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Alla ricerca della cartolina perduta

Chi ha superato gli “anta” ricorderà, con piacere e a volte con nostalgia, quel cartoncino leggero, rettangolare, usato per la corrispondenza.

Roma – La famosa “cartolina”, attesa con trepidazione dal proprio amato/a o amico/a. Faceva molto meno piacere quando si riceveva la “cartolina precetto”, quando vigeva l’obbligo del servizio militare maschile. Cartolina era anche il titolo di un programma televisivo di cinque minuti condotto su Rai3 dal giornalista Andrea Barbato in onda dalle 20.25 alle 20.30 dal 2 ottobre 1989 al 17 giugno 1994. Il conduttore, prendendo spunto dalla cronaca o dalla politica, inviava un messaggio critico, a volte benevolo, altre no, ad un personaggio interessato al fatto.

Oggi se ne fa poco uso, sostituite dai social e da WhatsApp, ma c’è ancora qualcuno che resiste alla tradizione. Eppure fino agli inizi degli anni “duemila”, secondo alcune stime a cura dI Lytoincisa, una delle poche aziende che le stampa e le diffonde, si stampavano 400 milioni di esemplari all’anno. Oggi non si arriva ai 40 milioni. Il formato fu introdotto nel 1869 durante il periodo austroungarico, ma la forma attuale vide la luce nel Regno Unito nel 1902. L’introduzione della cartolina, soprattutto tra le classi più borghesi, provocò un mutamento nelle proprie abitudini. Consentì a molti di liberarsi dalla fatica di scrivere lettere laboriose per descrivere il proprio viaggio ad amici e parenti.

Il programma di Andrea Barbato.

La Fototeca dei Civici musei di storia e arte di Trieste ci fa sapere che:

“Le cartoline non venivano solo comprate come souvenir di un viaggio, o piccolo regalo, o documento di luoghi lontani, ma anche per la sola immagine, e più di tutto diventeranno il simbolo della modernità e dei suoi caratteri: sinteticità, spigliatezza e leggerezza”.

Cominciarono a diffondersi gruppi di collezionisti, riviste e negozi di settore e le cosiddette “catene di corrispondenza” attraverso cui le persone si scrivevano tra di loro per il gusto di scambiarsi cartoline. Il suo boom fu legato all’ascesa della borghesia. Le classi più agiate le trovavano troppo volgari, mentre per quelle meno abbienti erano troppo costose e di scarsa utilità, per chi non sapeva né leggere, né scrivere.

Una cartolina del 1917.

Già alla fine degli anni ’90 del secolo scorso l’avvento delle email e degli sms fecero piazza pulita del cartaceo. Il mercato del settore è in forte ribasso, anche se resiste una nicchia di appassionati che amano scrivere e antepongono il piacere di spedire/ricevere una cartolina a quello di farlo con WhatsApp. Infatti, ricevere una cartolina, scritta di proprio pugno da qualcuno in quel momento distante, è un modo per accorciare le distanze, un pensiero molto intimo. Gli appassionati di questo modo di comunicare sono molti, tanto che esiste un sito web “Postecrossing”, sorto per chi ama ricevere cartoline, ma non si conoscevano persone con cui scambiarle. Il sito permette di entrare in contatto con altri appassionati del cimelio cartaceo, che amano spedire e ricevere cartoline.

Quasi come una “catena di corrispondenza” all’altezza dei nostri tempi. Il sito, nato nel 2015, ha permesso lo scambio di oltre 57 milioni di cartoline da 213 Paesi ed ha interessato 700mila persone. Sarà anche veloce e istantanea la moderna tecnologia, ma vuoi mettere quando l’attesa di spedire e ricevere una cartolina aveva dei connotati quasi magici ed emozionanti? Mentre, la magia e l’emozione oggi vengono soppresse prima che nascano?

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