Non passa giorno che non vengano incensate le virtù salvifiche dell’Intelligenza Artificiale (IA) che dovrebbe renderci la vita più comoda e facile. Ma soprattutto sarà il business che assumerà maggiore valore.
Roma – Un buon numero di lavori saranno soppiantati e molti guardano a questa “rivoluzione” con timore. Ma oltre a certe professioni ad essere in pericolo sono alcune tipologie i lavoratori. Il McKinsey Global Institue è una società internazionale statunitense di consulenza manageriale e alta direzione, che serve le maggiori aziende a livello mondiale, oltre a istituzioni e organizzazioni non profit, su temi di strategia, corporate finance, organizzazione, digitalizzazione, analitica avanzata, marketing e miglioramento operativo. In un suo recente studio sono state prese in esame le tipologie di lavoratori che saranno “vittime” dell’ondata di IA.
Gli entusiasti ritengono che sarà facilitato il nostro lavoro, i tempi di produzione saranno più rapidi e verranno eliminate tutte quelle operazioni fastidiose che ci tengono inchiodasti davanti al computer. In realtà, l’IA è già un’alternativa che ha sostituito i lavoratori ed, in certi casi, è un modo per ridurre il salario di alcuni lavoratori in vari ambiti. Lo studio ha cercato di capire nel prossimo futuro quali lavori subiranno la “mannaia” della tecnologia.
Pare che il settore clienti, il reparto vendite e quello di supporto per gli uffici saranno fortemente a rischio di scomparsa o, comunque, subiranno un cambiamento notevole. Guarda caso, sono tutti lavori svolti da donne, la cui occupazione calerà, secondo alcune stime, da 3,7 a 2 milioni. Ovvero, circa 8 donne su 10 sono a rischio di perdere il lavoro o obbligate a cambiare comparto. Un altro timore che potrà verificarsi è il peggioramento della condizione salariale di chi, oggi, è già meno retribuito. Prima che l’IA venga recepita e metabolizzata del tutto, trascorrerà molto tempo. Solo dopo si avrà una sorta di “normalizzazione”.
Nel frattempo molte saranno state le vittime sacrificate sull’altare del nuovo “deus ex machina”, l’IA e le condizioni di chi è indigente adesso, peggioreranno ancor di più! A forte rischio, secondo lo studio, sono i lavoratori che percepiscono bassi salari, che risulteranno essere i più fragili. Della serie “cambia l’orchestra”, ma la “musica” è sempre la stessa! Si tratta di fasce sociali notoriamente soggette a disuguaglianze: donne, neri, ispanici e lavoratori con bassi titoli di studio. L’indagine è stata condotta negli USA e gli esiti sono legati a quel specifico mercato e contesto sociale. Tuttavia, questa realtà non è difficile calarla anche nei contesti lavorativi europei. Nel caso statunitense.
I lavoratori percettori oggi di un salario al di sotto di 38.200 dollari, potrebbero trovarsi disoccupati. Si stimano almeno 12 milioni di licenziamenti. Per non perire, è necessario avere competenze nell’uso di IA e comprendere le esigenze del mercato. Le generazioni di mezzo si troveranno come tra l’incudine e il martello. Non saranno così in là con gli anni per andare in pensione e non così giovani per essere all’altezza dell’evoluzioni della tecnologia. Pare che con l’IA si avrà una crescita di posti di lavoro meglio retribuiti di circa 3,8 milioni. Resta da capire il costo da pagare per questa ennesima “rivoluzione capitalistica” e quanto la politica e le aziende investiranno in “formazione”!