I dati dell’Eurostat hanno evidenziato le spese quotidiane delle famiglie: cibo, affitto, abbigliamento, energia, salute e trasporti.
Roma – L’aumento del costo della vita preoccupa gli europei. C’è un aspetto in comune per le famiglie europee: la preoccupazione per la crescita del costo della vita. Magra consolazione constatare che “mal comune mezzo gaudio”, ovvero che i problemi e le avversità possono sembrare meno duri da sopportare se condivisi con altre persone colpite dalla stessa criticità!
I costi in forte crescita sono quelli legati all’abitazione, che hanno iniziato la loro corsa al rialzo durante la pandemia. Ben il 90% dei cittadini europei manifestano apprensione per questa situazione, al punto da trasformarsi in stato ansioso. I dati diffusi dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea (UE), hanno evidenziato le spese delle famiglie per le incombenze quotidiane: cibo, affitto, abbigliamento, energia, salute e trasporti.
Due anni fa le spese maggiori erano, in ordine, affitto, acqua, elettricità, gas e altri combustibili. A seguire alimentazione e trasporti. Confrontando i dati col 2002, emerge che il balzo considerevole è stata la crescita delle spese per la casa. Secondo gli esperti l’aumento può essere spiegato dall’incremento dei prezzi degli alloggi e dei costi energetici.
In linea di massima l’incremento dei costi per le abitazioni e per i servizi di pubblica utilità denotano che essi rappresentano una parte importante dei bilanci familiari. In alcuni Paesi la crescita è stata più ragguardevole. In vent’anni, dal 2002 al 2022, ad esempio, in Irlanda l’aumento è stato del 7,1%, seguita dalla Spagna col 6,3% e dall’Italia col 5,4%. La media europea si è attestata sul 4%. Tuttavia, ci sono stati Paesi come Svezia e Regno Unito e buona parte di quelli dell’Europa dell’Est (Romania, Bosnia-Erzegovina e Serbia) che hanno registrato un calo del 4,1%.
Bisogna considerare che il costo per l’alloggio come percentuale della spesa totale delle famiglie è variabile. Ad esempio, in Slovacchia il 30% del bilancio familiare è gravato dalle spese per la casa. Seguono Finlandia e Danimarca. I dati potrebbero esprimere che l’Europa del Centro-Nord sta patendo pressanti sollecitazioni finanziarie per l’alloggio e i servizi pubblici, per i costi energetici e immobiliari in aumento.
È chiaro che gli effetti peggiori si manifestano sulle famiglie a basso reddito. Come confermato da un report dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), sull’edilizia abitativa a prezzi abbordabili, si evidenzia che i costi abitativi rappresentano un sostanzioso onere finanziario per le famiglie meno abbienti.
Questo aspetto desta molto allarme tra le principali economie dell’UE. Nel Regno Unito, nel 2022, per quasi il 50% degli inquilini a reddito basso, il 40% del proprio salario si è evaporato per l’affitto. La Francia ha occupato la seconda posizione col 32% e l’Italia col 28%, ha raggiunto la… medaglia di bronzo, tanto per usare una terminologia sportiva molto in voga durante le recenti Olimpiadi svoltesi in Francia.
Una situazione del genere non è più sostenibile, perché molte famiglie sono allo stremo. Le istituzioni europee, in sinergia con quelle nazionali, visto che il fenomeno è diffuso, con vari gradi di difficoltà in molti Paesi dell’UE, dovrebbero pensare ad una sorta di Piano Marshall per l’edilizia pubblica in modo da calmierare i prezzi. Per la cronaca, fu chiamato piano per la ripresa europea da parte degli USA dopo la seconda guerra mondiale. Sperare non costa nulla!