La “prima” del Resto del Carlino in edizione straordinaria con la notizia della strage

Il boato fu terribile e fece crollare l’intera ala dell’edificio, che si accartocciò su se stessa. L’onda d’urto, insieme ai detriti provocati dallo scoppio, investì in pieno il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea, che si trovava in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante l’edificio. La tremenda esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200 tra donne, uomini, bambini, turisti e pendolari, tutti colti di sorpresa da una violenza inaudita.

I soccorsi tra le macerie

Come spesso accadde in quegli anni terribili segnati dal sangue e dalle bombe, le indagini sulla strage furono lunghe e tortuose, caratterizzate da depistaggi e tentativi di insabbiamento. Esse si indirizzarono subito verso gli ambienti dell’eversione neofascista e già il 26 agosto i magistrati emisero ventotto ordini di cattura che interessarono altrettanti militanti di destra, tra i quali c’erano anche i nomi di alcuni appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari: Francesca Mambro, Giuseppe Valerio Fioravanti detto “Giusva”, Mario Corsi, Paolo Pizzonia, Luigi Ciavardini, Francesco Bianco e Alessandro Pucci. La sentenza definitiva di Cassazione arriverà solo il 23 novembre 1995: sono condannati all’ergastolo quali esecutori dell’attentato Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti, mentre l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vengono condannati per il depistaggio delle indagini. Il 9 giugno 2000 la Corte d’Assise di Bologna emette nuove condanne per depistaggio.

Valerio Fioravanti e Francesca Mambro durante il processo.

Nel gennaio 2020 è stato poi condannato in primo grado per concorso nella strage l’ex terrorista dei NAR Gilberto Cavallini, sentenza confermata nel 2023 in appello e per il quale manca ad oggi solo la Cassazione. Il 6 aprile 2022 è stata emessa la sentenza del cosiddetto “processo ai mandanti”, che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini, a sei anni Piergiorgio Segatel, l’ex capitano dei Carabinieri accusato di depistaggio, e a quattro anni Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini di via Gradoli a Roma, accusato di false informazioni al Pubblico Ministero al fine di sviare le indagini. A luglio del 2024 la Corte d’Assise d’Appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha poi confermato l’ergastolo per Bellini, l’ex esponente dell’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale considerato “il quinto uomo” della strage. Per lui pende però il ricorso in Cassazione.

La lapide commemorativa delle vittime della strage nella stazione di Bologna

Molte, anzi troppe, però, le ombre che restano ancora da chiarire. Le connessioni con ambienti neofascisti e deviati apparati dello Stato, emerse nel corso delle indagini, aprono interrogativi anche su chi fossero i veri mandanti, sulla responsabilità di chi ricopriva ruoli di potere e su eventuali “coperture” che era in grado di garantire. E se da un lato vi è la necessità di non dimenticare, dall’altro resta lo strisciante sospetto, e la disperata consapevolezza, che la “verità vera e completa” su Bologna, così come sulle altre stragi che hanno segnato quei terribili anni di sangue, non si saprà mai.

“Bologna non dimentica”

Ma intanto oggi, come di consueto ogni 2 agosto a Bologna, è prevista la commemorazione delle vittime della strage. Il corteo è partito da piazza del Nettuno alle 8.30. Col percorso leggermente modificato, a causa dei lavori per il tram in via Indipendenza, è arrivato in stazione da via Amendola dove sono previsti gli interventi delle autorità. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei famigliari delle vittime, in Comune, dove è arrivato il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, fa riferimento quest’anno al manifesto scelto per il 44esimo anniversario: “E’ molto sintetico perché diciamo solo “conosciamo la verità e abbiamo le prove”. Gli ultimi processi hanno provato che strage è stata finanziata da vertici della loggia massonica P2, è stata protetta dai servizi italiani ed eseguita da fascisti. Credo che questo sia passo eccezionale per conoscere storia criminale del nostro Paese. Questo ti lascia sgomento: avere avuto un presidente del consiglio che era membro della loggia massonica P2 e che a un membro della loggia sia stato intitolata aeroporto. Chi è al governo non è che abbia compreso bene le verità processuali che stanno venendo fuori”.

Sergio Mattarella

Bologna fu “teatro di una spietata strategia eversiva neofascista nutrita di complicità annidate in consorterie sovversive che hanno tentato di aggredire la libertà conquistata dagli italiani”, ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “I morti, le immagini della stazione di Bologna devastata, l’attacco feroce alla convivenza degli italiani, hanno impresso un segno indelebile, il 2 agosto 1980, nella identità della repubblica e nella coscienza del popolo italiano – prosegue il capo dello Stato -. La memoria non è soltanto un dovere ma è l’espressione consapevole di quella cittadinanza espressa nei valori costituzionali che la violenza terroristica voleva colpire e abbattere. Con profondi sentimenti di solidarietà, 44 anni dopo l’attentato, ci uniamo ai familiari delle vittime e alla città di bologna, teatro di una spietata strategia eversiva neofascista nutrita di complicità annidate in consorterie sovversive che hanno tentato di aggredire la libertà conquistata dagli italiani”. “A Bologna si consumò uno degli eventi più tragici della nostra storia repubblicana – dice ancora Mattarella -. Una ferita insanabile, monito permanente da consegnare alle giovani generazioni unitamente ai valori della risposta democratica della nostra patria, che hanno consentito il riscatto e, nell`unità della nostra comunità, la salvaguardia del bene comune”.

Il ministro Piantedosi alla commemorazione della strage

La condanna dell’attentato neofascista è stata espressa anche dal ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, parlando nel cortile di palazzo d’Accursio a Bologna in apertura delle celebrazioni: “Siamo qui oggi a commemorare il 44esimo anniversario della strage di Bologna. Una strage neofascista, espressione di un disegno eversivo che mirava a colpire lo Stato nella sua componente più sensibile, vale a dire le persone comuni. Il governo c’è”. Bisogna, ha aggiunto il ministro, “tenere tutti insieme la memoria dell’attentato, condividerne senza riserve la verità serve a guardarci con reciproca fiducia. Serve a rinsaldare un’alleanza democratica, a fare meglio, a fare di più per risolvere i conti col passato. E non basta. Non dimenticare, ma bisogna agire e lo dobbiamo fare tutti, governo e cittadini”. Spregio nei confronti del “vile attentato che le sentenze hanno attribuito a una matrice neofascista” è stato espresso anche dal presidente del Senato Ignazio La Russa, che in un messaggio social ha rinnovato la sua vicinanza alle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi e del terrorismo, rivolgendo loro un “ringraziamento per l’instancabile opera di sensibilizzazione”.

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