Bollette salate e acqua con il contagocce. Cornuta e mazziata, Enna non ci sta

Marcia di protesta organizzata dal “Comitato Senz’acqua”: nel mirino l’affidamento dell’erogazione ai privati e la poca chiarezza sull’approvvigionamento idrico.

ENNA – Pagano le bollette più care d’Italia ma non esce un goccio d’acqua dai rubinetti. Cosi i cittadini di Enna, il 6 dicembre scorso, sono tornati a protestare in piazza per la gravissima situazione venutasi a creare e che, a breve, non prevedere soluzioni concrete. Parliamo della crisi idrica che colpisce gli abitanti della città in particolare ma di tutta la Sicilia, in specie quella occidentale, più in generale. Il problema ha radici profonde e come abbiamo detto più volte su queste colonne non è affatto facile venirne a capo. La pessima gestione degli acquedotti, la mancanza di manutenzione quotidiana, l’assenza di controlli e la costruzione di enormi invasi praticamente inutili hanno contribuito, nei decenni, ad assetare la popolazione isolana quando una politica oculata e responsabile avrebbe potuto risolvere la questione una volta per tutte ma cosi non è stato.

Proteste e manifestazioni in tutta la Sicilia

La politica soprattutto e le istituzioni locali subito dopo non hanno mai programmato alcun piano programmatico efficiente cercando soltanto di rattoppare le reti colabrodo, le pompe che non funzionano ed il collegamenti dei pozzi che funzionano a singhiozzo. Risultato? La Sicilia muore di sete. Nel mirino dei manifestanti, ovviamente, i rappresentati degli enti locali: “Dov’è il sindaco di Enna? Dove è il presidente dell’Ati? Dove sono i sindaci? Dove è la politica? – ha detto al megafono l’avvocato Giampiero Alfarini, uno dei legali del Comitato Senz’Acqua Enna – Siamo una comunità senz’acqua, dovreste essere qui tutti insieme a noi: è una vergogna indicibile”.

I manifestanti, che hanno percorso il centro storico per poi fermarsi davanti alla Prefettura, hanno rilanciato, per l’ennesima volta, il grave problema della gestione dell’acqua chiedendo di togliere ai privati l’affidamento del controllo ed erogazione del prezioso liquido. Alcuni Consigli comunali del comprensorio ennese, infatti, hanno votato mozioni per impegnare le amministrazioni a risolvere il contratto tra AcquaEnna e l’Ati, l’assemblea che riunisce i sindaci dell’Ennese. I cittadini contestano inoltre la poca chiarezza sull’approvvigionamento idrico: dopo il distacco dal grande ma insufficiente invaso artificiale dell’Ancipa, la città di Enna continua ad avere una turnazione idrica a dir poco drastica, pari a sei giorni.

Questo grazie a due fonti di captazione: il pozzo Bannatelle 3 ed il surplus proveniente da Leonforte:” Per gli altri pozzi, ovvero quelli di Bannatelle 2 e 5, che non sono ancora legati alla rete comunale, come siamo messi? – chiedono i cittadini – quando potremo vederli allacciati e funzionanti?”. Dal tema tecnico a quello del portafogli. Le bollette che si pagano in città e provincia sono fra le più care in Italia, e nei mesi scorsi lo stesso Comitato, attraverso lo staff legale, ha provveduto alle prime contestazioni nel merito.

Per decenni l’acqua è stata distribuita con le autobotti private a costi esorbitanti

Alla marcia di protesta hanno partecipato anche commercianti, artigiani e titolari delle piccole imprese, anche questi fortemente penalizzati dalla crisi idrica che ha triplicato i costi costringendoli a comprare nuovi serbatoi e a rifornirsi di acqua dai privati.  Quest’ultimo è un altro punto dolente: chi controlla i prezzi dell’acqua venduta tramite autobotti? E’ un’acqua controllata? Dove viene prelevata? Ci sono controlli in tal senso?

“Non possiamo certo gioire nel trascorrere il Natale con l’acqua ogni 5 giorni – ha detto Monia Parlato, presidente del Comitato Senz’Acqua Enna – questa situazione ci priva della libertà di poterci lavare, di potere usufruire di un bene essenziale che paghiamo a caro prezzo. Per questo dobbiamo fare sentire la nostra voce, all’interno del Comitato non c’è politica e se qualcuno tentasse di entrarci per farla ne rimarrebbe deluso, nessuno deve intromettersi all’interno del movimento…”.

La diga e l’invaso dell’Ancipa

Le recenti piogge, certamente, non hanno risolto l’atavico problema ma sono state sufficienti ad innalzare di un metro prima e di sei metri dopo il livello dell’acqua. Al 7 di dicembre l’invaso avrebbe raccolto circa 1 milione e 700mila metri cubi d’acqua, a sentire le verifiche effettuate durante il sopralluogo del governatore Renato Schifani. Tra gli invasi monitorati durante il sorvolo in elicottero, oltre la diga Ancipa, anche la diga Gammauta, il lago di Piana degli Albanesi, le dighe Castello, Prizzi, Leone, Rosamarina, Poma e Scanzano. Solo rattoppi come sempre, dicono gli esperti, la situazione generale rimarrà invariata.

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