Un femminicidio senza un perchè, almeno apparentemente. Poi accortosi dell’enorme gravità del suo gesto frutto di chissà quali dubbi inesistenti decideva di suicidarsi. Nessuno li aveva mai visti litigare, né sapeva di un’eventuale crisi sentimentale di una coppia tranquilla. La donna, settimane prima, si era rivolta ad un mediatore immobiliare per trovare casa.
Fossalta di Portogruaro – L’ha soffocata con il cuscino mentre lei si difendeva a unghiate, subito dopo si è tolto la vita con un taglierino stramazzando sul pavimento accanto al cadavere della moglie in un lago di sangue.
A ritrovare i corpi di Lorena Puppo, 50 anni, addetta alle pulizie di Pulicasa, e Giuseppe Santarosa, 55 anni, guardia particolare giurata alla San Marco Gas, è stata la nipote dell’uomo avvisata della tragedia per telefono dallo stesso metronotte prima di suicidarsi.
A quanto emerge dalle prime indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Pordenone ed eseguite dai carabinieri di Portogruaro, non risultano denunce di maltrattamenti o violenze da parte della donna nei confronti del coniuge.
Dunque si profila privilegiata l’ipotesi del delitto d’impeto che pare motivato, a prima vista, da deboli indizi passionali che potrebbero denotare, se confermati, un inizio di crisi coniugale. Il 10 giugno scorso marito e moglie, senza figli, si erano recati in un supermercato a fare la spesa. Anzi avevano fatto anche qualche scorta, probabilmente per evitare altre sortite nel centro commerciale di Fossalta di Portogruaro.
Chi li ha visti parla di due persone tranquille, anzi allegre. Sere prima la coppia era stata vista a spasso con il cane come spesso faceva in tutta serenità. Lorena aveva un carattere più aperto del marito mentre lui era un po’ più taciturno ma fra i due non c’era stati, almeno da ciò che si è appreso tra parenti e vicini di casa, alterchi violenti o litigi ricorrenti.
Solo qualche diverbio com’è normale in famiglia. Dopo la spesa Lorena e Giuseppe, detto Geppo per via della sua capacità di riparare ogni oggetto rotto, sono tornati a casa, in via Roma 30, a due passi dalla chiesa e dal municipio.
Dopo pranzo si sarebbe scatenato il raptus omicida del metronotte che avrebbe soffocato la moglie con un cuscino. Lorena, schiacciata dalla forte pressione del tessuto imbottito, ha tentato di difendersi aggrappandosi con le unghie al corpo del marito ma la forza dell’uomo aveva la meglio e Lorena spirava poco dopo accasciandosi sul pavimento.
A questo punto Santarosa, forse capendo la tragedia che si era appena consumata, ha chiamato al cellulare la nipote:”…Vieni subito da noi, ho commesso un grave errore…”. Subito dopo l’uomo, in camera da letto, si sarebbe piazzato davanti allo specchio dell’armadio per poi conficcarsi in gola un taglierino.
La vasta emorragia provocava la morte quasi istantanea della guardia che si accasciava priva di vita accanto al corpo della moglie. La nipote si era precipitata in casa dello zio e si era vista davanti l’orrendo spettacolo di due corpi vicini e schizzi di sangue dappertutto.
Sul luogo giungevano i carabinieri, i soccorritori del 118 e i due carri per il trasporto in obitorio delle salme. L’omicidio ed il suicidio si sarebbero svolti molto velocemente, senza premeditazione salvo successivi indizi che possano provare il contrario.
C’è da aggiungere che alcune settimane prima del fatto di sangue Lorena Puppo si sarebbe rivolta ad un agente immobiliare in pensione a cui aveva chiesto, con una certa premura, la disponibilità di un appartamento dando a intendere al professionista che l’immobile serviva ad altra persona. L’uomo si è poi presentato in caserma per la deposizione ma pare che non abbia aggiunto altri particolari.
A chi sarebbe servita una nuova casa? A Lorena oppure a Geppo? O ad altri? E perché? I carabinieri stanno scandagliando la vita privata dei coniugi e mirano ad accertare anche altri particolari, oltre alle verifiche sui telefoni cellulari, Pc e tablet in uso alla coppia:
”…Le indagini proseguono a 360 gradi come accade sempre in occasione di questi delitti – ha detto il Procuratore di Pordenone, Raffaele Tito – ma lo scenario è stato chiarito. Mentre il movente, che sembra afferire alla sfera passionale, pare essere un’ossessione recente dell’uomo, che peraltro non trova riscontri nei fatti, secondo quanto raccolto dalle testimonianze dei congiunti…”.
Forse una forma morbosa di improvvisa gelosia avrebbe provocato l’ira omicida finita nel peggiore dei modi.