L’arte vive una nuova evoluzione che sfocia nel mondo digitale. Con la blockchain come vettore. NFT e metaverso sono sempre più termini e dimensioni di approdo per le forme artistiche.
Roma – La dimensione digitale non poteva non interessare anche l’arte. Nel suo significato più ampio essa comprende ogni attività umana, sia individuale che collettiva, capace di esprimere creatività ed estetica. Pertanto, è un linguaggio che trasmette emozioni e messaggi. Ogni forma d’arte ha rappresentato un momento rivoluzionario molto forte.
Ad esempio, non si può dimenticare cosa ha rappresentato per il mondo delle comunicazioni, quello scientifico e dell’arte l’avvento della fotografia alla fine dell’800. In un certo senso è stata la prima interconnessione tra arte e tecnologia. Da questo momento storico l’arte ha sempre reagito in maniera sinergica al contesto storico in continuo divenire. Non poteva restare indifferente all’arrivo del web e alle sperimentazioni legate alle nuove tecnologie. Stiamo assistendo, infatti, a una nuova fase dell’evoluzione dell’arte e dell’artista che si esprimono sempre in esperienze immersive, ma che ora sono anche interattive, fluide e libere da vincoli temporali e spaziali. Con l’artista digitale si sta diffondendo e imponendo la cosiddetta “arte generativa”, grazie alla Blockchain e ai NFT.
Per la cronaca, la prima è una rete informatica di nodi che gestisce univocamente un registro pubblico, in cui sono inseriti dati e informazioni, senza la necessità di un controllo centrale. Gli NFT (non- fungible token), invece, sono contenuti digitali che rappresentano l’atto di proprietà ed il certificato di autenticità di un bene digitale. L’arte generativa è il frutto di “un sistema autonomo”, nel senso che può determinarsi in modo indipendente. Con essa, spesso si intende l’arte algoritmica, ma in realtà possono essere usati anche sistemi di chimica, biologia, meccanica e robotica, matematica e altro ancora.
Il “prodotto” finale è sì una creazione del computer grazie all’uso di algoritmi e codici, ma all’interno di confini che l’artista tratteggia accuratamente. L’arte generativa ha origine, dunque, dalla casualità per cui l’arte genera se stessa. In seguito, vede la luce la sottocategoria dell’arte algoritmica, ovvero opere d’arte assemblate e generate attraverso un algoritmo che agisce con un certo livello di autonomia. Si tratta, dunque, di opere d’arte che si completano poi, grazie ad un intervento esterno dell’uomo.
Si può dire che questo tipo di arte può anche essere considerata come “collaborazione tra un artista e un sistema autonomo” e quindi considerata “collaborativa”. Tuttavia non si tratta di una novità assoluta. I suoi primordi possono, senz’altro risalire agli anni ’80 del secolo scorso, quando nacque dallo sviluppo di software e algoritmi matematici che consentivano la realizzazione di un’opera d’arte. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti! Tanto che, oggi, i più accesi fautori già immaginano un futuro con gli NFT generati dall’IA (Intelligenza Artificiale). In questo modo gli utenti potranno produrre arte insieme all’artista, portando il livello di interattività ai suoi massimi livelli.
Questo tipo di possibilità potrà essere facilitata dal Metaverso, ovvero da quella realtà virtuale condivisa tramite internet in cui si è rappresentati dal proprio avatar, che è una rappresentazione grafica e virtuale di un visitatore di un sito web. Non possiamo che prendere atto dello stato dell’… arte e gestire il processo cambiamento nel miglior modo possibile. Si spera soltanto che la “follia creativa dell’artista” possa ancora avere ragione d’essere e non diventare “subalterna” ad algoritmi sempre più sofisticati!